Deboli, svantaggiati  -  Redazione P&D  -  19/11/2024

Il diritto alla gentilezza - Giacomo Mason

Ricevo e, col consenso dell’interessato, pubblico
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Chiarissimo Professore buongiorno,
sono quel parkinsoniano (laureato in legge con abitazione forense) che ogni tanto Le scrive, profittando della Sua squisita signorilità, non lesinando sconfinata ammirazione tanto da averLa eletta a “mito giuridico”, sia pure in “coabitazione” col suo (di chi scrive) maestro all’Alma Mater Studiorum, il Prof. Galgano.
Vorrei lanciare una sommessa proposta, che ha il sapore della (ingenua) provocazione: promuoviamo la “nascita” di un nuovo diritto personalissimo, il diritto alla gentilezza o, se si preferisce, alla “umanità” a favore dei malati, segnatamente di quelli più gravi o affetti da più invalidanti patologie- col correlativo “dovere” dei medici curanti, ospedalieri o meno, e di tutto il personale paramedico ad un consequenziale trattamento.
La balzana idea si è affacciata alla mia mente a seguito di un recentissimo accesso al Pronto Soccorso di un ospedale di provincia per un motivo, fra l’altro, di scarsa rilevanza nell’ottica generale del mio stato di salute. Orbene, il trattamento riservatomi dalla dottoressa di turno è stato quanto di più umiliante io abbia subìto nell’arco della mia non brevissima esistenza. La freddezza, il tono di sofferta degnazione, anzi proprio il fastidio da costei palesato per tutta la durata della visita mi hanno fatto sentire un peso per questa società. Ciò che effettivamente sono, per carità, ma dovrei autoeliminarmi per compiacere la predetta sanitaria?
Intendiamoci: se ogni medico- ospedaliero o meno- avesse il “dovere giuridico” di simpatizzare o “empatizzare” con ogni paziente probabilmente finirebbe presto ospite di qualche clinica psichiatrica.
Ma un minimo di gentilezza, nei modi e nei toni, dovrebbe pur riservarla a chi- tutto sommato- gli consente di lavorare e percepire una dignitosissima retribuzione.
La prego di scusarmi per il disturbo arrecatoLe e di gradire i più cordiali e deferenti saluti.
G.M.
“mail pubblicata su Facebook in data 29 maggio 2018 e qui riproposta anche come una sorta di “ rivendicazione” di primogenitura della felice locuzione, oggi entrata nel linguaggio comune ma illo tempore capace di suscitare il consenso di molti, giustamente persuasi della bontà dell’iniziativa (esigere un minimo di rispetto non è un crimen maiestatis né un attentato alla dignità e alla professionalità della classe medica, cui va tributato il nostro grato apprezzamento e la nostra imperitura riconoscenza per i sacrifici profusi nell’espletamento delle proprie mansioni”.




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