L'argomento di cui ci occuperemo oggi deriva da una lettura fatta tanti anni fa di un libro che si intitola “Il bambino è competente” di Jesper Juul. Ricordo che quando avevo “incontrato” questo libro ero rimasta colpita dall'aggettivo competente associato al bambino. E questo non per minimizzare l'infanzia. Per me i bambini hanno da sempre avuto una posizione di privilegio: sono coloro che imparano da noi e, nello stesso tempo, ci insegnano a far tesoro delle piccole cose, dei piccoli gesti, quelli che ci dimostrano che l' amore incondizionato esiste. Grazie a diversi studi specifici sull'argomento, oggi possiamo affermare che i bambini non sono una tabula rasa, ma sono invece portatori di competenze e abilità che tocca a noi adulti assecondare, armonizzare e tutelare. Il rapporto genitori-figli perde così il suo valore gerarchico che gli veniva attribuito in passato per porsi su un piano paritetico, che non significa che non ci debba essere e che non ci sia rispetto ma che questo rispetto dev'essere reciproco. Non vuol dire che non ci siano limiti, i quali rimangono indispensabili per una crescita armonica, equilibrata e sana ma che questi limiti personali e collettivi dell'unità familiare devono essere stabiliti insieme facendo salva l'integrità di ogni membro del ristretto nucleo familiare. La competenza di cui parla Juul è di tipo relazionale e affettivo, fattori in sé molto importanti, ma oggi possiamo aggiungere che il bambino è competente nel senso che dispone già di nozioni, valori e criteri di valutazione che orientano la sua esperienza. Tocca ai genitori osservare e cogliere le opportunità di intervento dialogico, alla base di uno sviluppo armonico. Alla nascita i neonati possiedono già alcune capacità percettive: possono individuare degli oggetti con lo sguardo e prestano attenzione ai suoni prevedendo che anticipino qualcosa da osservare. Già a pochi giorni di vita i neonati sono in grado di seguire visivamente un suono come quello di un campanellino che si muove nello spazio, ciò indica un'integrazione visivo-uditiva e la capacità di collegare movimenti a percezioni sensoriali. Partendo da questi dati, suffragati da ricerche scientifiche di alto livello, siamo arrivati ormai già da diversi anni anche a una didattica per competenze che ha superato la mera trasmissione nozionistica frontale. Chi fa parte del mondo della scuola a vario titolo è a conoscenza dell'esistenza di termini quali competenze chiave, competenze europee. Le competenze chiave sono una combinazione di conoscenze, abilità e attitudini che permettono di adattarsi ai costanti cambiamenti della società . L' obiettivo ultimo della scuola è infatti quello di formare cittadini che siano capaci di stare al mondo.