Cultura, società  -  Redazione P&D  -  17/07/2024

I fidanzati di Ester

Avevo undici anni e, a differenza degli altri miei familiari, non andavo mai a fare il riposino pomeridiano. La mamma verso le due era già nella sua stanza e, per oltre un’ora, non si sarebbe vista in cucina. Così si comportavano anche mio padre e mia sorella.

Ester, che era con noi come domestica fissa da pochi mesi, spreparava sempre in fretta la tavola, dopo un quarto d’ora aveva già lavato i piatti e verso le due, sul piano di marmo ormai libero in cucina, steso il panno di feltro e attaccato il ferro, si metteva a stirare. Io mi rannicchiavo sulla sedia accanto alla finestra, a fianco del tavolo, e cominciavo a fare i compiti di scuola.

Per un po’ ognuno dei due seguitava con le sue cose, silenziosamente, poi quasi sempre qualcosa cambiava.  Ester cominciava a parlare, l’argomento era sempre lo stesso, i suoi fidanzati. Tirava fuori da un borsellino nella sua stanza, lì accanto, dieci piccole fotografie, tipo fototessere, in bianco e nero, faceva posto sul tavolo, le disponeva poi ordinatamente una accanto all’altra. Tutti uomini, fra i venti e i quarant’anni. Diceva che quella sistemazione  l’aiutava a capire. Cominciava poi con un aggiornamento della situazione, qualche volta era un riepilogo, mi spiegava certi particolari, in realtà faceva così soprattutto per se stessa. Perché non c’era argomento che le piacesse di più al mondo.

Ventinove anni Ester, non brutta, era piccola e magra.  Veniva dal trevigiano, parlava mezzo in dialetto, il suo era un pensare ad alta voce. Diceva che si’, io ero giovane, ma intelligente, fidato e soprattutto la capivo bene.

Mi dava del tu, indicando le foto, diceva cose del tipo. ‘’Gianni, te lo ricordi, il commesso di farmacia, mi ha scritto l’altro giorno’’. ‘’Qualcuno sa dell’esistenza degli altri, qualcuno no’’. ‘’Sandro, bello sì, ma si lava poco’’. ‘’Toni, il profumiere, parla bene, credo però ci provi con tante. ‘’Sandro, il bergamasco, mi sposerebbe domani, troppo grasso però’’. ‘’Roberto, già senza capelli’’.

E così avanti, nessuno era perfetto.

io m’inserivo con frasi un po’ a rimorchio: ’’Non mi pare tanto brutto come dici’.  ‘’Non ho capito se il bacio ti era piaciuto’’ ‘’Se lo dici tu,  l’importante è che ti voglia bene‘’.  ‘’Farei attenzione, quel suo lavoro è proprio sicuro?’’. Facevo un po’ il saggio un po’ il romantico, Ester di suo era insicura.

Ero diventato la sua migliore amica, diciamo che lì a casa non aveva di meglio.

Quando sentivamo che la mamma si era alzata e stava arrivando, faceva subito sparire le foto.

Non ho mai tradito i suoi segreti.




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