Deboli, svantaggiati  -  Redazione P&D  -  17/03/2025

Ho deciso: farò l'evasore - Luigina Bima

Storia di fragilità e al contempo storia di coraggiosa rinascita!

Paolo, nato nel 1987, l'ho conosciuto quando è nato. Papà Franco e mamma Rosa avevano una relazione estremamente sfilacciata; non vivevano insieme in una casa autonoma, ma un po' a casa dell'uno e un po' a casa dell'altro. Paolo sembrava non essere di nessuno! In realtà non era stato voluto, era solo “un incidente di percorso” che non avrebbe dovuto arrivare...

Dopo il primo mese di ballottaggio, dopo aver conosciuto da neonato la condizione di “senza fissa dimora”, la nonna paterna ha dato la sua disponibilità a tenerlo in casa con lei e con il suo secondo marito, che non era il padre di Franco.

Paolo si è trovato a vivere in una casa  popolare, tipo “porto di mare”, con un andirivieni spaventoso, perchè Franco con i suoi tre fratelli e una sorella, facevano tutti capo all'abitazione della madre. Nessuno di loro era autonomo lavorativamente ed economicamente, due fratelli avevano già avuto periodi di carcerazione, due erano tossicodipendenti e spacciatori. Erano un clan, giravano sempre almeno in due di loro, armati di coltello che tenevano infilato nei calzini. 

Franco, il papà di Paolo, non era interessato dalla tossicodipendenza, ma dalle donne. E ne trovava sempre qualcuna che cadeva ai suoi piedi. Erano relazioni fugaci, subito soppiantate da “quella che viene dopo”...Paolo intanto cresceva in buona salute; io come assistente sociale, mi sono seriamente impegnata per  aiutare la mamma ad accettare il figlio e quindi a tenerlo con sé, ma è stato tutto inutile!

Poco tempo dopo, il padre di Paolo si sposa con Angela, diversi anni più giovane di lui, e cominciano subito a nascere dei figli, ben cinque; per Paolo però non c'era posto! 

Così Paolo è cresciuto con la nonna paterna, che lo ha amato veramente, pur facendolo vivere in un ambiente caotico, disordinato e che rifletteva violenza e illegalità di ogni genere. Quando aveva quattro anni, in un giorno in cui Paolo era a scuola materna, il “clan” mi ha convocata preso la loro abitazione per riferirmi di ripetute violenze sessuali ad opera di uno zio, fratello del padre, nei confronti del bambino. Questo gesto, cioè la convocazione dell'assistente sociale, significava che tutta la famiglia aveva deciso di espellere quello zio “cattivo”. Ho invitato tutti i membri della famiglia a presentarsi loro direttamente presso la Caserma dei Carabinieri, per riferire quanto avevano detto a me; tutti si rifiutarono, ben sapendo che io, nella veste di pubblico ufficiale, non avrei potuto tacere.

Ho fatto la mia parte e presto è arrivato dal Tribunale per i Minorenni il provvedimento di allontanamento del minore da quella famiglia che non aveva saputo tutelarlo e di inserimento in comunità. Paolo è stato portato in una comunità gestita da Suore in una città vicina. Era un ambiente molto affettivo, una suora in particolare, la direttrice, che tutti chiamavano “Dire” ha assunto un ruolo decisamente materno nei confronti del bambino: un amore profondo e puro, come forse Paolo non aveva mai sperimentato. La nonna lo andava a trovare in comunità e anche lei riceveva accoglienza, gentilezza, affetto dalla “Dire”. 

Il Servizio Sociale intanto si è impegnato nel reperire una famiglia affidataria, per poter far sperimentare  a Paolo la vita di una vera famiglia.

Dopo due anni, a seguito di una fase di conoscenza graduale, il bambino ha potuto far ingresso nella famiglia dove c'erano il papà Gianni, la mamma Rosella e una figlia, Sara di poco più grande di lui. Così è iniziata la prima elementare, con tanta fatica e tanto impegno. Cinque anni intensi, di impegno di Paolo e di Rosella che nel pomeriggio non lo mollava mai; quindi a scuola il rendimento era buono, non fosse stato per qualche marachella... lo chiamavano “u scugnizzo”.  Così anche le medie, finite le quali non accettò di continare ancora per qualche anno, magari con un corso professionale.

Il suo clan lo attirava, lo voleva, perchè poteva essere una carta pulita su cui contare per avviare una qualche attività.

Il padre infatti, a seguito di gravi inadempienze fiscali e contributive, non poteva più aprire ufficialmente nessuna attività con partita IVA, allora quando Paolo ha compiuto 18 anni fu invitato/costretto affettivamente ad avviare una azienda artigianale nel ramo dell'edilizia, facendo praticamente da copertura per il padre.  Paolo era assolutamente inconsapevole di ciò che significava iscriversi agli artigiani, aprire una Partita IVA, versare tasse e contributi, dunque si è iscritto agli artigiani, ha aperto partita IVA, ma non ha mai versato tasse e contributi previdenziali.

Lui personalmente non ha mai lavorato nel settore, lo ha fatto suo padre, svolgendo solo lavori saltuari e quando lo pagavano, si tratteneva lui tutto il denaro.

Nel frattempo anche Paolo, non potendo vivere in casa del padre, con la moglie di lui e i loro figli, ha iniziato una relazione stabile, molto profonda, con Agnese, con la quale presto ha iniziato a convivere.

Agnese, che faceva l'OSS presso una RSA cittadina, ha coinvolto anche Paolo in questo lavoro, facendogli scoprire di avere una particolare attitudine verso questa professione. Ma come fare per raggiungere l'attestato? Come fare per conseguire la patente di guida?

E' stato determinante in tutto il suo percorso l'accompagnamento costante, affettuoso di Gianni, ex papà affidatario, che, insieme a Rosella, non lo hanno mai mollato. Lo hanno seguito, consigliato, incoraggiato, anche sostenuto economicamente in situazioni contingenti.

Paolo e Agnese, con i tre figli che intanto erano venuti al mondo, sovente sono invitati da Gianni e Rosella: una pizza tutti insieme in casa e intanto discussione, confronto, consiglio....

Intanto cominciano ad arrivare cartelle esattoriali con tanto di multa per IVA  e altre incombenze di legge, tutte inevase. Gianni lo accompagna a fare le pratiche per chiusura partita IVA, ma sono passati diversi anni e le cartelle si accumulano. Intanto vige il principio, che Paolo ha ereditato dalla sua famiglia, che le raccomandate, tanto più quelle verdi, non si devono ritirare mai, perchè portano sempre guai. In pratica è successo questo: Paolo e Agnese cambiano casa sovente, sempre in città, alla ricerca di affitto più basso. Non spostano mai la residenza anagrafica, su richiesta ricorrente dei vari proprietari di casa, disposti ad abbassare il canone, purchè fosse “in nero”;  non si intestano mai una buca delle lettere....per cui la notifica dell'avvenuta consegna delle cartelle nella maggior parte dei casi non avviene direttamente a mano degli interessati, ma mediante affissione all'albo pretorio del Comune, che ovviamente Paolo non va mai a consultare.

Paolo intanto è diventato OSS e lavora alacremente con tutte le sue forze; lo fa come libera professione, così può fare più ore e guadagnare di più. Agnese ha dovuto smettere il lavoro di OSS per problemi di salute,  conseguenti ad alcune complicazioni dell'ultima gravidanza. Hanno acquistato un modesto alloggio intestandolo a tutti e due, facendo un finanziamento con la banca. Anche i mobili di casa e l'auto, tutti acquistati con finanziamenti. E Paolo è l'unico a lavorare e fatica terribilmente a far fronte a tutto. Non vuole assolutamente negare nulla ai suoi bambini: scuola, sport, abbigliamento adeguato...

Arriva l'avviso dall'Agenzia delle Entrate; da pagare sono 105.000 € . Panico totale, ricerca soluzioni “facili”...sentiti vari personaggi....ricorso alla  Corte di Giustizia Tributaria di primo grado per impugnare l'avviso di intimazione relativo a cartelle per un totale di oltre 105.000 €. 

Dopo qualche mese, il processo e la sentenza: la Corte respinge il ricorso.

Paolo e Agnese sono disperati: che ne sarà della loro casa, del futuro dei loro figli, del loro lavoro... come lavorare e quindi guadagnare di più?

Ancora tanta ansia, senso di colpa, paura del futuro, più nessuna certezza...

Che succederà?

Allora la decisione convinta di Paolo: FARO'  L'EVASORE! 

Ora è in attesa che dall'Agenzia delle Entrate o dall'Agenzia della Riscossione delle entrate qualcuno lo cerchi per dirgli come e quando deve pagare, in ogni caso Paolo farà l'evasore!....

Il suo lavoro costituisce l'unica entrata della famiglia: 3 figli di cui il più grande ha 13 anni e il più piccolo 5, una compagna casalinga con problemi di salute, un mutuo per l'acquisto dell'appartamento, un finanziamento per l'acquisto dell'auto e per l'acquisto dei mobili.

Cosa può chiedergli lo Stato? 

Sicuramente è stato ingenuo perchè non si è reso conto di essere stato usato da  suo padre e dalla sua stessa famiglia e anche perchè non è andato a fondo per capire che un'azienda pur piccola, comporta una serie di adempimenti burocratici che sono indispensabili.

Ma era giovane, ingenuo, inesperto....

Allora, forse ha proprio ragione a dire che “farà l'evasore”!?

Se accanto a lui ci fosse stato ufficialmente la figura di un “angelo custode”?

L'organizzazione burocratica della nostra società è troppo, sempre più complicata per chi deve avere in mente di rimanere a galla, a denti stretti, comunque, lui e la sua famiglia.....




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