Famiglia, relazioni affettive  -  Redazione P&D  -  12/05/2023

Genitori separati, sorelle si rifiutano di vedere il padre e il giudice le toglie la mamma

Lo ha deciso il tribunale in merito a due adolescenti che dopo la separazione non volevano incontrare il papà. Secondo la consulente tecnica “la donna era malevola e ostativa”

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Sono state sedute per otto ore a gambe incrociate nel cortile dell’Asl dove hanno sede i servizi sociali, come piccole Gandhi, senza spostarsi nemmeno quando si è messo a piovere, cercando di resistere alla decisione del tribunale di Pisa che in via cautelare ha stabilito l’allontanamento dalla mamma di due sorelle di 12 e 16 anni e il loro trasferimento da Torino in una comunità in Toscana.

Una decisione che ha lasciato interdetti insegnanti e amici, ma anche operatori e servizi sociali, che in una relazione avevano espresso «perplessità e preoccupazione in merito all’allontanamento delle ragazze per l’inserimento in comunità, ritenendo che in queste circostanze possa risultare oltre che dannoso, anche inefficace». E questo «pur condividendo le valutazioni in merito alle criticità della situazione e all’importanza della bigenitorialità».

Questo infatti è il tema al centro della vicenda. Nessun sospetto di abusi, violenze o maltrattamenti: solo l’ostinata scelta delle figlie di non incontrare più il padre da cui la mamma si è separata. Una presa di posizione così risoluta da finire in tribunale. Il giudice pisano ha avvalorato l’impostazione della consulente tecnica chiamata a valutare il caso e che ha definito la madre «malevola» e «ostativa» al rapporto delle ragazze con il padre. Secondo la consulente la madre ha «demonizzato agli occhi delle figlie ogni riferimento al paterno» e «ha assunto un ruolo ostruzionistico nel mantenimento dei rapporti con la loro figura paterna».

Dunque il tribunale ha stabilito per loro la comunità, «non a Torino ma in Toscana, affliggendo ulteriormente le ragazze, che qui frequentano la scuola, vanno agli scout, sono pienamente inserite e hanno una rete di amicizie solida», dice l’avvocata Sara Negri, che assiste la madre. «Le ragazze erano consapevoli della disposizione del giudice — continua la legale — ne avevano anche parlato in classe e la madre ha ricevuto attestati di solidarietà da tutti. E anche nello strazio della separazione, continuava a ripetere loro che le persone per bene si attengono ai provvedimenti della magistratura e che avrebbero fatto tutto il possibile per vie legali per far revocare quella decisione».

Una forza che ha mostrato fino a quando non si è sentita male ed è stata portata in ospedale da un’ambulanza. Tra pochi giorni ci sarà l’udienza di convalida, poi eventualmente l’appello davanti alla Corte d’assise di Firenze. E si sta valutando anche un ricorso alla Cedu, la Corte europea dei diritti dell’uomo. Del caso si stanno occupando anche l’assessora regionale Chiara Caucino e la garante per l’infanzia Ylenia Serra. «Ho ricevuto plurime segnalazioni su questa delicata vicenda e sto svolgendo l’istruttoria prevista – spiega Serra –. Non posso entrare nel merito del procedimento giudiziario, ma ho scritto agli enti competenti per chiedere informazioni». «Mi domando come si sia arrivati a tanto – incalza Caucino –. Tutti gli operatori che hanno eseguito l’allontanamento si sono comportati in modo egregio ma non posso che rilevare che ancora una volta non è stata ascoltata la volontà dei minori».

 

Oltre a disporre la comunità per le ragazze, il giudice ha anche condannato la madre a risarcirle di duemila euro ciascuna per non aver accettato di partecipare ad un percorso di coordinamento genitoriale. «Purtroppo la signora ha mantenuto le precedenti posizioni, visibilmente sofferente e arrabbiata», hanno sottolineato i servizi sociali.

 

All’origine di tutto c’è il divorzio della mamma delle ragazze dal loro padre. Dopo una separazione consensuale, la donna ha lasciato la Toscana, dove aveva conosciuto il marito e dove erano nate le figlie, per trasferirsi a Torino. Qui aveva ricominciato una nuova vita, con un nuovo compagno da cui ha avuto un bimb. I rapporti con il padre delle ragazze nel tempo si sono sgretolati e le ragazze hanno iniziato entrambe a rifiutare gli incontri con lui.

 

La consulente del tribunale lo spiega così: «L’avvio del percorso psicologico delle minori e dell’educativa territoriale non pare avere sortito alcun effetto: pare invece che entrambe le sorelle si alleino anche tra loro nell’assunzione di posizioni di chiusura e di irrigidimento rispetto al rapporto con il proprio padre, che le stesse hanno sostituito, nella loro mente, con il compagno della propria madre. Ai loro occhi infatti vi è una assoluta idealizzazione dell’universo materno». «È una valutazione basata su tre incontri di soli 20 minuti, l’ultimo nel gennaio 2022 — conclude la legale — mentre i servizi sociali erano di altro avviso»

 

 




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