Pensiamo alle questioni della salute: dare un consenso informato, scegliere se andare o meno in casa di riposo… sono scelte difficili.
Oltretutto le cose sono semplici quando il beneficiario è d'accordo con quello che fai come amministratore, ma solitamente questo non accade: soprattutto nei casi di dipendenze, la persona è oppositiva, si creano attriti e conflitti. In generale l'amministratore di sostegno deve in qualche modo assicurarsi che quella persona rispetti anche i diritti degli altri, oltre che impedire che il beneficiario venga spolpato da qualche sciacallo.
Oppure si pensi a una persona tossicodipendente o con problemi di gioco patologico: quel che l’amministratore deve fare per adempiere al suo incarico protettivo sarà spesso ciò che il mandante non vuole più, o viceversa.
Quindi pur tenendo salda la disposizione di non comprimere la volontà della persona, l’amministratore di sostegno deve anche dire dei “no”: tutti fanno finta che questo problema non esista, ma c’è.
Trovare il punto di equilibrio è delicato.
La Convezione Onu del 2006 talora “dimentica” questo aspetto, in modo un po’ antipsichiatrico.