BUSSANI - Tu, oltre ad essere uno dei non molti uomini che a queste latitudini hanno i capelli rossi, alle stesse latitudini sei uno dei pochi grandi specialisti di responsabilità civile. I capelli (e le latitudini) non li hai scelti. La responsabilità civile sì. Perché hai iniziato a studiarla? I manuali di privato allora come oggi trattano la responsabilità civile come un’appendice, mal tollerata rispetto alle grandi narrazioni su contratto e proprietà. Il tuo Maestro non aveva mai profuso attenzioni esagerate alla materia. A cosa si deve allora la scelta, alle colpe di chi maltrattava e maltratta Venezia, al richiamo di ingiustizie inflitte o subite nell’infanzia? A che cosa?
\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\
CENDON - Parafrasando il linguaggio di altri campi, si potrebbe dire che la responsabilità civile è una materia ‘’fragile’’. Nel contratto ci sono due individui i quali, bene o male, si mettono d’accordo per sistemare i loro affari. Con la proprietà c’è un soggetto forte che comanda lui, in teoria, che non deve chiedere mai. Con la responsabilità civile manca invece un presupposto del genere; i due contendenti neanche si conoscono bene, cosa debba succedere non si sa bene in anticipo, il bisogno di un diritto che funzioni è grande.
C’è poi il fatto che la casistica extracontrattuale è fin troppo vasta, sempre più variegata, multiforme; il legislatore deve quindi ricorrere a una clausola generale, come risposta di gestione, la quale però è una specie di niente, sia pur nobile e affascinante: occorrerà un bravo giurista in grado di far danzare gli ingranaggi.
Infine la rivoluzione del danno non patrimoniale. I vecchi discorsi anni ’60 sull’ingiustizia, sulla causalità, sul rischio, sono un po’ appassiti oggigiorno, occupano la scena meno di un tempo. Ormai è il danno alla persona il grande protagonista dell’illecito, specie quello dell’art. 2059, che sposta oltre tutto non pochi miliardi. Quelli cui esso guarda sono però elementi – il dolore e l’esistenza, lo stesso corpo, la mente poi - alquanto liquidi, misteriosi; a raccontarli ci vorrà quindi un veneziano, capace di difendere le vittime: magari contro gli assicuratori, i quali sono spesso potenti e sanno prendersi tanti fra gli avvocati migliori.