Il 12 febbraio di un po' di tempo fa nasceva Darwin, il padre del concetto di evoluzione (e di molto altro, anche sulle piante, che varrebbe la pena di conoscere); dell'evoluzione abbiamo parlato con Lucilla Giagnoni nello spettacolo Ecce Homo, ma confesso che l'idea di questo cammino dell'uomo, della specie io non lo sentivo, o meglio mi pareva una costrizione intollerabile. Ma così in astratto.
L'11 febbraio, il giorno prima del compleanno di Darwin, senza affatto sapere che l'11 era appunto il giorno prima, passeggiando a tarda sera, ho avuto per la prima volta la esatta sensazione di essere specie. Devo aggiungere che ho avuto anche il senso di costrizione.
Lucilla Giagnoni, più costruttivamente di me, lo chiamerebbe forse "responsabilità".
Ecco la mia riflessione.
La specie
Li ho visti, in folla, uno a uno:
uno per tutti, i miliardi di volti
di uomini e donne. Appaiono dal buio,
fuori dal tempo, chiusi sulle loro
certezze. Inarrivabili,
ma uguali a me. Ho rallentato il passo:
mi sono sentita come s'io fossi
in ognuno di loro
e una goccia di tutti fosse in me.
Eccolo infine il peso della specie,
il peso di non essere individuo,
la gravezza di essere dentro tutti
e fuori di ciascuno.