Sei cani venivano sottoposti a sequestro preventivo, perché detenuti in condizioni di degrado, legati a catene della lunghezza massima di due metri, in spazi ristretti senza adeguato riparo dal freddo e dal caldo, e denutriti.
Avverso il sequestro ha proposto ricorso per cassazione l’indagato, lamentando che i magistrati si erano limitati agli atti compiuti dalla polizia giudiziaria che fotografavano una situazione di vetustà e fatiscenza dei ricoveri ma mancava la documentazione fotografica, la misurazione dei ricoveri e valutazioni medico-veterinarie.
Ma la Corte rigetta il ricorso, precisando che il tribunale del riesame (che è il tribunale delle misure cautelari) è chiamato a valutare i presupposti legittimanti l’adozione della misura e, nel caso in esame, ha fatto correttamente e legittimamente riferimento, quanto al fumus commissi delicti, alle risultanze investigative della polizia giudiziaria.
Avv. Annalisa Gasparre – www.avvocatoannalisagasparre.it
Per approfondimenti, volendo, Gasparre, Diritti degli animali, Key editore.
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