IL PARROCO TRANSENNA SANT’ANTONIO
Monsignor Rosa decide di sbarrare alla sera l’ingresso della chiesa: «Questo è un luogo sacro»
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TRIESTE Bottiglie rotte, pezzi di vetro, lattine, sporcizia di vario tipo, pozze di vino e di birra. Persino vomito ed escrementi: sul pavimento, agli angoli e suoi muri. «A un certo punto ho detto basta, così non si poteva più andare avanti», confida il parroco di Sant’Antonio Taumaturgo, monsignor Roberto Rosa, per spiegare la decisione di transennare, di sera, il pronao della chiesa.
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«Ogni mattina, sotto il portico, trovavo un disastro, praticamente i resti delle serate e delle nottate balorde di gruppi di ragazzi, “muleria” insomma, e di varia gente», afferma don Roberto. «Il sacrestano era costretto a pulire ogni santo giorno, anche il vomito, per non parlare del resto...».
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A Sant’Antonio, una delle chiese più importanti e centrali della città, sono ritornate le transenne, dunque. Già, un ritorno, perché anche il parroco precedente, il canonico Fortunato Giursi, anni fa (era maggio del 2017), aveva adottato la stessa soluzione. Anzi, il sacerdote, all’epoca, aveva chiuso l’intero pronao, sebbene per motivi diversi: l’accesso, secondo il prete, quella volta veniva ostacolato dalle bancarelle dei mercatini mangerecci allestiti nella piazza, piena di tavoli e panche come una sorta di sagra. Gli odori di salsicce e fritto invadevano le navate. Per non parlare di chi gettava per terra, in prossimità dei gradini, cartacce unte e bicchieri. In precedenza, anni prima, il pronao era stato interdetto anche per impedire bivacchi di mendicanti e senza tetto. Non erano mancate le polemiche.
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Nelle scorse settimane, invece, l’attuale parroco si è ritrovato a gestire non tanto la presenza di persone, quanto lo sporco che lasciavano. Di qui la scelta di rimettere le barriere, sebbene limitate al solo ingresso e non all’intero pronao.
La situazione aveva raggiunto il culmine poco tempo fa, quando monsignor Rosa e il sacrestano avevano notato che il portone della chiesa era stato bruciacchiato con i mozziconi. «La gente spegneva le sigarette... ci rendiamo conto?», ripercorre, indignato, il sacerdote.
Non solo. Ai cocci di bottiglia, alle bruciature di cicca, al vomito e alle deiezioni, si erano aggiunte le risse. Le telecamere installate in prossimità dell’entrata della chiesa non erano servite a fare da deterrente. Il parroco aveva allertato la Polizia locale, chiedendo una presenza più costante delle pattuglie.
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Ora le transenne vengono sistemate attorno alle sette e mezza, dopo l’ultima messa serale, quella delle sei, e vengono tolte il giorno dopo, alle sette, quando si apre la chiesa. «Questo – avverte monsignor Rosa – non deve essere interpretato come una “chiusura” della chiesa nei confronti dell’esterno, in particolare dei giovani. Tutt’altro: è un modo per tenere pulito, custodire il decoro e il senso del sacro».
D’altronde Sant’Antonio Taumaturgo, oltre ovviamente all’intrinseco significato spirituale caro alle persone credenti, è una costruzione di grande valore architettonico e, nel contempo, rappresenta una testimonianza dell’evoluzione del Borgo Teresiano: già nel 1771 era stata aperta al culto una chiesa, proprio per far fronte alle esigenze religiose della popolazione di una città in espansione, poi demolita nel 1828 perché insufficiente alle necessità. La costruzione del nuovo edificio sacro, popolarmente chiamato “Sant’Antonio Nuovo”, era cominciata nel 1828 su progetto di Pietro Nobile; consacrato il 14 ottobre del 1849 dal vescovo Bartolomeo Legat, oggi rappresenta a tutti gli effetti un importante monumento di architettura neoclassica che fa da richiamo al crescente turismo cittadino. «Il decoro e la sacralità del luogo vanno spettati – ribadisce monsignor Rosa – non è accettabile che ci siano persone che si comportano così, che sporcano, rompono bottiglie e che facciano i bisogni sporcando il pavimento e i muri sotto il portico. Nel periodo dei mercatini di Natale, in particolare, era qualcosa di impressionante». L’unico modo per proteggere l’ingresso della chiesa, di sera e di notte, non poteva quindi essere altro che utilizzare le transenne. «Grazie a questo accorgimento – conclude il sacerdote – il problema adesso è risolto».