Amministrazione di sostegno  -  Redazione P&D  -  20/11/2022

Amministrazione di sostegno, una testimonianza - Laura Provenzali

coordinatrice DM per la Liguria

Non ho una vita "social" e, del resto, penso che nemmeno sarei capace di gestirla.

Ciò non significa sottrarsi al dialogo, al confronto e alla critica costruttiva nei confronti di chi, per varie ragioni, non condivide  il nostro modo di pensare.

Non credo sia in discussione l'amministrazione di sostegno in sé,  quanto piuttosto l'obiezione è che vi sono situazioni in cui la legge è male applicata, mal gestita.

In particolare, quando il ruolo di AdS è affidato a soggetto esterno al nucleo familiare, il che, per espressa indicazione normativa, si pone come eccezione rispetto alla regola che indica nella famiglia l'alveo naturale in cui andrà individuato il sostegno stesso.

E' un principio sacrosanto e ci mancherebbe altro, mi pare che sia infatti il criterio maggiormente seguito nei nostri tribunali, vero è che la gran parte degli AdS sono familiari dell'interessato.

Altrettanto condivisibile mi pare il rilievo che, in presenza di storture, vada posto rimedio e, anche in questo caso, la legge prevede gli strumenti da utilizzare.

Vorrei però sottolineare che vi sono situazioni in cui ricorrere "al terzo" diventa utile ed opportuno.

Nel mio "cestino dei ricordi" ho recuperato quanto  scrissi anni fa, in occasione della raccomandazione dell'ONU che tanto fece discutere.

Lo ripropongo oggi perché credo  possa contribuire ad una riflessione, ragionata e detesa, sui temi in discussione.

E' basato su una storia vera e, se avrà altri Lettori oltre a Te, mi farebbe piacere un atto di riguardo verso la nostra protagonista.

 

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Leggo su questa Rivista che il Comitato Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità ha raccomandato all’Italia di abrogare tutte le leggi che permettono la sostituzione nella presa di decisioni da parte dei tutori legali , ivi inclusa l’Amministrazione di Sostegno.

(www.personaedanno.it/index.php?option=com_content&view=article&id=50115&catid=235&Itemid=487&contentid=0&mese=09&anno=2016)

 

Ivi inclusa – mi ripeto – l’Amministrazione di Sostegno.

Nel suo commento il Prof. Cendon (cfr Equivoco Onu su cosa va abrogato in Italia : non certo l’AdS! www.personaedanno.it/index.php?option=com_content&view=article&id=50116&catid=235&Itemid=487&contentid=0&mese=09&anno=2016 ) fa riferimento alla necessità che l’AdS possa essere applicata anche ai disabili fisici altrimenti soli e senza possibili riferimenti fiduciari ossia quando occorre scongiurare un destino certo di ulteriore vulnerabilità ed abbandono.

Così non fosse stato e non fosse, oggi non ci sarebbe l’eredità di Edda (il nome è di fantasia ma la storia vera).

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Edda aveva da tempo superato l’ottantina, donna semplice che amava rivendicare le sue origini contadine, era vedova e viveva con il suo unico figlio, chiamiamolo Gigi, seguito dai servizi di salute mentale fin dai tempi in cui la scuola aveva convocato i genitori dichiarandosi impotente di fronte alle “stranezze” del ragazzo, a quelle incontenibili crisi d’ira, a quel vagabondare inquieto per i corridoi pensando sempre che qualcuno ce l’avesse con lui .

Edda, negli anni, aveva retto tutto, in accordo col marito aveva gestito con riservatezza gli equilibri più difficili, tutto fino al giorno in cui , oramai sola, il medico le aveva parlato del Parkinson.

Non era tipo da arrendersi facilmente, Edda, così si era informata , era perfino andata in tribunale e lì aveva trovato conferma che un angelo custode poteva essere attivato anche per lei .

La malattia avanzava inesorabile e poco per volta se la mangiava conservandole tuttavia intatta la lucidità del pensiero .

Edda era tranquilla, sapeva di avere al fianco qualcuno che la aiutava nella parte più impervia del cammino .

È stata lei a decidere come organizzare la vita domestica ora che era malata, lei a convincere Gigi ad accogliere la nuova figura accanto alla mamma, lei a vincere progressivamente la diffidenza del figlio fino a fargli accettare un suo proprio sostegno per quando sarebbe rimasto solo.

Quando le forze sono arrivate agli sgoccioli Edda ha voluto essere inserita in struttura, convinta che per Gigi sarebbe stato meno pesante diluire il distacco poco per volta. Naturalmente aveva ragione e lo sapeva.

Il nostro ultimo incontro è stato un paio di giorni prima del capolinea, giunto nel sonno e senza trambusto, e la sua eredità, immensa, è il ricordo che ho di lei, serena, dignitosa, consapevole e fiera della sua dignità.

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Quella intuizione felice e contenuta nella legge, di accogliere a tutto tondo la fragilità, io la ringrazio, anche a nome di Edda , con buona pace – e tutto il rispetto – per chi, fraintendendo, raccomanda diversamente .

 




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