Amministrazione di sostegno  -  Redazione P&D  -  08/06/2024

Amministrazione di sostegno e modelli innovativi per una Giustizia più accessibile - Monica Menini

1. Brevi premesse sull’Amministrazione di Sostegno 2. La complessità procedimentale della misura di protezione 3. Modelli territoriali per una giustizia più accessibile e un efficace lavoro di rete

  1. Brevi premesse sull’Amministrazione di Sostegno

Quest’anno, come noto, ricorre un importante anniversario per la Legge che ha istituito l’Amministrazione di Sostegno (AdS).  

Una legge che ha apertis verbis “la finalità di tutelare, con la minore limitazione possibile della capacità di agire, le persone prive in tutto o in parte di autonomia nell'espletamento delle funzioni della vita quotidiana, mediante interventi di sostegno temporaneo o permanente” (art. 1 L 6/2004). 

In molti hanno raccontato della portata innovativa, trasformatrice, della Legge e per ricordarlo basterà qui richiamare alcune locuzioni utilizzate “uno spartiacque” (2004, Calò E., Amministrazione di sostegno Legge 9 gennaio 2004, n. 6) “una rivoluzione copernicana” (2014, Farolfi A., Amministrazione di sostegno) “straordinario rilievo etico-sociale” (2004, Vocaturo S., L’amministrazione di sostegno: dignità` dell’uomo al di la` dell’handicap) “un’evoluzione politica e sociale” (2006, Baccarani, L'amministratore di sostegno) “una vera e propria rivoluzione istituzionale” (2012, Buffone G. Volontaria giurisdizione: tutela dei soggetti deboli).  Tali espressioni sono dovute al cambio di approccio che porta con sé la nuova misura di protezione dell’amministrazione di sostegno, destinata a confinare sempre più la portata applicativa delle residuali misure dell’inabilitazione e dell’interdizione, sebbene siano queste ultime ancora oggi vigenti.

Una nuova prospettiva che mette al centro la persona, che conserva la capacità di agire per tutti gli atti che non richiedono un supporto (art. 3 L. 6/2004, art. 409 c.c.), e accanto a questa un amministratore di sostegno, un nuovo ruolo, che nello svolgimento dei suoi compiti deve tener conto dei bisogni e delle aspirazioni del beneficiario (art. 3 L. 6/2004, art.410 cc).

In forza di questa Legge, il Codice civile contempla la possibilità di attivare un procedimento di volontaria giurisdizione per la nomina di un amministratore di sostegno che possa assistere la persona che, a causa di infermità o menomazioni, non riesce a provvedere ai propri interessi.

Il Giudice Tutelare, ove ne ricorrano i presupposti, viene chiamato a emettere un decreto motivato e immediatamente esecutivo, che rappresenta per usare un bisticcio “la misura della misura”. Infatti, nel decreto deve essere indicato, fra l’altro, l'oggetto dell'incarico e degli atti che l'amministratore di sostegno ha il potere di compiere in nome e per conto della persona beneficiaria della misura e gli atti che il beneficiario può compiere solo con l'assistenza dell'amministratore di sostegno.

Una volta aperto il procedimento di amministrazione di sostegno questo potrebbe durare anche tutta la vita del beneficiario, passando attraverso istanze di autorizzazione al compimento di atti non disciplinati dal decreto di nomina, nonché ad una eventuale rimodulazione del decreto da parte del Giudice Tutelare, tali da adattare i poteri dell’amministratore alle esigenze attuali.

  1. La complessità procedimentale della misura di protezione 

Le sfide sono pertanto in prima battuta di ordine processuale, più precisamente di ordine procedimentale. 

L’esistenza di un procedimento di AdS comporta, infatti, la supervisione del Giudice Tutelare sull’operato dell’amministratore di sostegno. Il Giudice riceve periodici rendiconti dall'amministratore di sostegno sull'attività svolta e sulle condizioni di vita personale e sociale del beneficiario e deve essere informato tempestivamente dall'amministratore di sostegno su ogni atto da compiere in caso di dissenso con il beneficiario (Art. 405, 410, 411).

Una costante interlocuzione e interazione che prevede il coinvolgimento del Tribunale in moltissime attività. Un ingresso significativo della giustizia nella vita delle persone, con il numero di procedimenti aperti che continua a crescere, attualmente stimato tra i 350.000 e i 400.000 casi. 

Tale aumento pone il sistema giudiziario sotto pressione, rendendo necessaria l'adozione di modelli innovativi per gestire adeguatamente questo carico.

Non va dimenticato che l’amministrazione di sostegno porta con sé l’aspirazione di realizzare un progetto di vita, non solo patrimoniale, ma di cura, esistenziale, della persona fragile, garantendo supporto nelle decisioni quotidiane e nei compiti di gestione. Gli adempimenti connessi al procedimento non devono, dunque, andare a detrimento delle finalità sostanziali della misura.

Da un lato la misura di protezione ha dimostrato di coprire una reale necessità, da cui il suo successo, dall’altro il mutato contesto sociale della popolazione europea unito al suo “invecchiamento” (Istat: La quota degli ultraottantenni è quasi raddoppiata tra il 2001 e il 2020, https://www.istat.it/demografiadelleuropa/bloc-1c.html ) ha condotto ad un costante aumento del numero di ricorsi all’AdS, enfatizzandone la complessità applicativa in termini di pieno raggiungimento dei suoi ambiziosi obiettivi.

  1. Modelli territoriali per una giustizia più accessibile e un efficace lavoro di rete

In questo contesto è opportuno evidenziare l’esistenza di virtuose esperienze territoriali, in particolare, sono in aumento i modelli di supporto territoriale che prevedono Uffici/Sportelli dedicati alle misure di protezione.

Senza alcuna ambizione di esaustività, è possibile osservare come alcuni nascono in forza di leggi regionali, come gli Uffici Welfare - Pubblica Tutela, presso le Province, le città metropolitane (un esempio https://www.tribunale.torino.giustizia.it/it/Content/Index/43955) o presso le Aziende Socio Sanitarie, mentre altri per impulso del Terzo settore, come gli Sportelli per l’Amministrazione di sostegno, e altri ancora per impulso degli Ordini professionali. 

Più recente è il modello sperimentale degli Uffici di prossimità, sviluppato nell’ambito di un Progetto del Ministero della Giustizia in collaborazione con gli enti locali e territoriali e gli uffici giudiziari.

Tutti questi Uffici/Sportelli hanno in comune, fra le diverse, una finalità: quella di agevolare la tutela processuale dei diritti delle persone vulnerabili.

Il raccordo efficace con l’Ufficio giudiziario è, infatti, centrale nell’applicazione della misura. Ove la collocazione di tale Ufficio riesce ad essere a livello di Ente locale, questa può rispondere efficacemente a diversi principi. Possiamo richiamare l’art. 3 della Costituzione, essendo la repubblica chiamata a rimuovere gli ostacoli che impediscono lo sviluppo della persona umana, ma anche l’art. 13 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, promuovendo un accesso equo alla giustizia attraverso accomodamenti procedurali adeguati. 

La collocazione rileva altresì per un profilo ancor più importante nell’ottica di superamento delle sfide che porta con sé l'applicazione della misura, e cioè l’attivazione della rete di tutela sotto tutti i profili: sociale, sanitario e giudiziario. 

L’Ufficio Sportello Territoriale per la Fragilità e l’Amministrazione di Sostegno potrebbe costituire il riferimento per il beneficiario e per l’amministratore di sostegno, supportando l’attivazione dei canali della rete e in particolare dei correlati servizi pubblici, sociali, giudiziari e sanitari in base alle necessità, dando altresì un orientamento circa i servizi anche privati presenti sul territorio, fungendo così da “hub operativo”, consentendo di raggiungere più efficacemente la finalità di tutela della misura dell’AdS e agevolando la realizzazione del proprio progetto di vita.


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