-  Redazione P&D  -  25/04/2017

Allipotetico lettore (1992) di Margherita Guidacci - Maria Beatrice Maranò

L"almanacco odierno celebra la nascita di Margherita Guidacci avvenuta a  Firenze il 25 aprile 1921.

Laureata in letteratura italiana all"Università di Firenze, con una tesi su Giuseppe Ungaretti, si specializzò poi in letteratura inglese ed americana. Personalmente l"ho conosciuta con la traduzione delle lettere e delle poesie di Emily Dickinson. Così traduceva  in una lettera della Dickinson  "Dipingerei un quadro capace di commuovere fino alle lacrime, se avessi la tela adatta, e la scena sarebbe la solitudine, e le figure solitudine, e in ogni luce, ogni ombra una solitudine. Potrei empire una sala di paesaggi così pieni di solitudine". Nel 1945 divenne insegnante, prima liceale e successivamente docente universitaria. La poesia è il diario di un"anima, documento di un percorso spirituale."Avevo conosciuto prima lo sfiorire che il fiorire" – scrive di sé Margherita Guidacci –, "avevo veduto prima come si muore che come si vive, e nella vita ero entrata, per così dire, a ritroso, senza poter staccare lo sguardo dal termine che ci attende sulla terra, il disfacimento della carne". Con queste parole  la scrittrice trentasettenne introduce, in un articolo per il quotidiano "Il popolo", l"incontro con Clemente Rebora, intitolato,  "La morte come vita" Nella poesia del secondo Novecento la Guidacci ha senz"altro costituito una presenza di rilievo: appartata,  solitaria per scelta, lontana dalle cronache e dalle mode, ma proprio attraverso queste forme di solitudine – scambiate, spesso, per superbia – originale e storicamente grandiosa. Margherita Guidacci come la Dickinson  conobbe la solitudine, finanche come incapacità a restituirne in parole e poetici oggetti d"arte la sua tragica morsa; ma ha conosciuto soprattutto come Emily  una solitudine generatrice di poesia. Poi, all"improvviso e trascinando nella risalita la poesia stessa, la solitudine era stata annullata da un miracolo d"amore, e il contatto aveva subito prodotto parole, diventate poesia, come avviene ( stando a Platone), ogni volta che  l"essere umano viene toccato da Amore.

Ho messo la mia anima fra le tue mani.
Curvale a nido. Essa non vuole altro
che riposare in te.
Ma schiudile se un giorno
la sentirai fuggire. Fa" che siano
allora come foglie e come vento
assecondando il suo volo.
E sappi che l"affetto nell"addio
non è inferiore che nell"incontro. Rimane
uguale e sarà eterno. Ma diverse
sono talvolta le vie da percorrere
in obbedienza al destino.(Margherita Guidacci)...All" ipotetico lettore ( 1992)




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