Luci e ombre per Ina, con la visita dei figli di M.; verso fine settembre.
Non vedevano il padre da prima dell’estate. Il campanello un pomeriggio; non li conosceva l’ex-allieva, dal professore fin lì soltanto accenni.
Con la figlia si era trovata bene. Lidia si chiamava, anche lei sui trent’anni. Assomigliava al padre: bruna, media statura, occhi scuri; zigomi un po’ accentuati, sorriso aperto. Verso Ina parole cordiali: “Sono contenta che papà abbia una collaboratrice; vuol far sempre da solo, un aiuto gli serve invece”. Le aveva chiesto di lei, di dov’era; gentile, partecipe. “Insegno a Como quest’anno, - aveva detto di sé, - ho due bambini”. Aveva l’aria di non scrutarla, Ina si sentiva a proprio agio.
Tutto il contrario il figlio. Enrico di nome, tre anni più della sorella; nessuna somiglianza fisica. Sul biondo scuro lui, occhi chiari, doveva aver preso dalla madre. Anche come carattere l’opposto di Lidia: introverso, di poche parole, bisbigliava più che parlare.
Alla presentazione in ingresso aveva stretto la mano a Ina, rapidamente; appena un gesto del capo. Fra sé e sé commenti secchi. “Nuova questa postazione, in anticamera, che scopo avrebbe?”. Ina aveva risposto che serviva “per i pacchi, la posta, quale punto di accoglienza”; Enrico si era accigliato, come trovasse la cosa senza senso.
Nel passare davanti al salotto, vedendo dei tulipani sul tavolo, aveva assunto un’espressione perplessa: “Ah bene, anche i fiori”; Ina non aveva negato di averli comprati lei, la smorfia di lui si era ancor più accentuata.
Per un’ora erano rimasti chiusi in studio, M. e i figli; usciti fuori poi, andavano a cena tutti insieme. Ina nella sua stanza in corridoio. Lidia un saluto caloroso, “Arrivederci, buon lavoro”, lei si era affacciata, aveva ricambiato sorridendo, “A presto, grazie”. Enrico un cenno rapido, col mento, senza quasi guardarla.
Due cose - mentre il gruppo familiare scendeva - aveva compreso Ina: in avvenire non sarebbero mancati conflitti con quel figlio scontroso; e lei non avrebbe fatto a meno, in un modo o nell’altro, di resistere agli attacchi.