Un buon decreto di apertura di amministrazione di sostegno assegna all'ads il compito di stare accanto all'interessato nel momento in cui si prospetta una scelta in campo sanitario, non certo di sostituirsi a lui o, peggio che mai, ignorare il suo volere.
Tradotto sta a significare che, per le questioni più importanti (mi opero oppure no? accetto oppure no il tal protocollo che dicono essere ancora sperimentale?), se ne parla, si ragiona, se ci sono dubbi si cerca di capire meglio, insieme.
Per le questioni di consolidata routine (vaccino antinfluenzale, esami del sangue periodici ecc ecc) l'ads nemmeno dovrebbe essere interpellato, essendo più che bastevole raccogliere la volontà del paziente.
Ciò che rileva è che, in ogni caso, la decisione sarà sempre e solo figlia di una scelta personale, libera e non condizionata del beneficiario.
Dalle mie parti (Genova) si fa così, nessun decreto mai ha reso l'AdS plenipotenziario "di vita o di morte" di chicchessia.
Si fa così anche quando è evidente che la persona non è più in grado di esprimersi, oppure non lo è mai stata (per condizioni congenite), nel qual caso e a maggior ragione, di volta in volta e ricorrendone gravi motivi, sarà il giudice ad autorizzare il da farsi, figuriamoci togliere voce a chi la sua la dice, eccome.