In tribunale a Torino la testimonianza della donna che ha denunciato il cinquantenne che le aveva raccontato anche di possedere il castello di Piossasco
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«L’idea di posare per degli scatti con un fotografo di modelle mi intrigava. Mi faceva sentire bella. Proprio io, così insicura del mio fisico». Ventuno anni, nella maxi aula 4 di Palazzo di giustizia, alla Corte racconta sogni e fragilità. Un passato da cameriera in un locale, l’aspirazione di entrare nel mondo della moda. Qualche insicurezza sul suo aspetto fisico. Debolezze e desideri su cui il custode di un ristorante nel castello di Piossasco, artigiano sulla cinquantina che si spacciava per fotografo professionista e proprietario del maniero, ha fatto leva per violentarla. E ora è a processo per violenza sessuale pluriaggravata. Cinque le vittime, secondo quanto ricostruito dalle indagini coordinate dal pubblico ministero Davide Pretti. «L’anno scorso cercavo lavoro», ricorda la ragazza.
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«Quell’uomo si era proposto di farmi un book fotografico per un centinaio di euro. Foto in costume. All’inizio ero un po’ titubante, poi ho accettato l’appuntamento». L’uomo millantava scatti a top model e attrici, diceva di essere fotografo e pure psicologo. E alla giovane chiede delle sue insicurezze, del rapporto con i genitori. Le ripete: «Sei bellissima, non ti devi vergognare di nulla». Le promette anche dei lavori nel catering: «Diceva che avrebbe voluto farmi viaggiare con lui, che mi avrebbe fatto guadagnare un sacco di soldi». Dopo cena, le propone una visita al castello medievale.
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«Elencava personaggi famosi che aveva conosciuto ed introdotto nel mondo della moda. Mi diceva che non dovevo preoccuparmi di nulla, che a lui, dopo tanti anni di esperienza, le ragazze non facevano più alcun effetto. Così mi sono fidata». Lusinghe, bugie. Sino al momento dello shooting. «Aveva solo un cellulare», spiega la ragazza ai giudici. «Mi era sembrata una cosa strana, ma lui si era giustificato dicendo che sarebbero stati scatti di prova. Così, per farmi sentire a mio agio. Mi vergognavo a dire di no, sembrava che non mi fidassi di un professionista». A quel punto l’uomo tenta di baciarla e abusa di lei.
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«Non capivo se quello che stava succedendo era giusto o meno. Lui continuava a dirmi che era solo finzione. Io stavo male, volevo fuggire». La ragazza, all’epoca diciottenne, si confida con gli amici. Poi decide di presentarsi in caserma. Denuncia lo stupro. Davanti ai carabinieri ricostruisce l’inganno di quel sedicente talent scout. Le indagini prendono il via: gli investigatori dell’Arma raccolgono testimonianze, analizzano cellulari e siti web per ricostruire la dinamica degli incontri tra l’artigiano e le aspiranti modelle. Cinque donne si rivolgono alla procura. E raccontano degli appuntamenti con quell’uomo che, nel castello medievale, aggiustava luci, contrasti e sfondi. «Farò di te il nuovo volto della moda», diceva. Per poi aggredirle.