IL FIDANZATO L'HA CONVINTA A DENUNCIARE IL PADRE
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I primi abusi già dal 2004, quando la famiglia dalla Romania era venuta a vivere in una baracca dentro un campo rom della Massimina
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“Erano solo pizzicotti”. Si è difeso minimizzando le accuse. Invece avrebbe violentato per anni la figlia minorenne. L’uomo, un 43enne di origine romena, è stato condannato a sette anni dai giudici della quinta sezione del tribunale di Roma. A denunciare l’orco è stata la figlia, che ora ha 19 anni. “Non lo avevo detto prima perché mio padre mi diceva che era un nostro segreto”. A ricostruire la vicenda è il Messaggero.
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I primi abusi già dal 2004, quando la famiglia dalla Romania era venuta a vivere in una baracca dentro un campo rom della Massimina. La vittima all’epoca ha solo sette anni ed è costretta a subire i primi abusi. Palpeggiamenti nelle parti intime, lontano dallo sguardo della mamma. E non solo. “Mi ha violentata regolarmente due o tre volte al mese fino quando non ho compiuto 13 anni”, afferma la vittima, che decide di denunciare quando incontra il suo attuale fidanzato, un giovane romano. Il ragazzo le consiglia di parlarne in famiglia prima, ma la madre minimizza e il padre nega tutto: “Mia figlia mi ha denunciato perché si droga. Si fa le canne insieme al fidanzato. Per questo inventa le storie”.
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L’uomo anche di fronte ai giudici ha continuato a professarsi innocente. “Non capisco perché mi abbia denunciato, abbiamo sempre avuto un buon rapporto e io non ho fatto nulla. Le tiravo qualche pizzicotto ma nulla di più”. Nei suoi confronti la pm Antonella Pandolfi ha chiesto una pena a 12 anni in primo grado. I giudici lo hanno condannato a sette anni.