LA BIDELLA DI 60 ANNI TROVATA IMPICCATA NEL GARAGE DI CASA A LANCIANO NEL LUGLIO 2022. A UN ANNO E MEZZO DAI FATTI I CARABINIERI HANNO ARRESTATO IL MARITO CON L’ACCUSA DI OMICIDIO.
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Le indagini inizialmente si erano orientate sull’ipotesi del suicidio, anche sulla base di quanto sostenuto dal marito. Come riporta Ansa, il suo racconto però non aveva mai convinto pienamente gli inquirenti, tanto che il pm aveva presentato una prima richiesta di custodia cautelare, respinta dal gip.
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Nella giornata di oggi, giovedì 11 gennaio 2024, i carabinieri di Lanciano hanno arrestato il marito della vittima, l’ex vigile del fuoco Aldo Rodolfo Di Nunzio, 71 anni, per omicidio volontario: è accusato di aver ucciso la moglie Annamaria D’Eliseo, simulando poi il suicidio.
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Sono stati i nuovi elementi probatori a portare alla misura cautelare, chiesta dal procuratore capo di Lanciano, Mirvana Di Serio, e firmata dal giudice per le indagini preliminari.
Il 71enne è stato portato nel carcere di Lanciano in attesa dell’interrogatorio di garanzia che si svolgerà nei prossimi giorni.
Era stato proprio Di Nunzio a raccontare agli investigatori di aver scoperto il cadavere della moglie nel garage della loro abitazione a Lanciano il 15 luglio 2022.
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Trattenuto in caserma per un lungo interrogatorio, l’uomo aveva sostenuto che la moglie si fosse suicidata. Stando al suo racconto, l’aveva trovata poco prima delle 13 impiccata con dei cavi elettrici, l’aveva deposta a terra e aveva chiamato i soccorsi.
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Fin da subito però erano emersi dubbi su questa ricostruzione: gli inquirenti non avevano trovato messaggi d’addio della donna e parenti e amici ascoltati dagli investigatori erano convinti che la 60enne non avesse alcuna intenzione di togliersi la vita.
Da quanto emerso non risultava che la bidella soffrisse di depressione, anzi era tutta proiettata verso il matrimonio della figlia in programma la settimana successiva.
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Le indagini dei carabinieri sono quindi andate avanti per oltre un anno e mezzo alla ricerca di elementi in grado di smontare (o confermare) il racconto del marito della vittima.
Già per due volte, prima a luglio dal gip di Lanciano e poi a ottobre dal Tribunale del Riesame dell’Aquila, era stata rigettata la richiesta di custodia cautelare avanzata dalla Procura di Lanciano.
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Una richiesta basata sulle perizie tecniche eseguite sui cavi elettrici trovati intorno alla gola della vittima, che, sottoposti a prova di trazione, non avrebbero potuto reggere il peso della donna.
Ora nuovi elementi raccolti dai carabinieri, tra cui supporti audio e video, hanno portato alla misura cautelare.