Diritto, procedura, esecuzione penale  -  Redazione P&D  -  04/02/2024

Stpro di Catania, la ragazza riconosce i violentatori

“LI SUPPLICAVO DI SMETTERE”. L’UDIENZA DI CONVALIDA ENTRO MARTEDÌ

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Solo uno dei componenti del branco, che ha collaborato con gli inquirenti, si trova ai domiciliari. Gli altri sono in carcere

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«Vi imploro, vi supplico, non mi fate del male, lasciatemi andare...». Sono le grida della tredicenne violentata il 30 gennaio scorso nei bagni pubblici della Villa Bellini a Catania, ma il suo disperato tentativo di liberarsi dagli stupratori è stato inutile. «Hanno costretto il mio fidanzato a guardare, tenendolo fermo», ha raccontato ancora la giovane.

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La ragazza ha identificato i due minorenni responsabili dello stupro durante un confronto all'americana con i sette componenti del branco. La ragazza non è riuscita invece a identificare gli altri 5 che avrebbero fatto parte del gruppo, affermando di non averli visti in viso e di non volere accusare degli innocenti. A contribuire all'identificazione degli altri 5, oltre a uno di loro che ha collaborato con gli inquirenti, sarebbe stato anche il fidanzato della 13enne costretto ad assistere allo stupro mentre veniva tenuto fermo.

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L'udienza di convalida delle misure cautelari nei confronti dei sette componenti del branco - tre dei quali minorenni - si svolgerà entro martedì. La richiesta di convalida è stata avanzata al gip dal procuratore aggiunto di Catania Sebastiano Ardita, dal sostituto Anna Trinchillo e dal procuratore per i minori del capoluogo Carla Santocono. Solo uno dei componenti del branco, che ha collaborato con gli inquirenti consentendo di identificare gli altri sei ragazzi, tutti di origine egiziana, si trova ai domiciliari. Sul fronte delle indagini, condotte dai carabinieri del nucleo investigativo di Catania, si attende l'esito delle analisi condotte sugli indumenti della vittima dello stupro. Attraverso il Dna è stato possibile identificare le tracce biologiche di uno dei minori arrestati, mentre si aspetta ancora l'esito della comparazione su un altro degli arrestati.

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Molte, in queste ore, le reazioni di sdegno e di rabbia. «Orrore, degrado, follia. La vicenda di Catania, con una ragazzina di tredici anni stuprata da un branco di sette ragazzi egiziani nei giardini comunali di Villa Bellini, ci consegna uno spaccato sociale estremamente preoccupante», commenta oggi Matilde Siracusano, sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento e deputata di Forza Italia. «Storie di questo tipo si ripetono inesorabilmente in tutto il Paese. Violenza sessuale di gruppo, prevaricazione sui più deboli, sottomissione delle donne, sempre più piccole e sempre più indifese. Ci aspettiamo che i responsabili di questa atrocità paghino per ciò che hanno commesso. Non ci sono giustificazioni per quanto accaduto, non può essere immaginabile una furia di questo tipo da parte di ragazzi anche minorenni».

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Basilio Catanoso, vice coordinatore regionale di FdI in Sicilia, si dice: «sconcertato dalla vicenda». Chiede di «inasprire le punizioni per i responsabile dei reati di violenza sessuale, in questo caso addirittura su minorenne». «Basta - aggiunge - con il “buonismo” ipocrita e il lasciar fare: lo Stato faccia lo Stato».

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In un’intervista al Giornale di Sicilia il procuratore capo presso il Tribunale dei minorenni di Palermo, Claudia Caramanna, sostiene che «alla base di tutto c'è l'amara constatazione che i giovani sono sempre più violenti e che si comportano con le donne come se fossero degli oggetti. Non hanno nessuna empatia per le vittime, non capiscono le sofferenze che possono provocare e comunque non se ne curano affatto». Cita la violenza subita lo scorso 7 luglio da una diciannovenne palermitana: «Dalle notizie che ho potuto leggere le due vicende sembrano molto simili. I social hanno fatto da cassa di risonanza ai modelli negativi: quasi tutti, infatti, fanno i video e poi li postano per mostrare agli amici cosa hanno combinato - sottolinea - Ma, grazie al decreto Caivano, qualcosa sta cambiando, non c'è più quella sensazione di impunità per il fatto di essere minorenni: ora possiamo intervenire arrestando chi si macchia di crimini gravi».




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