Fragilita, storie, diritti  -  Michela del Vecchio  -  28/07/2016

Silenzio – Michela del Vecchio

Era una mattina di luglio, l'aria era ancora fresca ma si preannunciava una giornata torrida.

Sin dalle prime luci dell'alba si poteva immaginare quale giornata di caldo c'era da aspettarsi.

Appena i raggi del sole iniziavano a penetrare nella stanza da una finestra lasciata aperta per poter riposare nella notte, M. si alza.

Come ogni mattina deve occuparsi di molte faccende domestiche prima di andare al lavoro.

Mettere in ordine i giochi lasciati la sera prima dalle figlie, preparare la colazione, avviare la lavatrice, innaffiare le piante sul balcone, mettere il latte nella ciotola del gatto, pulire la sua lettiera, preparare il pranzo per il marito. Il tutto entro le 8:00 del mattino, ora in cui si deve uscire di casa per recarsi al lavoro.

Ancora stanca dalla sera precedente M. inizia meccanicamente a fare tutti quei gesti ripetuti quotidianamente mese dopo mese, anno dopo anno.

Alle 7:00 sveglia le figlie. La scuola è chiusa, vero, ma l'attività lavorativa continua e quindi M.P. ha dovuto iscriverle ad un campus. Anzi, per la verità, non è riuscita ad iscrivere entrambe allo stesso campus estivo stante la differente età (dieci anni la prima e due anni la seconda) ed ha trovato due soluzioni diverse: la prima figlia sarebbe andata al campus organizzato dalla parrocchia, la seconda ad una ludoteca – nido.

Si occupa delle bambine: si preoccupa che finiscano la colazione, prepara loro le merendine del giorno, prepara alla più grande anche il pranzo a sacco, le lava, le veste, le pettina.

Capricci su capricci: quante ne inventano i bambini pur di ritardare l'uscita da casa.

Sono assonnate, litigano fra loro, non voglio i vestiti che ha preparato la mamma, strillano mentre vengono pettinate, dà fastidio l'acqua sul viso.

E' così tutte le mattine e cresce in M. l'ansia di tardare sul posto di lavoro.

Finalmente sono pronte. M. trova, per fortuna rapidamente, le chiavi della macchina e le chiavi di casa ed escono.

Altra discussione: chi vuole sedersi avanti, chi non vuole la cintura di sicurezza, chi non vuole mettersi sul seggiolino.

La pazienza di M. inizia a vacillare ma ne raccoglie gli ultimi momenti ed impone ad entrambe le figlie di sedersi dietro, ciascuna sul proprio seggiolino ed entrambe con la cintura di sicurezza.

Squilla il telefono: è il suo datore di lavoro. Le chiede la cortesia di arrivare qualche minuto prima per organizzare la cartellina con i documenti per l'appuntamento delle 10:00: è un appuntamento importante per l'azienda, le dice, è necessario che tutto sia in ordine e ripetutamente controllato.

A questo punto scatta l'ennesimo capriccio delle bambine: la grande vuole arrivare prima al campus per incontrarsi con la sua amichetta del cuore e trascorrere più tempo con lei.

M. sta esplodendo, non ce la fa e sta facendo tardi rispetto alla solita "tabella di marcia" giornaliera.

Per accontentare la figlia o, meglio, per evitare che si apra un'altra discussione con strilli ed imposizioni M. procede verso il campus. E' scomodo, deve fare 2 chilometri in più e tornare indietro. Sta facendo tardi, il datore di lavoro la richiama, la sollecita ma non può correre con la macchina e c'è traffico: ha le figlie con sé.

E' arrivata al campus, un respiro di sollievo. Fa scendere la figlia, le dice di stare attenta, saluta gli istruttori, la guarda allontanarsi e si tranquillizza vedendola sorridente con le amiche.

Riparte, altri due chilometri al rientro. Il traffico è aumentato. Sono le 9:00. Ecco ha fatto tardi, sarebbe dovuta essere in ufficio alle 8:30.

Ancora il telefono, ancora il datore di lavoro questa volta abbastanza alterato.

L'appuntamento delle 10:00, è vero: deve essere tutto pronto per tempo.

Lo sa. Inizia ad accelerare con la macchina, qualche sorpasso azzardato. Va bene. Vorrà dire che passerò un attimo in ufficio prima di andare in ludoteca. Preparo il fascicolo e torno ad accompagnare la piccola. Il datore di lavoro capirà.

M. parcheggia al suo solito posto nell'area aziendale. Il caldo inizia a farsi sentire e sono appena le 9:15. Ha molte preoccupazioni per la testa, si è ricordata che il contratto relativo all'appuntamento doveva ancora essere stampato e mancavano le fatture, il bilancio, andava contattata la commercialista.

Corre lungo il parcheggio, raggiunge il suo ufficio. Non trova la pratica, dov è la pratica? Chiede ad una collaboratrice ma non sa.

Corre da una stanza all'altra ed alla fine la trova. Finalmente!

Accende il suo pc, scarica i files, stampa il contratto, prepara il carteggio, mancano alcuni documenti, se ne occupa lei.

L'appuntamento delle 10:00 si protrae fino alle 11:30: non può allontanarsi, soltanto lei sa dove sono i documenti e conosce i files da aprire.

Finito, ce l'ha fatta!! Ora può accompagnare la bimba in ludoteca. La bimba!!!!

Corre nel parcheggio, sono le 12:00. La bambina è in macchina, dorme.

Meno male, si è addormentata. Apre la macchina e cerca di svegliarla.

Fa caldo, molto caldo. Non si sveglia.

Ed è silenzio.

 




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