Diritto, procedura, esecuzione penale  -  Redazione P&D  -  11/03/2024

Sei coltelli e 34 pugnalate, troppe per la legittima difesa

PERCHÉ AC È L’OMICIDA DEL PADRE

La motivazioni della sentenza di corte d’appello che ha condannato il ragazzo di Collegno ribaltando la sentenza di primo grado che l’aveva assolto

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«È del tutto evidente che l'offesa arredata al Pompa attraverso l'utilizzo di sei armi e l’inflizione di 34 coltellate non possa dirsi in alcun modo inferiore, uguale o tollerabilmente superiore al male subito o minacciato». Lo si legge nelle motivazioni con cui la Corte d'Assise d'Appello lo scorso 13 dicembre ha condannato a 6 anni e 2 mesi di carcere AC (qui leggi perché ha cambiato cognome), il giovane che il 30 aprile 2020 uccise il padre violento nella loro casa di Collegno. La sentenza è stata emessa dopo l'intervento della Corte Costituzionale, che a ottobre ha sbloccato la possibilità di far prevalere l'attenuante della provocazione sull'aggravante del parricidio, entrambe rilevate nel caso di Alex. Anche secondo i giudici della Consulta, non tenere conto del comportamento aggressivo del padre avrebbe portato a una pena sproporzionata e ingiusta.

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«Nel caso in esame - si legge nelle 45 pagine depositate nei giorni scorsi - appare evidente come l'imputato avesse agito in stato d'ira, perdendo il controllo di sé (discontrollo ulteriormente accentuato dal disturbo psicologico oggetto di accertamento) in conseguenza del fatto ingiusto altrui, ovvero della condotta maltrattante del padre protrattasi nel tempo».

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La sera del 30 aprile 2020 AC uccise con 34 coltellate il padre 52enne Giuseppe nella loro casa di via De Amicis a Collegno. Lo fece, secondo le testimonianze della madre e del fratello, proprio per difendere la donna, vittima delle continue violenze del marito. Questo quadro lo portò anche a un'iniziale assoluzione in primo grado, ribaltata dalla sentenza d'appello lo scorso 4 maggio 2023. La corte d'assise d'appello, però, aveva sospeso il processo e rimesso gli atti alla Consulta, sollevando questione di legittimità costituzionale. Il pm Alessandro Aghemo aveva chiesto una condanna a 14 anni, ma si era detto d'accordo a interessare del caso i giudici costituzionali. Che, con la sentenza di fine ottobre, hanno dichiarato illegittima la norma del Codice Rosso che vietava il bilanciamento tra attenuanti e aggravanti nei casi di omicidio del familiare. Aprendo a una condanna più mite

 




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