Per i saluti romani alla commemorazione per Sergio Ramelli va contestata la legge Scelba sull'apologia del fascismo e in particolare l'articolo 5. Lo hanno stabilito le Sezioni unite della Cassazione con la sentenza con cui hanno disposto un nuovo processo di Appello nei confronti di otto militanti di estrema destra che avevano compiuto il saluto romano a Milano il 29 aprile 2016. Gli imputati erano stati assolti in primo grado nel 2020 per l'insussistenza dell'elemento soggettivo e poi condannati nel 2022.
Rispondendo ai quesiti che puntavano a dirimere se in questi casi sia da applicare la legge Scelba o la legge Mancino, la Cassazione, nell’informazione provvisoria, ha fatto sapere che "la 'chiamata del presente' o 'saluto romano' è un rituale evocativo della gestualità propria del disciolto partito fascista” e per i giudici è “idonea a integrare il concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista".
Gli ermellini ritengono però che "a determinate condizioni può configurarsi" anche la violazione della legge Mancino che vieta "manifestazioni esteriori proprie o usuali di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi".