Diritto, procedura, esecuzione penale  -  Redazione P&D  -  19/03/2024

Processo per l'assassinio di Giogiò, 20 anni al 17enne imputato

I GENITORI DEL MUSICISTA: «GIUSTIZIA È FATTA»

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Napoli, accolta la richiesta dell'accusa. I genitori del 24enne, Daniela Di Maggio e Franco Cutolo, faccia a faccia con l'omicida reo confesso che in una lettera al giudice ha scritto: «Io da bambino vittima di bullismo»

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Venti anni di reclusione all'assassino 17enne di Giovan Battista Cutolo, il musicista 24enne assassinato a Napoli il 31 agosto dello scorso anno. La sentenza è stata emessa dal gip minorile Umberto Lucarelli che ha rigettato la richiesta di messa alla prova avanzata dall'avvocato dell'imputato, Davide Piccirillo. «Giustizia è fatta», sono state le prime parole dei familiari del ragazzo, la cui giornata era cominciata prestissimo all'esterno del tribunale. Accolta dunque la richiesta del pm, che nel corso dell'udienza di stamane del processo celebrato con rito abbreviato aveva chiesto proprio il massimo della pena prevista per un minorenne. «Fu un omicidio volontario e senza alcuna motivazione», ha sostenuto l'accusa motivando la sua richiesta. Prima ancora di ritirarsi in camera di consiglio il giudice Lucarelli aveva già rigettato la richiesta di messa alla prova avanzata dalla difesa del minore imputato.

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«Tutta l'Italia voleva questa sentenza e soprattutto mi aspetto che adesso i minori non escano più in strada con i coltelli, con i tirapugni e con pistole e che non uccidano i figli di tante persone perbene, sentendosi impuniti», ha aggiunto Daniela Di Maggio, madre della vittima qualche minuto dopo la lettura del dispositivo. In aula erano presenti sia mamma Daniela, insieme all'avvocato Claudio Botti, sia i familiari del killer che ha confessato di aver sparato, ma senza intenzione di uccidere. Dopo la sentenza vi sono stati anche attimi di tensione tra familiari e conoscenti di vittima e imputato, momenti difficili tanto in aula quanto all'esterno del Tribunale dei Minori dove sin dalla mattinata una cinquantina di persone, in prevalenza giovani e amici di Giovan Battista, si erano intrattenute con i genitori del musicista per un sit-in con lo striscione «Giustizia per Giogiò».

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Un interminabile faccia a faccia e ulteriori apprensioni si sono registrate in aula nel corso dell'udienza per l'omicidio del 24enne ucciso all'alba del 31 agosto del 2023 da un minorenne in piazza Municipio all'esterno di un locale. Alla sbarra era il minore di 17 anni che quella notte sparò con una pistola uccidendo il giovane musicista. «Vogliamo giustizia, se non ci sarà faremo la rivoluzione civile» aveva intanto già gridato al megafono la mamma della vittima. Con lei anche Franco Cutolo, il papà di Giogiò e tanti giovani.

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«Il giudice - ha urlato nel megafono Daniela Di Maggio all'esterno del tribunale prima dell'udienza - si metta nei panni della mamma, del papà e della sorella, pensi a questo prima della sentenza. Altro che rito abbreviato. Hanno ucciso mio figlio come se fosse il peggiore dei camorristi». I manifestanti hanno anche appeso un grande striscione con la scritta «Vogliamo giustizia per Giogiò» e molti hanno portato con sé anche strumenti musicali anche per ricordare e celebrare al meglio la figura del ragazzo ucciso, diplomato al Conservatorio e che suonava il corno nella Scarlatti Young.

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Al megafono aveva preso la parola anche il papà di Giovan Battista, Franco Cutolo: «Spero in una pena esemplare, ho fiducia nel giudice. Ci vogliono interventi seri del governo in generale sui minori, ma prima delle nuove politiche sociali ci vogliono misure subito. Il primo problema sono le armi, troppe in mano ai minori. E poi sappiamo che i ragazzi di oggi non sono gli stessi di qualche anno fa, i giudizi non possono essere uguali. Lui avrà una pena ridotta perché è minorenne ma questa non è giustizia». Pena che poi è arrivata intorno alle 14.30 del pomeriggio nella misura che i genitori avevano auspicato.

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«Ma quale pentimento? Mi sfidava pure in aula, col doppio taglio, tutto tirato a lustro, sta benissimo, mentre una comunità intera, io, mio marito, mia figlia, gli amici di Giogiò e i miei parenti stiamo tutti uccisi» ha detto Daniela Di Maggio dopo l'udienza. Una versione dei fatti che il difensore del 17enne condannato per l'omicidio, Davide Piccirillo, ha però confutato: «Il mio assistito si è scusato anche nel corso dell'udienza». La difesa dell'imputato ha anche consegnato al giudice una lettera con la quale il minore si rivolgeva alla corte e in ultima analisi ai familiari di Giogiò: «Sono pentito per quello che è successo. Purtroppo non posso tornare indietro, posso soltanto chiedere scusa. Sono stato io a sparare, ma non volevo uccidere Giò Giò. Non era lui il bersaglio. È stata una tragica fatalità». Nella lettera il ragazzo ha spiegato di «aver molto sofferto da bambino per la separazione dei genitori» e di «essere stato anche vittima di bullismo da parte di alcuni conoscenti», illustrando quindi la sua infanzia difficile.

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«Non ha chiesto scusa, ha detto "mi dispiace perché non si può tornare indietro", ma sempre con sguardo basso - ha invece insistito la mamma della vittima -. Ha sparato per il gusto di sparare, quando gli hanno chiesto come mai sapeva sparare ha risposto che a Capodanno comprava le pistole e sparava. A Capodanno invece di sparare i tracchi, come faceva Giogiò, lui utilizzava la pistola».

 




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