Diritto, procedura, esecuzione penale  -  Redazione P&D  -  16/02/2024

Pedofilia, l'ex dirigente di Azione Cattolica si giustifica con la depressione

IL PM: “DIECI ANNI DI CARCERE”

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Alle battute finali il processo a Campoli. Un ragazzino abusato circa 50 volte. Mirko Campoli al giudice: “Chiedo scusa per quello che ho fatto”

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“Chiedo scusa per quel che ho fatto. Ero depresso e vivevo un momento di fragilità”. Si è giustificato così oggi, 15 febbraio, davanti al giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Tivoli, Emanuela Francini, l’ex dirigente dell’Azione cattolica ragazzi ed ex prof di religione Mirko Campoli, 47enne del posto, accusato di violenza sessuale nei confronti di due ragazzini.

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Una giustificazione che non lo ha salvato da una richiesta pesante di condanna. Il pm, specificando che la depressione non si cura con la pedofilia, ha chiesto infatti che venga condannato a 10 anni di reclusione.

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Le indagini sono partite dalle confidenze raccolte dalle fidanzatine delle vittime, che a distanza di alcuni anni hanno trovato il coraggio di parlare e poi di presentare una denuncia, aiutati in un percorso così difficile dalla Garante per l’infanzia e l’adolescenza nel Lazio, Monica Sansoni, che si è costituita parte civile.

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All’epoca dei fatti i minori avevano 12 e 16 anni. Nel primo caso Campoli, a cui i genitori del minore avevano affidato il figlio, avrebbe compiuto abusi sulla vittima per ben quattro anni, fermandosi soltanto quando, esplosa la pandemia, venne disposto il lockdown. E avrebbe compiuto le violenze a Tivoli, Guidonia e in altri centri italiani, “con una frequenza di almeno una volta al mese”.

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Abusi che sarebbero avvenuti anche durante una gita a Gardaland e che avrebbero fortemente segnato l’allora minorenne. Un totale di circa 50 violenze sessuali.

Nel secondo caso invece avrebbe abusato di un 16enne durante un campo scuola a Loreto, in provincia di Ancona.

Campoli, che era prof di religione e vicepreside all’istituto tecnico “Fermi” di Tivoli, segretario nazionale dell’Azione cattolica ragazzi, presidente diocesano dell’Azione cattolica, direttore dell’ufficio scuola diocesano e incaricato regionale dell’ufficio scuola e università dall’ufficio della Cei, ha sostenuto di aver abusato solo di uno dei due minori. “Tutto è iniziato a Gardaland”, ha detto, sostenendo anche di aver sempre collaborato con la giustizia.

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Parole contestate dal pm che, considerando che il processo si sta svolgendo con rito abbreviato, ha chiesto il massimo della pena. Richiesta sostenuta anche dal legale di parte civile delle vittime, che ha chiesto un risarcimento di un milione di euro per i due ragazzi, mezzo milione a testa.

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“I regali costosi e i soldi dati alla prima vittima fanno parte dell’ipocrisia del comportamento dell’imputato. La sofferenza ha causato a… anche ludopatia”, ha aggiunto l’avvocato Pasquale Lattari, legale di parte civile per l’autorità Garante. “L’aver denunciato i fatti ad anni di distanza dall’inizio degli abusi non sono altro che manifestazioni della dinamica della cosiddetta vittimizzazione che per ciascuna persona assume contorni personalissimi e singolari”, ha concluso.

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La sentenza è prevista al termine della prossima udienza, fissata per il 7 marzo




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