Diritto, procedura, esecuzione penale  -  Redazione P&D  -  23/01/2024

Pamela Mastropietro, la Cassazione conferma l'ergastolo per Oseghale

 LA MADRE: «LO ASPETTAVO DA 6 ANNI»

-----------------------------

La Suprema Corte ha respinto il ricorso del nigeriano già condannato per omicidio e violenza sessuale in relazione alla morte della 18enne romana a Macerata nel 2018

------------------------------

Innocent Oseghale andrà all’ergastolo. La Cassazione respinge il ricorso dei suoi legali e rende definitiva la condanna. Era l’ultimo passaggio giudiziario per l’omicidio di Pamela Mastropietro, la 18enne romana uccisa a Macerata nel gennaio 2018. La Cassazione era chiamata a decidere sulla condanna all’ergastolo inflitta a Innocent Oseghale, il nigeriano colpevole in due gradi di giudizio di averla violentata e fatta a pezzi dopo averle ceduto della droga.

-----------------

In questo senso si erano già pronunciati i giudici di primo e secondo grado e anche quelli dell’appello bis, dopo il parziale annullamento della Suprema corte proprio sulla parte riguardante lo stupro. La contestazione o meno di questa aggravante separava il 35enne dall’ergastolo e contro la seconda sentenza l'appello avevano presentato nuovo ricorso i legali di Oshegale: «Il racconto dei giudici della Corte di appello di Perugia non è altro che un racconto di quanto loro stessi possono solo immaginare. Sono circostanze introdotte come certezze - aveva sostenuto in aula l’avvocato Simone Matraxia - ma che si fondano su pure congetture e immaginazione». «Ancora oggi non riesco a capire come sia uscita fuori l'ipotesi per cui la ragazza pretendeva l'uso del profilattico - aveva proseguito, riguardo al movente legato alla pretesa di un rapporto non protetto - la Corte di Perugia va alla ricerca di un movente della violenza sessuale. Illogico e contraddittorio è il percorso argomentativo». Di «sentenza senza né capo né coda», aveva parlato l’avvocato Umberto Gramenzi. Il pg aveva chiesto la conferma dell’Appello.

-----------------

La 18enne romana del quartiere San Giovanni venne uccisa il 30 gennaio 2018 e il suo corpo, fatto a pezzi e lavato con varechina, messo in due trolley lasciati in strada. «Il modo in cui è stato smembrato il corpo di Pamela dimostra che l’assassino voleva coprire la violenza sessuale», è la tesi ribadita dal pg e contrastata dalla difesa. Pamela si era allontanata dalla comunità di recupero di Corridonia nella quale si trovava. I due presunti complici accusati inizialmente dallo stesso Oshegale sono stati poi prosciolti ma condannati per spaccio. «Mi aspetto che sia fatta giustizia, con la conferma della sentenza d’Appello per il massimo della pena», aveva commentato prima dell’udienza della suprema corte Alessandra Verni, la mamma della ragazza, assistita dall’avvocato Marco Verni, suo fratello. E dopo la decisione della Cassazione, ha dichiarato: «È ciò che aspettavo da 6 anni».

--------------------

Oseghale, che in carcere è diventato padre di un bambino avuto dalla sua compagna italiana, ha più volte chiesto scusa per quello scempio, sostenendo però sempre di non aver ucciso né violentato la ragazza: «Io spero sempre in un pentimento di Oseghale, che lui faccia i nomi e dica tutta la verità su quello che è successo quel giorno», ribadisce la madre di Pamela, da sempre convinta che la mancata individuazione dei complici renda ancora precaria la verità su quel 30 gennaio 2018, con il sospetto coinvolgimento della mafia nigeriana e una tratta di schiave nella quale avrebbero provato a inserire la 18enne: «Ci sono due dna che non si sa di chi siano, intercettazioni nelle quali alcuni personaggi dicono che quel giorno erano nella casa, ci sono troppe cose che non tornano, ci sono tanti aspetti che meritano una risposta. E qualcuno queste risposte me le deve dare. Io le pretendo», sottolinea Alessandra Verni.

-------------------

A portare solidarietà alla mamma, nel presidio all'esterno del Palazzaccio, dove uno striscione chiede «Giustizia!», c'erano anche Pietro Orlandi e Barbara Mariottini: «Viviamo lo stesso dolore. Viviamo un ergastolo di dolore e ogni giorno ci dobbiamo fare forza per sopravvivere - dice la mamma della 16enne di Cisterna di Latina, drogata, stuprata e lasciata morire in un palazzo abbandonato a San Lorenzo - Sono qui per stare accanto ad Alessandra. Spero che sia finalmente fatta giustizia. Le cause aggiungono altro dolore a quello che già viviamo quotidianamente».

 

 




Autore

immagine A3M

Visite, contatti P&D

Nel mese di Marzo 2022, Persona&Danno ha servito oltre 214.000 pagine.

Libri

Convegni

Video & Film


Articoli correlati