Diritto, procedura, esecuzione penale  -  Redazione P&D  -  29/11/2023

"Non voglio sottrarmi alle mie responsabilità. Voglio pagare quello che sarà giusto per aver ucciso la mia ex fidanzata"

Ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere alle domande. Ma ha confessato.

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Filippo Turetta – lo studente di 22 anni di Torreglia accusato dalla Procura di Venezia dell'omicidio volontario aggravato (e del sequestro) di Giulia Cecchettin – ieri, nel corso dell'interrogatorio di garanzia davanti alla giudice per le udienze preliminari Benedetta Vitolo, ha rilasciato alcune dichiarazioni spontanee, leggendo un breve testo concordato con il suo legale, l'avvocato Giovanni Caruso. L'omicida si è detto addolorato, costernato, aggiungendo di non volersi sottrarre alle proprie responsabilità per aver provocato la morte di Giulia. Ma ha anche aggiunto di aver deciso con il suo avvocato di avvalersi dalla facoltà di non rispondere, perché sta cercando di ricostruire nella propria mente cosa sia «scattato in me quella sera»: quel sabato sera 11 novembre che era iniziato con lui che era andato a prendere lei per accompagnarla al centro commerciale Nave de Vero di Marghera e si è concluso con l'omicidio di Giulia e la fuga di Filippo per mezza Europa.

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«Sono affranto, dispiaciuto per la tragedia che ho causato. Non voglio sottrarmi alle mie responsabilità, voglio pagare quello che sarà giusto (. ..) Fin da subito era mia intenzione consegnarmi e farmi arrestare. Ora sono molto stanco e non mi sento di aggiungere altro». Così Turetta, provato ma senza piangere davanti ai magistrati (lo farà allontanadosi) e senza mai citare esplicitamente Giulia Cecchettin, ha parlato alla giudice per le indagini preliminari Benedetta Vitolo e al pubblico ministero Andrea Petroni, nel corso dell'interrogatorio di garanzia, avvenuto ieri mattina al carcere di Montorio, a Verona. Magro, ma senza più la lunga barba incolta con la quale era sbarcato a Venezia sabato, dopo una settimana di latitanza tra Italia, Austria e Germania (e forse anche Repubblica Ceca) e un'altra nelle carceri tedesche. Poi il trasferimento alla casa circondariale di Montorio, dopo l'arresto su mandato di cattura europeo con l'accusa dell'omicidio volontario aggravato dalla relazione affettiva terminata e del sequestro di Giulia Cecchettin.

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La giudice Benedetta Vitolo e il pubblico ministero Andrea Petroni sono arrivati al carcere veronese alle 9. 45, preceduti di pochi minuti dall'avvocato Caruso, affiancato dalla legale Monica Cornaviera. L'interrogatorio, con le brevi dichiarazioni spontanee di Turetta, è durato poco più di mezz'ora. La difesa – a differenza di quanto era stato ipotizzato – non ha formulato alcuna richiesta di perizia psichiatrica con la formula dell'incidente probatorio né di una consulenza di parte e non ha avanzato alcuna richiesta di revisione tesa ad alleggerire la misura cautelare.

Giudice e pm sono usciti dal carcere alle 10.30 mentre i due avvocati sono rimasti con Turetta fino alle 12.30. All'uscita, l'avvocato Caruso si è limitato a dire che «Filippo Turetta si è avvalso della facoltà di non rispondere ma ha ritenuto doveroso rendere delle dichiarazioni spontanee con le quali ha sostanzialmente confermato le ammissioni fatte alla polizia tedesca».

«Volevo suicidarmi»

Il 22enne era stato fermato nella notte tra il 18 e il 19 novembre dalla polizia tedesca mentre era fermo con la sua Fiat Punto nera, a fari spenti, sulla corsia d'emergenza dell'autostrada A9, nei pressi di Lipsia. Agli agenti, aveva subito detto di aver ucciso la ragazza: «Ho pensato più volte di farla finita. Ho ammazzato la mia fidanzata, ho vagato questi giorni perché cercavo di farla finita», era stato messo a verbale, «ho pensato più volte di andarmi a schiantare e mi sono puntato un coltello al collo, ma non ho avuto il coraggio di farla finita». Dichiarazioni allora non utilizzabili, ma che ieri si sono trasformare in confessione pur sena il riferimento alla volontà di suicidarsi.

tutti I punti da chiarire

Ci sono però ancora molti aspetti che Turetta dovrà chiarire nel corso dei prossimi interrogatori, quando dovrà cercare di dare spiegazioni sulla doppia aggressione che gli contesta la Procura: la prima nel parcheggio di Vigonovo, sabato 11 novembre alle 23.15, dove avrebbe sferrato le prime coltellate a Giulia meno di cento metri dalla casa della famiglia Cecchittin, e la seconda nella V strada della zona industriale di Fossò. Mentre la ragazza cercava di scappare, Filippo la raggiunse e la colpì più volte, facendola cadere a terra caricandola poi «esanime» nella sua Fiat Punto nera, per poi abbandonare il corpo nei pressi del lago di Barcis, coprendolo con alcuni sacchi. E infine scappare percorrendo oltre mille chilometri. Dove ha nascosto la borsa e il computer della ragazza? Come ha trascorso i giorni della fuga? Quando e dove ha accoltellato, fino ad ucciderla, Giulia? Fosse accaduto in territorio friulano – dove il corpo della giovane è stato ritrovato – la competenza passerebbe alla Procura di Pordenone.

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Dopo l'interrogatorio, Turetta è apparso provato e in Infermeria del carcere gli hanno dato qualcosa per calmarlo. In questi giorni ha chiesto di poter vedere i genitori – forse già nelle prossime ore – e di avere libri da leggere. Dal punto di vista delle indagini, l'autopsia – per poter restituire il corpo di Giulia all'abbraccio della sua famiglia – è stata annunciata per il 1 dicembre, ma alle parti non è ancora stata notificata. —

 




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