Il 36enne si era procurato un cellulare nonostante il divieto per continuare a tormentarla: a processo
-------------- Aveva continuato a importunare la compagna fino a rendere necessario l’arresto. Ma non si è arreso neppure una volta finito dietro le sbarre. Si è infatti procurato un telefonino cellulare (il cui possesso è vietato in carcere) e ha ripreso a tormentare la donna, minacciandola di morte. Ora sarà processato con rito abbreviato e rischia una condanna pesante.
Anche in un periodo in cui purtroppo i casi di stalking sono quasi all’ordine del giorno, assume connotati inusuali il caso che vede coinvolto un 36enne di origine kosovara residente a Trieste e la donna con cui aveva una relazione sentimentale che lei era decisa a interrompere a causa dei comportamenti possessivi e verbalmente aggressivi dell’uomo: quei comportamenti le avevano procurato ormai da tempo un grave stato di ansia e di paura, fino a stravolgerle letteralmente la vita.
Il 36enne, di cui non pubblichiamo ulteriori dettagli anagrafici per tutelare la riservatezza della vittima, la scorsa estate aveva progressivamente perso il controllo. In agosto, in particolare, mentre si trovava con la compagna a Barcola, aveva notato sul telefonino di lei la foto di un uomo: aveva iniziato a insultarla e le aveva afferrato l’avambraccio strattonandola.
Poi le aveva inviato minacce via whatsapp con messaggi particolarmente inquietanti, ad esempio: «Il tradimento si paga con il sangue».Oltre alle telefonate, continue, c’erano stati anche gli appostamenti lungo il tragitto percorso dalla donna per andare dal lavoro a casa. Visto il protrarsi di questi comportamenti persecutori è scattato l’arresto.
Il 36enne, però, non ha esitato a portare avanti lo stalking persino dalla cella. È riuscito a procurarsi un cellulare, indebitamente introdotto nel carcere, e con quello ha fatto ripiombare nell’incubo l’ormai ex compagna, contattandola più volte e minacciandola ancora, assicurandole che una volta uscito dal carcere sarebbe andato a cercarla e lei si sarebbe trovata un sacco nero attorno alla testa.
E così ora il 36enne dovrà rispondere anche del reato previsto dall’articolo 391 ter del Codice penale: accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti.
Per lo stalking, l’uomo comparirà davanti al giudice Luigi Dainotti: ha scelto il rito abbreviato