Cultura, società  -  Redazione P&D  -  29/10/2024

Magris sulla libreria Saba a Trieste: "Un luogo che commuove"

Entrare di nuovo in quella libreria, piena di ricordi e di affetti, «sarà pure una nostalgia, ma sarà soprattutto un sollievo», confida Claudio Magris: farvi ritorno sarà «come la vita, come quando dopo tanto tempo torna ad aprirsi una vista sul mare, più che splendida, intensa».
«Mi scalda il cuore, e mi commuove, sapere che quel luogo, uno dei luoghi incredibili della poesia europea, sia di nuovo aperto per chi vorrà rifugiarvisi», dice lo scrittore e germanista triestino.
Perché tra «i libri e le geometrie» della libreria antiquaria Saba di Trieste, in tutti quegli angoli in penombra e quegli scaffali strabordanti in cui è facile perdersi, «è vero, c’è la massima espressione della letteratura sabiana».
Ma in quel locale di via San Nicolò c’è soprattutto il «senso vero della poesia che si confronta con la vita, in ogni sua dimensione». Non solo quella «più alta» dei sonetti baciati, precisa: ma quella «più lieve» dei «tanti pomeriggi passati con gli amici a perdersi e ritrovarsi tra i volumi»; quella «più semplice» del «fiore che fa rima con amore, dove il fiore – recita a memoria – non è meno dell’amore».
Riaprire quell’«antro oscuro» che per tanto tempo è rimasto al buio, in bilico tra l’onere della ristrutturazione e la malattia di colui che per tanti anni ne è stato unico custode, «restituirà un grande monumento a Trieste, e non solo»: un monumento inteso «nel senso della forza simbolica e concreta della vita». «E anche se non ci troverò più di qualcuno che per ragioni diverse mi fu caro, è tanta – riflette poi – la contentezza di poter tornare a frequentare quel luogo, renderlo di nuovo uno spazio di poesia».
Cosa consigliare a chi ne accetterà la sfida, a chi tornerà ad animare quell’antiquaria? «Proprio non lo so, fare il librario è un mestiere serio, bisogna conoscerlo e io non l’ho fatto», commenta lo scrittore con semplicità. «C’è bisogno di una persona che ci sappia fare, che sappia cosa dice quella libreria». È vero, ammette, «non sarà la stessa cosa» non ritrovarci più Mario Cerne affacciato tra i tanti volumi, con quel profilo singolare che lo scrittore e germanista ricorda come «un personaggio della poesia del nostro tempo e del passato».
Ma per chi ci sarà al suo posto, «ci sarà una difficoltà ma anche una semplicità». Perché «la libreria di Saba, ricorda infine Magris – esiste già, è già lì in qualche modo: tutto starà allora nel riprenderla, continuarla, darle altri significati. E renderla viva ancora».—




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