-  Mazzon Riccardo  -  26/10/2011

LUCI IRREGOLARI, SERVITU' E USUCAPIONE - Riccardo MAZZON

Ci si è chiesti se il possesso di luci irregolari (cfr., in generale, "Distanze e confini, tutela giurisdizionale e risarcimento", Cedam, Padova 2009) sprovvisto di titolo e fondato sulla mera tolleranza del vicino, possa condurre all'acquisto per usucapione (cfr., amplius, IL POSSESSO - Usucapione, azioni di reintegrazione e di manutenzione, denuncia di nuova opera e di danno temuto-, Cedam, Padova 2011) o per destinazione del padre di famiglia della relativa servitù:
“La servitù di luce, ancorché irregolare non può acquistarsi per usucapione o per destinazione del padre di famiglia, ma solo per titolo, posto che in base all'art. 902 c.c. un'apertura che non abbia i caratteri di veduta o di prospetto è considerato come luce, anche se non sono state rispettate le prescrizioni di cui all'art. 901 ed il vicino ha sempre facoltà che essa sia regolarizzata in conformità delle prescrizioni legali”.
Cassazione civile , sez. II, 17 maggio 1997, n. 4404 Brenta Isoardi c. D'Amico Giust. civ. Mass. 1997, 779
La risposta, in giurisprudenza, è stata prevalentemente negativa,
“I segni visibili e le opere stabili nei quali si traduce l'apparenza e che connotano le finestre lucifere, siano esse o non regolari, non assurgono ad indice dell'esistenza della corrispondente servitù, costituendo l'apertura di una luce l'obiettivo esercizio di una facoltà inerente al diritto di proprietà fondiaria”.
Cassazione civile , sez. II, 25 novembre 1997, n. 11812 Dallaglio e altro c. Dallaglio Giust. civ. Mass. 1997, 2266
per i seguenti motivi,
“La servitù di aria e di luce non può essere acquistata per usucapione, in quanto l'apertura di finestre lucifere costituisce un diritto del proprietario, e il vicino può pretendere, a norma dell'art. 902 c.c., che esse siano rese conformi alle prescrizioni di legge, se irregolari. La servitù di luce è invece ipotizzabile, ed usucapibile, se la luce è aperta nel muro comune, poiché in tal caso l'apertura di luci è vietata senza il consenso del comproprietario (art. 903 c.c.)”;
Cassazione civile , sez. II, 10 febbraio 1979, n. 927 Sagrigoli c. D'Amico Giust. civ. Mass. 1979, fasc. 2
“Non è acquisibile per usucapione o per destinazione del padre di famiglia una servitù di luce irregolare sia perché difetta il requisito dell'apparenza, sia perché, ai sensi dell'art. 902 c.c. il vicino ha sempre il diritto di esigerne la regolarizzazione”.
Cassazione civile , sez. II, 05 luglio 1999, n. 6949 Scala c. Caruso Giust. civ. Mass. 1999, 1561
pur consentendo l’espressa convenzione negoziale costitutiva:
“La servitù atipica di aria e di luce non può essere acquistata per destinazione del padre di famiglia, mancando del requisito della apparenza ma richiede un'espressa convenzione negoziale”.
Cassazione civile , sez. II, 30 gennaio 1979, n. 672 Pellegrini e altro c. Soc.Fiduciaria imm. Giust. civ. Mass. 1979, 306
“Stante la equivocità delle relative opere le servitù atipiche di aria e di luce non possono acquistarsi per usucapione e per destinazione del padre di famiglia, ma solo per titolo”.
Cassazione civile , sez. II, 11 gennaio 1993, n. 171 Bruttomesso c. Mori Giust. civ. Mass. 1993, 29 (s.m.)Giur. it. 1993, I,1,1924 (s.m.)
Parzialmente contra, la seguente pronuncia:
“La servitù irregolare di aria e di luce, pur essendo normalmente negativa e non apparente e, quindi, insuscettibile di costituzione per destinazione del padre di famiglia a norma dell'art. 1061 c.c., può in concreto atteggiarsi come servitù apparente tutte le volte che abbia un oggetto o un aspetto tali da rivelare all'esterno l'imposizione di un peso a carico del fondo vicino. In tale ipotesi, perché possa così costituirsi detta servitù, il giudice del merito è tenuto ad una rigorosa motivazione circa la sussistenza della situazione di fatto, la quale dimostri in modo univoco l'onere gravante su un fondo a vantaggio dell'altro”.
Cassazione civile , sez. II, 16 agosto 1993, n. 8744 Ruello c. Del Bono Giust. civ. Mass. 1993, 1296 (s.m.)
ulteriormente, tra le numerose pronuncie sul punto:
“Il possesso di luci irregolari, sprovvisto di titolo e fondato sulla mera tolleranza del vicino, non può condurre all'acquisto per usucapione della relativa servitù, in quanto la servitù di aria e di luce - che è negativa, risolvendosi nell'obbligo del proprietario del fondo contiguo di non operarne la soppressione - non è una servitù apparente, perché l'apparenza non consiste soltanto nella esistenza di segni visibili ed opere permanenti, ma esige che queste ultime, come mezzo necessario all'acquisto della servitù, siano indice non equivoco del peso imposto al fondo vicino, in modo da far presumere che il proprietario di questo ne sia a conoscenza. Nè la circostanza che la luce sia irregolare è idonea a conferire alla indicata servitù il carattere di apparenza, non essendo possibile stabilire dalla irregolarità se il vicino la tolleri soltanto, riservandosi la facoltà di chiuderla nel modo stabilito dalla legge, ovvero la subisca come peso del fondo, quale attuazione del corrispondente diritto di servitù o manifestazione del possesso della medesima”.
Cassazione civile , sez. un., 21 novembre 1996, n. 10285 Forcina c. Forcina Giust. civ. 1997, I, 380
Riv. giur. edilizia 1997, I, 697 Giust. civ. Mass. 1996, 1564 – conforme - Cassazione civile , sez. II, 17 giugno 2004, n. 11343 Natalucci c. Pallotti Giust. civ. Mass. 2004, 6 – conforme -Cassazione civile , sez. II, 04 gennaio 2002, n. 71 Carlotti c. Bono e altro Giust. civ. Mass. 2002, 18
Dir. & Formazione 2002, 348 Riv. giur. edilizia 2002, I, 612 Riv. notariato 2002, 1493
“Una servitù di luce con riguardo ad una apertura in un muro in comproprietà può essere acquistata o in virtù di convenzione fra i proprietari dei fondi finitimi ovvero per usucapione e può consistere in una servitus luminum che costringe il vicino a subire l'esistenza della luce nel muro divisorio comune senza poterne chiedere la rimozione o in una servitus ne luminibus officiatur che impedisce al comproprietario del muro di sopprimere o di oscurare la luce, obbligandolo in caso di costruzione da parte sua in appoggio o in aderenza, ad osservare la distanza imposta dalle norme applicabili al caso. L'identificazione della precisa natura della servitù va condotta interpretando il titolo convenzionale o accertando le circostanze del possesso che portò all'usucapione”.
Cassazione civile , sez. II, 02 giugno 1993, n. 6165 Ardito c. Masi Giust. civ. Mass. 1993, 978 (s.m.)
“Per il disposto dell'art. 902 c.c., secondo cui un'apertura, che non abbia i caratteri di veduta o di prospetto, è considerata come luce anche se non sono state osservate le prescrizioni indicate nell'art. 901, comma 1, c.c. (ed il vicino ha sempre il diritto a che sia resa conforme alle predette prescrizioni), deve escludersi che la servitù di luce irregolare possa costituirsi per usucapione o per destinazione del padre di famiglia. (Principio che la Corte coglie l'occasione di enunciare in relazione a questione inammissibile perché fondata su un presupposto di fatto - irregolarità della luce - dedotto per la prima volta in sede di legittimità)”.
Cassazione civile , sez. II, 23 maggio 1988, n. 3570 Orlando c. Ianni Giust. civ. Mass. 1988, fasc.5
Dir. e giur. agr. 1988, 666. Vita not. 1988, 741. Nuova giur. civ. commentata 1989, I,547 (nota).




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