Questa è la storia di una idea. Come tutte le idee anche questa idea nasce per caso, inaspettatamente. E' il frutto dell'osservazione quotidiana sul vivere comune, della vivacità della gente come della sua sofferenza.
E' un'idea e come tale non prende subito forma se non in modo vago e multiforme.
Comunque è una idea, anzi una buona idea e non può essere scartata.
Occorre quindi verificare come dare una veste a questa idea, come darle una identità.
Intanto andrebbe data una "definizione" all'idea: individuare l'area in cui dovrà vivere e respirare ma ciò non è difficile in quanto il punto di partenza è proprio l'osservazione del quotidiano.
Ed allora l'idea potrebbe essere definita come "siamo tutti diversi". Non necessariamente infatti ci si deve trovare a lavorare o collaborare o coadiuvare come volontari o per altre iniziative nel mondo della disabilità. Il vissuto quotidiano fa emergere condizioni di svantaggio per ciascun essere umano motivate dalla più svariate cause (l'anziano che attraversa lentamente una strada ad intenso traffico veicolare, l'utente telefonico che ha un disservizio sulla linea perdendo così un'occasione lavorativa, e simili).
Ed è proprio da tale osservazione che prende forma l'idea. Il c.d. vestito inizia a delinearsi. Come riconoscere ed accettare che tutti siamo diversi per un motivo o per l'altro, che ciascun essere umano è portatore di disabilità? Facendo emergere l'identità del disabile, mettendo in gioco le capacità e le abilità di ciascun uomo, del suo "mondo" e del suo vissuto personale e sottolineandone la specialità.
L'emersione del mondo dei disabili è un lavoro che faticosamente è stato compiuto nel corso di decenni fino ad arrivare ai nostri giorni ove ormai è indiscusso che, a prescindere dalla minori abilità, il disabile è una persona e non un infermo soltanto da assistere.
Ed allora, se, come detto, siamo tutti diversi (ovvero abbiamo tutti maggiori o minori abilità in questo o quell'ambito di vita personale) l'opera, ripeto, faticosa fatta con i disabili deve obbligatoriamente essere compiuta per ciascun essere umano. Va accettata la diversità e va modulata la relazione interpersonale in termini di rispetto della diversità dell'altro.
Bene, l'idea ha un vestito: ora, però, deve circolare. Per poter essere conosciuta e per poter essere condivisa (ma, ritenuta la diversità di cui sopra si è detto, anche criticata) la bontà della stessa, l'idea si deve trasformare in progetto: dunque deve avere destinatari individuati o individuabili, deve contenere azioni o operazioni concretamente attuabili e deve avere una finalità di cui si dovrà curare la diffusione.
L'idea di cui sto trattando è stata trasformata nel progetto indirizzato ai ragazzi di età compresa fra i 13 ed i 18 anni (la società di domani) che vede il disabile affiancare l' "abile", divenire suo tutor, portarlo nel suo mondo e fargli conoscere le possibilità che si affacciano sul suo futuro, l'accettazione della diversità come risorsa e spinta a crescere.
Questa idea, oggi, nei termini in cui è stata attuata (appena brevemente descritti) sta producendo i suoi risultati: sono emerse tutte le difficoltà dei giovani non necessariamente catalogabili in termini psicologici di "disagio" ma certamente ostacoli che questi devono superare, alcuni cedendo agli stessi ed abbandonandosi ad una loro pretesa "incapacità", altri cercando di superarli prevaricando coetanei (in termini di mortificazioni personali per emergere o di imposizioni di prove per sminuirne la loro abilità o anche più semplicemente di indifferenza ad una richiesta di aiuto), pochi guardandosi dentro di sé e trovando nel proprio io la forza di affrontarli (non necessariamente superandoli ma certamente conoscendoli).
E' in ogni caso sconfortante continuare ad osservare come la diversità sia sovente "utilizzata" o strumentalizzata per ferire l'altro a partire dalla mondo giovanile appunto.
Vero è che l'idea "siamo tutti diversi" ha appena iniziato a camminare con le gambe di quel progetto: magari con il passare del tempo potrà cambiare vestito e concretizzarsi in interventi progettuali diversi ma quell'idea rimane e la sua storia proseguirà.