Anche la Università ospita ambulanti, tossicodipendenti ed individui pericolosi.
Da mesi sono più frequenti in città gli incendi dolosi, i furti delle biciclette, i danneggiamenti alle proprietà e le aggressioni.
Sono aumentate le manifestazioni di dissenso.
Ogni
istante, ogni occasione, ogni frangente diviene "scontro".
É l'ultima follia, da non confondere con le fragilità.
I più forti organizzano i crimini ed i più deboli partecipano agli eventi dolosi.
Spesso tra essi vi sono tossicodipendenti, spacciatori (che perdono piazze e quote di mercato), piccoli corrieri squattrinati, trafficanti in crisi d'immagine. E malavitosi locali.
I turisti assistono divertiti.
É come andare alla corrida.
É lo spettacolo.
Anche tra essi vi sono corrieri ed affaristi.
É il network delle droghe.
Antichissimo. Benestante. Affermato. Rispettabile. Efficiente.
A questo punto penso che sia meglio che le droghe siano legalizzate e che le farmacie provvedano alla commercializzazione delle dosi.
Inutile contestare.
Anche il poliziotto municipale e la guardia giurata, preposti alla vigilanza dell'area universitaria, desistevano, ormai assuefatti, dall'allontanare il fragile pericoloso.
Per cui, dovremmo riflettere sui temi dei bisogni.
Per molti tra i bisogni prevale il consumo di sostanze stupefacenti. Per altri non é evidentemente così.
Per cui proverò a spiegarne le criticità.
Il temine bisogno intende la percezione della parziale, o della totale, mancanza delle condizioni minime in grado di favorire il benessere della propria persona.
In questo contesto, i bisogni primari dell’uomo (detti anche fondamentali) sono essenziali alla vita dell’individuo. Bisogni che devono essere soddisfatti per garantirne la sopravvivenza.
Fanno parte dei bisogni primari alcune azioni che, spontaneamente, quasi meccanicamente, compiamo ogni giorno. Come respirare, bere, mangiare, curarci, o dormire.
Azioni, dunque, senza le quali non potremmo vivere, o sopravvivere.
Lo psicologo statunitense Abraham Maslow diede vita a una teoria molto interessante sui bisogni primari e secondari dell’essere umano, raffigurando la loro gerarchia come una piramide.
Questa piramide è suddivisa in cinque diversi livelli, dai più semplici ai più complessi. Poiché secondo Maslow, la realizzazione di ogni persona si compie passando attraverso questi vari livelli. Uno dopo l’altro, in maniera progressiva, costante, (forse) scientifica.
Alla base della piramide vi sono, quindi, i bisogni fisiologici ed universalmente riconosciuti come primari. E perciò legati alla respirazione, al nutrimento (mangiare, bere, percepire e per tanti drogarsi); al riposo (dormire), alla eliminazione delle scorie ed alla riproduzione.
Bisogni quindi, estremamente necessari alla sopravvivenza dell’individuo.
Vi sono, poi, i bisogni secondari di salvezza, di sicurezza e di protezione.
Tra essi rientrano la sicurezza fisica, etica, morale, della salute, della occupazione, familiare. E della proprietà.
Ovvero, l'individuo ha bisogno di sentirsi protetto. In un ambiente costante e prevedibile.
Egli ricerca (n questo spazio, talvolta dimensionale, che diviene per ciò stesso proprietà) la soppressione delle ansie, delle preoccupazioni, delle angosce e delle fragilità.
Bisogni e "fronti" sui quali sorgono le decise differenziazioni.
Poiché evidentemente non tutti viviamo dei medesimi bisogni secondari.
Di seguito vi sono i bisogni di appartenenza. Ed in questo tipo di bisogni rientrano, certamente, l’amicizia, gli affetti familiari, l’intimità sessuale, la possibilità di amare e di emozionare. L'appartenenza ad un gruppo; ed il bisogno di partecipare alle dinamiche interne, od esterne, ad esso.
Bisogni dei quali, dobbiamo constatare, sono tante le divergenze evidenti. Poiché non tutti abbiamo le medesime percezioni di sicurezza, di appartenenza, di emozioni (da condividere) e di amore.
Quindi, l'uomo, sebbene senta il bisogno di identificarsi come parte di un tutto (nei primari) sente, percepisce, diversamente dagli altri, la appartenenza ad una comunità. La solidarietà. La condivisione. E la cooperazione con gli altri.
Poiché siamo uniti in modo frammentario, talvolta disorganico, e non sempre in ragione dello stesso senso di appartenenza.
Come direbbero i primi filosofi siamo uniti in modo alienato. E come direbbero gli psicologici postcontemporanei siamo alienati e psico-disfunzionali.
Per cui, nel mentre i bisogni primari ci accomunano, quelli secondari, diversamente, ci differenziano.
E ciò accade ancora più sui grandi bisogni, che noi riteniamo estremamente necessari alla sopravvivenza dell’individuo.
Tra essi, come detto, vi sono i bisogni di salvezza, di sicurezza e di protezione.
In tal senso, l'individuo, ciascuno tra essi, ha bisogno di sentirsi protetto. Di vivere in un ambiente prevedibile, costante, rassicurante, familiare, abituale. Che confermi la validità della scelta, talvolta individualizzante. E divenga, perciò, rassicurante, nella misura nella quale consenta di migliorare la esistenza. Ricercando la soppressione delle ansie, delle tensioni, delle angosce e delle preoccupazioni.
Tuttavia, anche in relazione a tali bisogni le differenze accrescono, in una direzione inevitabilmente verticistica; poiché non tutti gli individui, che appartengano pur alla medesima comunità, percepiscono i medesimi bisogni, secondari, di sicurezza e di protezione.
Tali bisogni di appartenenza divengono, infatti, importantissimi; e tra quelli necessari per la nostra sopravvivenza. Poiché essi ci consentono di relazionarci e di tessere una trama di affetti. Un network di emozioni, che spesso adopera un metodo esclusivo per gli interessi affettivi più intimi.
Infatti, tra questi tipi di bisogni ritroviamo anche l’amicizia, gli affetti familiari, l’intimità sessuale, la possibilità di amare e di farsi amare.
Anche attraverso essi noi esprimiamo le nostre identità e sentiamo il bisogno di identificarci come parte di un tutto di appartenenza. Di una comunità, più ristretta, intima. E perciò rassicurante.
Come avrebbero detto i filosofi del passato è una alienazione del sé verso il bisogno di identificazione comunitario, magari collettivo. Come invece direbbero gli psicoanalisti dell'età post-contemporanea è una alienazione, forse insanabile, che ci spinge a ricercare nella frenesia della relazione un anestetico per la solitudine esistenziale.
Infine, troviamo, tra quelli più importanti, i bisogni di stima, di prestigio e di successo
Tali bisogni sono legati alla propria realizzazione, alla autoaffermazione, all’autostima, all’autocontrollo, alla autodeterminazione ed al rispetto reciproco.
L’essere umano ha bisogno di sentirsi apprezzato, rispettato e riconosciuto, come competente, ricercato e produttivo.
In riferimento ad essi ritengo sia superfluo spendersi in parole. Poiché ciascuno di noi ha già sperimentato tali bisogni mediante gli impegni di studio, la ricerca, le relazioni lavorative, o le gratificazioni professionali.
Prova ne sia che la Università ancora oggi ha voluto ospitarci in un contesto di esaltazione dei saperi gratificanti.
In conclusione, tali bisogni dividono. Sono divisivi, certamente. Esclusivi. Escludenti. Gratificanti. Ed esaltanti.
Tanto da renderci sgraditi agli altri. Soprattutto a quelli che ne restino esclusi. O peggio, che siano smentiti nei propri orientamenti, evidentemente falsificabili, o del tutto fallaci.
Ed in questo dato ravviso che la città (omissis), nella sua vastità e complessità, non sia capace di esprimersi, di essere integrante ed ospitale.
É la città dei fallimenti, degli assassini, dei trafficanti, dei balordi, dei malati, degli arroganti, dei sopraffattori, dei truffatori, dei banditi (delle bande/o dei clan), dei cialtroni, degli incapaci. E dei prepotenti.
É la città che si candida, malgrado tutto ciò, ad ospitare religiosi (vecchie e nuove) migranti, affaristi, saggisti, gang, bande, mercanti, studiosi, squattrinati e povertà contemporanee.
Ma senza averne né le competenze, né le volontà.
In tal senso, essa è e diviene una realtà multi-espressiva, multiculturale, divisiva, incostante, deprimente, escludente ed avvilente.
Come avrebbero detto i filosofi dell'epoca è la alienazione causata dalla accelerazione delle competizioni tra saperi, identità, dignità e conflittualità. Come direbbero gli psicoanalisti della età post-contemporanea è l'alienazione dovuta alla compromissione delle nostre capacità psichiche che ci conduce alle infermità mentali. Perdiamo così il controllo delle nostre identità psichiche e psichiatriche.
Ne sono convinto. Altrimenti non saprei spiegarmi perché la guardia giurata ed il poliziotto locale molesti me (talvolta quando sono all'interno della università, o quando segnalo un reato, o peggio quando ne chiedo l'intervento). E non allontani un tossicodipendente ambulante, che utilizzi gli spazi universitari per smerciare la sua mercanzia (?).
In conclusione, é una città di balordi che vivono di bisogni primari assai primitivi e di bisogni secondari altrettanto discordanti e divisivi.
E per i quali un network vale quanto un altro".