A due anni dal ritrovamento a far luce sulla morte della donna potrebbe essere ora la nuova perizia medico-legale che l'antropologa forense Cristina Cattaneo è chiamata a stendere, coadiuvata dai professionisti Stefano Tambuzzi, Biagio Eugenio Leone e Stefano Vanin. A lei infatti il sostituto procuratore Maddalena Chergia conferirà l'incarico di il prossimo 26 gennaio, come anticipato ieri dal Piccolo. La riesumazione del cadavere avverrà indicativamente a inizio febbraio all'obitorio dell'Università di Milano.
La perizia è senza dubbio la regina dei nuovi accertamenti prescritti dal gip e allegati alla sua decisione di non archiviare il caso, come chiesto invece dalla Procura. Se il nuovo collegio peritale dovesse confermare le conclusioni raggiunte in passato dal medico legale Fulvio Costantinides e dal radiologo Fabio Cavalli, difficilmente potrebbe essere confutata la tesi della morte volontaria. Costantinides e Cavalli, ipotizzando un decesso per asfissia da sacchetto, avevano indicato l'assenza «di chiare evidenze oggettive omicidiarie portate da terzi» e di «alcunché che concretamente supporti l'intervento per mano altrui». Dunque, suicidio.
Il gip aveva però disposto ulteriori accertamenti, 25 in tutto, tra cui il confronto tra lla traccia di Dna rinvenuta sul cordino usato per allacciare i sacchetti in testa e il profilo genetico di Fulvio Colavero, l'amico che aveva dato l'allarme di scomparsa sui social, e Piergiorgio Visintin, figlio del marito di Liliana, Sebastiano. Al test del Dna erano già stati sottoposti il marito, l'amico Claudio Sterpin e il vicino di casa Salvatore Nasti.