Internet, nuove tecnologie  -  Redazione P&D  -  07/04/2025

Gli indirizzi ONU per un'intelligenza artificiale al servizio delle persone e delle comunità - Agostino Clemente

[Si tratta del mio intervento al Convegno Provinc/IA, organizzato dall’UPI – Unione delle Provincie d’Italia, il 10 febbraio 2025] 

  1. L’Internet Governance Forum (IGF)  è un forum, ossia una piattaforma di confronto mondiale multi stakeholder, voluta dal segretario delle Nazioni Unite, avviata nel 2005 con un programma ventennale, che dunque sta per concludersi. 
  2. In Italia lo scorso anno è stato costituito il comitato IGF Italia presso il dipartimento della trasformazione digitale della presidenza del consiglio, espressione multistakeholder delle amministrazioni pubbliche, dell’accademia, delle imprese e della società civile. 
  3. Benché sia arrivato al termine del suo mandato ventennale, è probabile che l’IGF venga prorogato e anzi che si estenda a tutto il perimetro della trasformazione digitale e all’intelligenza artificiale. 
  4. Infatti ora il forum è attivo nella implementazione del Global Digital Compact, l’accordo approvato dall’Assemblea dell’ONU lo scorso settembre. 
  5. Lo scopo di queste piattaforme e di questi accordi è sempre più importante e sempre meno scontato: garantire una rete libera e inclusiva e, più in generale, far sì che le tecnologie ‘incorporino’ i diritti, ossia che siano sviluppate nel rispetto dei diritti delle persone fin dalla progettazione, by design come si suol dire.
  6. Questo è un compito anche dei governi e delle amministrazioni pubbliche.
    Sarebbe però riduttivo limitare l’incorporazione dei diritti nella mera regolamentazione. Intendiamoci: la regolamentazione è necessaria. E io credo che la regolamentazione per assicurare il rispetto dei diritti non sia un freno ma sia anzi il presupposto per lo sviluppo della tecnologia.
  7. Ma questo non basta. Le amministrazioni devono anche ‘promuovere’ lo sviluppo della tecnologia in modo che risponda ai bisogni delle persone.
  8. Voglio ricordare un libro degli anni 90 che è tornato di moda in questi giorni nel dibattito sulla intelligenza artificiale: “Il dilemma dell'innovatore”, di Clayton Christensen, uno studioso della Harvard University.
    Questo studio dimostra come di fronte a innovazioni tecnologiche dirompenti, ossia che cambiano completamente paradigmi tecnologici, può essere esiziale limitarsi a piccoli aggiustamenti senza cogliere appunto la portata dirompente della nuova tecnologia.

Il testo ci consente anche di comprendere eventi successivi alla sua pubblicazione. Pensiamo, ad esempio, a Blockbuster soppiantato dalla TV on demand; alle Macchinette Kodak e al Blackberry travolti dagli smart phone. 

Ispirandosi a questo studio è stato analizzato un caso ancora più recente: negli anni scorsi alcune case automobilistiche hanno voluto ad un certo punto investire nello sviluppo di un navigatore proprietario che rappresentasse un'alternativa a Google Maps. Hanno investito molto in questo progetto. Ma l'esito qual è stato? L'esito è stato che i consumatori, in realtà, oggi vogliono comunque utilizzare Google Maps, tant'è che le nuove auto consentono in qualche modo la connessione con gli apparati cellulari e quindi l'utilizzo di Google Maps. Questo perché Google, attraverso Google Maps, ha colto le opportunità che forniva la tecnologia per incorporare dentro il navigatore anche tanti altri servizi per l’utente. Infatti su Google Maps noi troviamo l’indicazione dei punti di interesse, dei ristoranti, degli alberghi. Abbiamo la possibilità di prenotare direttamente e così via. Abbiamo quindi un prodotto che non è più il vecchio navigatore ma è un prodotto diverso. 

  1. Una novità dirompente surclassa e sostituisce il vecchio servizio, come Netflix ha sostituito Blockbuster. Cosa ci insegna questa analisi? 

Ci insegna che non dobbiamo limitarci a pensare soltanto a come farci aiutare dall’IA a fare meglio o più velocemente quello che facevamo ieri. Ma dovremmo comprendere come si possano fare cose che oggi sono impossibili o impraticabili.

  1. 10.Ora, che significa questo per un'amministrazione pubblica? Si potrebbe obiettare che le amministrazioni pubbliche e lo Stato non possono estinguersi come un’azienda.

Quello che potrebbe accadere alle amministrazioni pubbliche, se non sapessero cogliere la portata dirompente delle nuove tecnologie, in particolare della intelligenza artificiale, è che potrebbero diventare irrilevanti. E i bisogni delle persone verrebbero appagati soltanto dalle offerte private, ovviamente soltanto per chi se le potrà permettere.  Con l’effetto di produrre nuove diseguaglianze e nuove frustrazioni sociali. Un mix potenzialmente esplosivo. 

  1. 11.Consideriamo l’esempio della telemedicina. Se si intende la telemedicina come un modo per visitare i pazienti a distanza, non se ne colgono le potenzialità. Le nuove tecnologie consentono di prendersi cura della salute in un modo che prima era impensabile, e che ancora oggi non è fattibile: monitoraggio continuo; prevenzione; diagnosi tempestive; in prospettiva anche rimedi immediati, con terapie e soluzioni mirate e personalizzate.  E altro che adesso non saprei nemmeno immaginare.

Ecco: il rischio è che, nell’inerzia dell’amministrazione pubblica, questi servizi siano accessibili soltanto a chi potrà pagarseli. 

  1. 12.Qualcosa del genere lo stiamo vedendo a proposito del progetto Starlink. Qui il problema probabilmente non è nemmeno tanto il fatto che sia fornito da un privato. Abbiamo già reti telefoniche e internet di proprietà privata. Il problema è che, come diceva anche Romano Prodi giorni fa, gli Stati, soprattutto se si muovono individualmente, non sono in grado di regolare e amministrare il servizio erogato, affinché garantisca la sua affidabilità e la sua compatibilità con le finalità pubbliche.
  2. 13.Discorso analogo si potrebbe fare per la scuola, per la formazione professionale, per i trasporti, per il turismo, o per la sicurezza rispetto ai fenomeni di microcriminalità, e così via.  Ecco, c'è una domanda di servizi pubblici, ci sono bisogni, a cui le amministrazioni devono rispondere con la visione di chi si rende conto delle grandi opportunità, insieme ai rischi, che le nuove tecnologie portano con sé, a partire appunto dall'intelligenza artificiale.

Mi permetto di concludere parafrasando quanto scrive una giovane brillante studiosa, Diletta Huyskes nel suo libro Tecnologia della rivoluzione:

Per innovare serve immaginazione. 

Ma se l'immaginazione è quella di pochi potenti, 

è un po' come vivere nei sogni di qualcun altro.




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