Diritto, procedura, esecuzione penale  -  Redazione P&D  -  11/04/2024

Gabriele Bianchi a Rebibbia

“QUI COMANDO IO”. LA VITA IN CARCERE DELL’OMICIDA DI WILLY MONTEIRO

Nel racconto fatto da Il Messaggero, l’esperto di arti marziali miste sembra non aver abbandonato il suo stile di vita

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ROMA. «Qui comando io, voi siete schiavi». Parla così Gabriele Bianchi in carcere a Rebibbia. Finito tra le sbarre per l'omicidio di Willy Monteiro, il giovane capoverdiano ucciso durante un pestaggio a Colleferro, in provincia di Roma, la notte tra il 5 e il 6 settembre del 2020, sembra non aver messo da parte la spavalderia.

Nel racconto fatto da Il Messaggero, l’esperto di arti marziali miste sembra fare la bella vita all’interno del carcere, come quella fuori grazie al reddito di cittadinanza e lo spaccio. Abituato ancora a vestire abiti griffati e mostrare i muscoli, l’uomo avrebbe bullizzato un detenuto di 73anni. Durante l’ora d’aria e lontano dagli occhi degli agenti penitenziari, Gabriele Bianchi si sarebbe rivolto agli altri detenuti dicendo: «Qua sono io il re, voi siete schiavi». L’anziano dopo essere entrato nel mirino di Bianchi pare sia stato trasferito nonostante altri detenuti abbiano cercato di proteggerlo. Ma non finisce qui. Secondo la ricostruzione del quotidiano romano, appena arrivato in carcere, l’uomo accusato di omicidio aveva chiesto insieme al fratello Marco, anche lui condannato per la morte del giovane cuoco: «Ma davvero ora dobbiamo bere l’acqua del rubinetto? Non c’è la minerale?».

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I due fratelli, chiamati a Colleferro i “gemelli” nonostante la differenza di età, hanno vissuto inizialmente periodi duri nel penitenziario romano. Appena entrati, secondo le dichiarazioni fatte agli avvocati, entrambi temevano per la loro incolumità. «Ci vogliono accoltellare», raccontavano. I due vennero trasferiti in un altro braccio, al G9. Lì guardati a vista, non rimasero per molto, a quanto pare per certe intemperanze.

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I giudici della prima sezione penale della Corte di Cassazione, hanno accolto il ricorso presentato dalla procura generale della Corte d'Appello di Roma ed hanno disposto un processo d'Appello bis per i fratelli Gabriele e Marco Bianchi. Il ricorso è stato accolto solo nella parte in cui veniva chiesta la contestazione delle attenuanti generiche che avevano portato alla riduzione della pena dell'ergastolo a 24 anni, riqualificando di fatto il reato da omicidio volontario a preterintenzionale.

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Il Procuratore generale, Marco Dall'Olio, nel corso della sua requisitoria aveva chiesto un nuovo processo d'appello per annullare le attenuanti generiche concesse in secondo grado per i fratelli Gabriele e Marco Bianchi a cui era stata ridotta la pena dall'ergastolo a 24 anni. Per i fratelli Bianchi potrebbe prefigurarsi una nuova condanna all'ergastolo. I giudici della Suprema Corte hanno respinto i ricorsi presentati dagli altri due imputati, Belleggia e Pincarelli, condannati in Appello a 23 e 21 anni

 

 




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