Giustizia civile  -  Redazione P&D  -  29/12/2021

Fragilità, digitalità, tecnologie - P.C.

Ho letto, nel progetto Cartabia di riforma del processo civile, che per il futuro l’audizione del beneficiando - da parte del GT - potrebbe avvenire da remoto, in mancanza di meglio. Direi: se non si può proprio immaginare altro, meglio questa via d’uscita (con un beneficiando senza mascherina …) che non soluzioni al ribasso; tanto più se si riuscisse ad assicurare al Giudice, tramite i Servizi socio-sanitari, le informazioni di contorno che soltanto una visita domiciliare può garantire (circa la famiglia dell’assistito, l’abitazione, l’igiene, lo sfondo ambientale, etc.).

E se avessimo però nei Tribunali qualche giudice in più?

I temi della privacy restano certo basilari per il diritto: le informazioni chiave vanno riservate, ecco il principio, ai soli titolari legittimi, ognuno deve poter padroneggiare la propria immagine, difendere i suoi poteri e segreti.

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Osserverei allora:

# - Qualora le norme regolanti il futuro economico/tecnologico (delle persone) siano tali da minacciare l’equilibrio esistenziale, per chi è fragile, occorrerà (a) modificarle nell’impianto disciplinare e (b) sorvegliarle nell’applicazione quotidiana. Ove si tratti di pericoli collegati a qualche dichiarazione di volontà, da parte dell’interessato, oppure connessi a istanze formali da promuovere contro gli usurpatori, occorrerà che la risposta si avvalga – dinanzi a cittadini non in grado di difendersi - dell’amministrazione di sostegno.

# - L’indigenza economica non rientra tra gli elementi menzionati, specificamente, dal legislatore del 2004. Si tratta di un quid che potrà spesso favorire momenti di inadeguatezza, anche sotto il profilo civilistico: giustificando così l’intervento dei Servizi e del Giudice tutelare. Volta a volta bisognerà accertare sino a che punto l’interessato, onde prevenire negligenze/passività, possa far leva su una procura volontaria, da lui conferita a familiari o a soggetti di fiducia, in grado di difenderlo.

# - Qualcosa del genere vale anche per i deficit di ordine tecnologico. Conosco un famoso scrittore - tutt’oggi attivo sul piano creativo-letterario - il quale nemmeno possiede un computer, stenta a manovrare il cellulare, confonde la lavatrice con la lavapiatti; che non è soggetto tuttavia all’amministrazione di sostegno; che profitta largamente, per sopravvivere, del supporto di amici e colf, a rappresentanze volontarie, a gestioni di affari altrui.

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Arriverà probabilmente il tempo in cui l’analfabetismo tecnologico genererà – presso gli italiani meno evoluti - situazioni di precarietà civilistica: nel qual caso vedremo sbocciare sul mercato, verosimilmente, servizi/figure professionali in grado di risolvere le questioni; con un’entrata in campo dell’AdS - opinerei - soltanto in presenza di ulteriori, drammatici, co-fattori di deficit psicofisico.




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