DOVRÀ RISARCIRE UNA COPPIA DI PAPÀ
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Il partito della premier (omissis) usò la foto di una famiglia omogenitoriale in una violenta campagna contro le unioni civili nel 2016. L’avvocata La Torre: «Si faccia politica ma non sul corpo delle persone»
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«Un’indebita interferenza nella sfera personale»: così la prima sezione civile del Tribunale di Roma, a firma della giudice Cecilia Pratesi, ha condannato Fratelli d’Italia a risarcire una famiglia omogenitoriale e a rifondere le spese processuali per l’uso della loro foto insieme al figlio neonato avuto grazie alla gestazione per altri (gpa). Tema tuttora al centro di una proposta di legge di FdI, all'esame della Camera, per rendere la gestazione per altri reato universale. Dopo un procedimento durato ben 7 anni, F e RBJB hanno finalmente ottenuto giustizia «per il danno loro cagionato».
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La vicenda risale al 2016 quando il partito della premier (omissis) aveva realizzato una violenta campagna contro le unioni civili, accanendosi in particolare contro la gpa. A questo scopo, FdI aveva utilizzato un’immagine che raffigurava la coppia canadese con il piccolo M appena nato: «Lui non potrà mai dire mamma», si leggeva nel manifesto elettorale. E ancora: «I diritti da difendere sono quelli del bambino».
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L’immagine, coperta da copyright, pochi giorni dopo veniva pubblicata sull’account professionale della fotografa Lindsay Foster che l’aveva realizzata, accompagnata da una nota che sottolineava il rapporto di profondo amore e rispetto fra i padri e la donna gestante. A circa due anni di distanza, però, F ha utilizzato l’immagine senza richiedere alcuna autorizzazione né all’autrice – detentrice dei relativi diritti – né ai soggetti ritratti (fra cui è, bene ricordare, c’è anche un minore).
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La campagna, divenuta virale, è arrivata fino in Canada sotto gli occhi della coppia protagonista dello scatto, che ha deciso di rivolgersi agli avvocati Michele Giarratano e Cathy La Torre di Gay Lex per la tutela dei propri diritti. La Torre e Giarratano (coadiuvati dalla collega Stefania Gervasi) hanno deciso di occuparsi della vicenda «pro bono», cioè a titolo completamente gratuito, senza percepire alcun compenso. Le spese vive del procedimento, invece, sono state sostenute da Gay Lex, una rete di avvocati che offre consulenza e supporto per difendere i diritti delle persone lgbtq+, attraverso la campagna «Fai la causa giusta», quindi attraverso donazioni spontanee all’associazione.
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Secondo il tribunale della Capitale, «l’immagine peraltro è particolarmente intima e ritrae un neonato, non riconoscibile ma potenzialmente identificabile come figlio dei due effigiati». F e RBJB, secondo la giudice Pratesi, «sono stati dunque destinatari di una illecita intromissione nella propria sfera personale, che ha leso il loro diritto alla tutela dell’immagine e della riservatezza, esponendo – senza il loro consenso – alla pubblica visione un momento di intimità familiare accompagnato dalla formulazione di un giudizio negativo».
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Per il Tribunale di Roma, FdI va condannata a risarcire la coppia per «il disagio per la diffusione di una immagine rivelatrice della loro intimità, la riprovazione espressa pubblicamente nei riguardi del loro stile di vita e della loro condizione familiare, il timore di essere oggetto di attenzione indesiderata nel caso si fossero recati in Italia».