Diritto, procedura, esecuzione penale  -  Redazione P&D  -  13/12/2023

Condannato a 6 anni A, il ragazzo che uccise il padre violento per difendere la madre

Il ragazzo era stato al centro di una delicata questione costituzionale per concedergli le attenuanti. Dopo il permesso della Consulta, il pm Aghemo aveva chiesto il minimo della pena

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Sei anni due mesi venti giorni: è la condanna per A, punito per aver ucciso suo padre, Giuseppe P, la sera del 30 aprile 2020 nella loro casa di Collegno. L’ha fatto per difendere sua madre dalla violenza dell’uomo a cui l’intera famiglia era sottoposta da anni. “Sarei stata l’ennesima donna ammazzata, io non sarei qua. Importa a qualcuno? Mio figlio quella sera mi ha salvato la vita”, è il primo commento di Maria C dopo la condanna del figlio.

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Oggi era il giorno di un verdetto già deciso, di una sentenza che aveva già stabilito la colpevolezza del ragazzo e che doveva solo definire per quanto tempo A dovrà tornare in carcere. “Merita le attenuanti generiche e della provocazione nella loro massima estensione - aveva detto il pubblico ministero Alessandro Aghemo questa mattina - chiedo una condanna a sei anni, due mesi e venti giorni”. A rischiava 14 anni di carcere. Per i giudici, che avevano ribaltato il verdetto di assoluzione di primo grado in cui era stato assolto per legittima difesa, non vi era dubbio che dovesse essere ritenuto colpevole per omicidio volontario: troppi 34 fendenti inflitti con sei coltelli diversi.

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Troppi però per lui anche 14 anni di carcere, la pena minima a cui avrebbe dovuto essere condannato per via della riforma del codice rosso che imponeva di non poter applicare attenuanti a chi avesse ucciso un proprio congiunto. Così il processo aveva subito uno stop in attesa che si pronunciasse la Corte Costituzionale, che il 30 ottobre aveva stabilito che la norma dovesse essere modificata sul punto: da qui la possibilità di rimodulare al ribasso la pena di A, che durante la vicenda processuale ha deciso di rifiutare il cognome P del padre per assumere quello C della madre. Al ragazzo, difeso dall’avvocato Claudio Strata, è già stata riconosciuta l’attenuante della seminfermità. Con questa condanna a sei anni, 2 mesi e 20 giorni, in cui sono stati applicati gli sconti di pena previsti per il suo caso, andrà in carcere, anche se per scontare solo per pochi mesi, meno di un anno. Ma prima di questo passaggio che pare inevitabile la sentenza dovrà diventare definitiva, e c’è ancora un passaggio chiave, la Cassazione.

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E un altro risvolto potrebbe esserci per la madre e il fratello di A: i giudici hanno ordinato la trasmissione degli atti in procura per valutare le dichiarazioni rese da loro in aula, perché sia valutato se esistono eventuali profili di responsabilità. “Siamo passati da un’assoluzione in primo grado a una condanna per A con ordine di trasmissione alla procura per valutare le dichiarazioni della madre e del fratello – ha commentato subito dopo la sentenza l’avvocato Claudio Strata - Riteniamo incomprensibile questa scelta, leggeremo le motivazioni. Loro sono stati sentiti la notte stessa del 30 aprile e tenuti separati, il Tribunale della Libertà aveva ordinato al pm di risentirli subito, cosa che non è stata fatta, quando non potevano incontrarsi e avere contatti. Per il giudice di primo grado la madre e il fratello erano testimoni affidabili mentre per questa Corte sono falsi, e questo è molto difficile da accettare. Quando è stata chiesta la rinnovazione delle testimonianze, ho detto che mi pareva complessa questa scelta perché anche le scienze dicono che dopo anni, nei ricordi dei testimoni, possono esserci contaminazioni volontarie e involontarie, fisiologiche, in assoluta buona fede, in conseguenza anche solo del fatto che loro hanno partecipato sempre a tutte le udienze: la memoria si modifica”.

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Si sfoga L, il fratello di A: “Le donne continueranno a morire e questa oggi è una sconfitta per tutti: senza di lui noi non saremmo qua, A ha agito per legittima difesa, e noi andremo avanti fino alla fine. Se vogliamo che qualcosa cambi, come nel caso di Giulia e di tutte le donne che muoiono, bisogna che qualcosa cambi davvero. A deve essere assolto”.

 




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