Diritto, procedura, esecuzione penale  -  Redazione P&D  -  04/12/2023

Caso regni, rinviati a giudizio i quattro 007 egiziani imputati nel processo

PRIMA UDIENZA IL 20 FEBBRAIO PROSSIMO. LA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO SARÀ PARTE CIVILE

Chiusa l’udienza preliminare. In piazzale Clodio sit in con distribuzione di rose gialle. Schlein: «Attendiamo verità e giustizia per Giulio»

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Il gup di Roma ha rinviato a giudizio i quattro 007 egiziani accusati del sequestro e dell'omicidio di Giulio Regeni avvenuto al Cairo tra il gennaio e il febbraio del 2017. Il processo è stato fissato dal giudice Roberto Ranazzi al prossimo 20 febbraio davanti alla Corte d'Assise della Capitale. Nei confronti degli imputati, a seconda delle posizioni, le accuse sono di concorso in lesioni personali aggravate, omicidio aggravato e sequestro di persona aggravato.

Un importante passo avanti verso la verità. È ripartita stamattina, 4 dicembre, dopo lo sblocco della Consulta, l’udienza preliminare. Il giudice ha fissato l’udienza dopo la notifica delle motivazioni con cui la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo l’articolo del codice di procedura penale, nella parte in cui non prevede che il giudice possa procedere in assenza per i delitti commessi mediante gli atti di tortura.

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La Presidenza del Consiglio dei Ministri è stata ammessa come parte civile. Quella di stamani dovrebbe essere un’udienza interlocutoria, intanto davanti a Palazzo di giustizia si è svolto un sit in a sostegno di Giulio Regeni a cui ha partecipato anche la segretaria del Pd Elly Schlein che ha dichiarato: «Siamo qui per confermare la piena vicinanza alla famiglia di Giulio e non solo alla scorta mediatica che questa mattina è qui per seguire quello che speriamo essere finalmente la partenza di un processo che è stato molto atteso e a lungo ostacolato ma anche a quel popolo giallo che ha tenuto accesa l'attenzione in questi anni di mobilitazione fin dal febbraio del 2016».

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Fuori piazzale Clodio, dove sono state distribuite rose gialle, anche rappresentanti della Fnsi e Usigrai. «Siamo qui perché bisogna stare accanto ai familiari di Giulio - ha aggiunto la segreteria del Pd - fino a quando non otterremo la piena verità su chi ha ucciso, su chi ha torturato e su chi sono i mandanti dell'efferato omicidio di un ricercatore italiano, di un ricercatore europeo. Chiediamo verità e giustizia e non ci fermeremo fino a quando non verrà fuori».

 




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