Il problema dell'incertezza nel processo è questo, in generale: stabilire quale fra le parti dovrà "rimetterci" (andare incontro a un verdetto sfavorevole) per il fatto che non è stato appurato, nel giudizio, in che modo siano andate effettivamente le cose.
E' un problema alquanto diverso - anche se punti di contatto non mancano - rispetto a quelli cui pensiamo, abitualmente, nel discorrere di certezza/incertezza "del diritto".
Con quest'ultima formula si allude abitualmente ai casi in cui oscura, o misteriosa, sia la norma stessa da applicare. Possono esservi (mettiamo) più disposizioni di legge in materia e non è scontato quale sia l'ordine gerarchico; può mancare sul punto una specifica prescrizione; può essercene una, ma di sapore equivoco, contradditorio.
Gli inconvenienti, per il cittadino che deve intraprendere un'iniziativa, sono comunque i medesimi: insicurezza di manovra, spinte alla rinuncia o al conformismo. C'è una sanzione giuridica che incombe, non vien detto quale sia la condotta vietata, non si sa cosa fare o non fare.
Riferita al momento del "processo" l'incertezza pone altri tipi di difficoltà.
Rashomon ne fornisce un esempio; viene prospettata da imputati e testimoni, riguardo allo svolgimento dei fatti, una pluralità di ricostruzioni; ciascuna diversa in qualche sfumatura importante, tutte più o meno credibili. E' pacifico quale sarebbe, in punto di diritto, il verdetto pertinente ad ognuna; non si sa però quale versione privilegiare.
E d'altro canto: l'istruttoria è ormai terminata, indagini ulteriori sono da escludere, una sentenza occorre pronunciarla. Come dovrà comportarsi il giudice?