Diritto, procedura, esecuzione penale  -  Redazione P&D  -  26/06/2023

Bimba lanciata dal ballatoio, chiesto l'ergastolo per il compagno della madre

 «ERA IN PREDA A UNA FURIA BESTIALE»

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La piccola Fatima morì nel gennaio 2022. L'imputato è Mohssine Azhar

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Mohssine Azhar ha lanciato la piccola Fatima dal ballatoio al quinto piano «per ripicca». Era in «preda a una furia bestiale» e «non vi fu alcun gioco del vola vola». In sostanza, è stato un omicidio «crudele». Non ha dubbi il pubblico ministero Valentina Sellaroli, che ha chiesto per il marocchino di 32 anni una condanna all'ergastolo: «Ha usato Fatima come un oggetto per punire la madre che lo stava infastidendo». L'omicidio della piccola diventa così «femminicidio»: «Non uccido te, ma uccido tua figlia».

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Nelle oltre due ore di requisitoria, il magistrato ha ripercorso tutti gli indizi contro l’imputato (difeso dall'avvocato Alessandro Sena) e a lungo si è soffermato sulla figura della mamma della piccola, Lucia Chilleni. La donna, infatti, ha offerto due versioni differenti nel corso delle indagini. In un primo momento — la sera della tragedia, il 13 gennaio 2022 — ha cercato di proteggere Azhar, riconducendo la morte di Fatina a un terribile incidente: «Non ho visto nulla, forse stavano giocando». Poi, nei giorni successivi, ha puntato il dito contro l'uomo con il quale da tempo aveva una relazione: «Ho accompagnato Fatima a casa di Mohssine perché lei voleva dargli il bacino della buonanotte. Lui era fuori di testa, sembrava il diavolo. Mi ha strappato la bambina dalle braccia e l'ha lanciata come un pallone». Due ipotesi in antitesi, che troverebbero spiegazione — stando alla ricostruzione della Procura — nella personalità della donna: «Succube, fragile, limitata.  Una donna con un passato agghiacciante di violenza domestica e che come tale giustifica, nega e nasconde».

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Il pm ha quindi ricordato le botte e le umiliazioni subite da Chilleni da parte dell'ex marito, che le ha lasciato segni indelebili nel corpo e nella mente. Per il magistrato la seconda versione della donna — che, assistita dall'avvocato Silvia Lorenzino, ha confermato le accuse anche in dibattimento — è la verità. E il suo racconto sarebbe avvalorato anche da altri elementi oggettivi riportati da testimoni che, pur non avendo assistito al lancio, hanno fornito una parte di tasselli del puzzle: dalla lite tra la donna e l'imputato al piagnucolare della bambina, fino al comportamento (nei momenti successivi) di Azhar, «che prova a scaricare la colpa sulla fidanzata».

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«Per quanto la realtà sia brutta, va guardata in faccia. Quanto è successo può sembrare inaccettabile perché una cosa tanto turpe può farla solo un mostro, non una persona normale: gettare una bimba di 3 anni nel vuoto per stizza, per fare uno sgarbo a una donna noiosa che stava dando fastidio. Ma per credere che si sia trattato di un incidente, dobbiamo vedere o inventare circostanze che non ci sono», ha ribadito il pm. Che poi ha spiegato come anche i rilievi tecnici della polizia scientifica e dei consulenti non lascino dubbi sul fatto che Fatima sia stata lanciata, subendo «una spinta orizzontale» che l’ha fatta cadere nel vuoto.  Da qui la richiesta di condanna per Mohssine: «Il male esiste. A volte ci passa accanto e ne siamo appena sfiorati, altre volte dobbiamo guardarlo in faccia».

 




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