I GENITORI DI LUDOVICA RACCONTANO L'ODISSEA IN OSPEDALE
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Il padre Gianluca Pacella e la madre Fabiana Fracella, come ogni mattina, sono al cimitero di Sannicola: rabbia e dolore i sentimenti che li attanagliano: hanno presentato denuncia contro i medici di Gallipoli per la morte della loro figlia di 2 anni e mezzo
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Non si danno pace i genitori di Ludovica Puce, la bimba di due anni morta il 29 dicembre per una febbre molto alta che in ospedale sarebbe stata sottovalutata. Il padre Gianluca Pacella e la madre Fabiana Fracella, come ogni mattina, sono al cimitero di Sannicola: rabbia e dolore i sentimenti che li attanagliano. "Noi vogliamo soltanto chiarezza - racconta al telefono il padre - ma è innegabile che i medici abbiamo sottovalutato la situazione di Ludovica. Abbiamo atteso quasi due ore prima che nostra figlia venisse visitata ed è una cosa vergognosa. Non si può accettare - dice - che un genitore vada in ospedale per chiedere aiuto e venga trattato in questo modo".
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D'altronde la coppia ha altri due figli e sa bene quando è il caso di preoccuparsi sulla loro salute. "Sono padre di due ragazzi di 16 e 10 anni. Ho una certa esperienza come genitore. Non è che ogni volta che uno dei miei figli ha la febbre vado in ospedale ma se vede una bimba di 2 anni collassata e con 41 di febbre mi dice cosa avrei dovuto fare?". Il pensiero, inevitabilmente, ritorna a quel 26 dicembre quando Ludovica ha incominciato a stare male.
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"Abbiamo deciso di portarla all'ospedale di Gallipoli. Era bianca e aveva difficoltà a respirare. Una volta arrivati presso il pronto soccorso siamo stati sbattuti da un reparto all'altro. Giravamo con questa bambina in braccio. Non c'era un'infermiera e neppure una barella. Vedendo che erano ancora le 19.35, accompagnati da una guardia giurata estremamente disponibile, abbiamo raggiunto il pronto soccorso pediatrico che chiudeva alle 20".
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Ed è qui che si sarebbero allungati i tempi di attesa probabilmente aggravando le condizioni della piccola. "Il medico di turno era al telefono. Abbiamo più volte fatto presente che nostra figlia stava male. Molto male. Ma nonostante le nostre insistenze ci siamo trovati in forte difficoltà. Il medico ci diceva che dovevamo attendere il nostro turno altrimenti - ripeteva - potevamo andarcene in pediatria. Cosa che abbiamo fatto con la bimba in braccio spostandoci da una struttura ad un'altra. In pediatria, a mia moglie viene detto se volesse ricoverare la bimba o tornare a casa per stare con gli altri due figli. E viene invitata a portare la bimba al Vito Fazzi di Lecce autonomamente. È stato orribile, anzi umiliante. Ludovica era stata adagiata su un lettino in una stanza. Ho provato a svegliarla ma era come stordita. A quel punto ho preso il telefonino in mano. Volevo fare dei video e delle foto per documentare la superficialità con cui si stava gestendo quel momento. Solo a quel punto il medico si è affacciato dalla stanza insieme a due infermiere e ha disposto un semplice prelievo di sangue sulle dita come se mi stesse facendo un favore. Volevano farle una flebo ma non si trovavano più le vene perché Ludovica era molto debole".
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Intanto la situazione precipitava "e solo a quel punto hanno deciso di chiamare l'ambulanza per trasferire nostra figlia all'ospedale di Lecce. Senza mascherina, senza un respiratore. A bordo del mezzo del 118 c'era mia moglie. Un'infermiera controllava il battito di Ludovica e quando è arrivata al Fazzi è stata intubata. Era grave, molto grave. Tre giorni dopo, alle 11 e 15 del mattino, siamo stati chiamati dall'ospedale per essere informati che nostra figlia non era più con noi".