L"almanacco di oggi ricorda la nascita di Georg Philipp Friedrich Von Hardenberg, che sarà poi conosciuto come Novalis, dal latino "terra nuova".
Nacque infatti il 2 maggio 1772. Nessun poeta romantico tedesco è tanto sognatore quanto Friedrich von Hardenberg. In Novalis la poesia e la filosofia sono in sostanza la stessa cosa e l"una non può esistere senza l"altra.Scriveva lui stesso: "Bisogna nobilitare la passione utilizzandola come un mezzo, conservandola a forza di volontà per farne il veicolo di un idea bella. Per esempio di un alleanza stretta con un "io" amato". Le due opere più famose, gli "Inni alla notte" e il romanzo "Heinrich von Ofterdingen" costituiscono il nucleo della sua esperienza di uomo e di poeta, oltre che un attestato genuino dello spirito del Romanticismo. Il punto di svolta nella sua vita da adulto fu il grande amore per la tredicenne, Sophie von Kühn che morì per malattia nel 1794. Fu proprio l"improvvisa morte di quest"ultima ad avvicinarlo definitivamente alla vita mistica. Questa ragazzina non aveva niente di speciale, anzi, era piuttosto ordinaria, ma Novalis vide in lei, il mondo, la vita, l"amore e naturalmente la morte. Proprio nello stesso anno della morte di Sophie, Novalis iniziò la stesura della sua opera poetica più famosa: gli "Inni alla notte". Da allora ebbe inizio la riflessione sulla poesia in chiave filosofica ("la poesia sana le ferite inferte dall'intelletto. Essa è appunto formata da elementi contrastanti, da una verità sublime e da un piacevole inganno").Gli "Inni alla notte"costituiscono una testimonianza di fede nella poesia, unica nel suo genere, una meditazione costante fra essere e morire che porta il sognatore a chiedersi se ama o sogna davvero. Novalis in quell"opera amò crogiolarsi nella morte, amò pensare alla dipartita della sua amata come un punto di svolta nella svolta, idea presente anche in un frammento del diario che il poeta tenne in quel periodo: "La sera andai da Sophie. Qui mi sentii indescrivibilmente lieto, lampeggianti momenti di entusiasmo, soffiai via la tomba avanti a me,come polvere, secoli e momenti erano la stessa cosa la sua vicinanza era sensibile io credevo che dovesse da un momento all"altro apparirmi ..." L"Inno III, che riportiamo di seguito, canta il dolore del poeta che affranto piange sulla tomba dell"amata Sophie. Ad un tratto si spezza il legame con la vita terrena, rappresentato dalla nascita e lo spirito del poeta si eleva nel regno della notte: la visione dell"amata ha aperto a Novalis le porte del mondo soprasensibile. Il poeta vive in pienezza l"esperienza della vita oltre la tomba.
Un giorno che versavo amare lacrime, che la mia speranza si dileguava dissolta in dolore, e io stavo solitario vicino all"arido tumulo, che nascondeva in angusto oscuro spazio la forma della mia vita – solitario, come non era mai stato nessuno, incalzato da un"angoscia indicibile – senza forse, non più che l"essenza stessa della miseria. Come mi guardavo attorno in cerca d"aiuto, non potevo proseguire né arretrare, e mi aggrappavo alla vita sfuggente, spenta, con nostalgia infinita – allora venne dalle azzurre lontananze: – dalle alture della mia beatitudine un brivido crepuscolare – e d"un tratto si spezzò il cordone della nascita, il vincolo della luce. Si dileguò la magnificenza terrestre e il mio cordoglio con essa – confluì la malinconia in un nuovo imperscrutabile mondo – tu estasi della notte, sopore del cielo ti posasti su di me – la contrada si sollevò poco poco; sopra la contrada aleggiava il mio spirito sgravato e rigenerato. Il tumulo divenne una nube di polvere – attraverso la nube vidi i tratti trasfigurati dell"amata. Nei suoi occhi era adagiata l"eternità – io afferrai le sue mani e le lacrime divennero un legame scintillante non lacerabile. Millenni dileguarono in lontananza, come uragani. Al suo collo piansi lacrime d"estasi per la nuova vita. – Fu il primo, unico sogno – e solo d"allora sentii eterna, inalterabile fede nel cielo della notte e nella sua luce, l"amata (Inni alla Notte - Inno III )...Novalis .