TRE MEDICI CONDANNATI A PAGARE 2 MILIONI DI EURO
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Il ragazzo di 16 anni soffre ancora di uno stress respiratorio dovuto al comportamento "gravemente colposo" del reparto di Ostetricia dell'Asl Roma 5
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L’errore nel reparto di Ostetricia. Un neonato sottoposto a uno shock pesantissimo, uno stress respiratorio da cui non si è mai ripreso. Per i danni permanenti causati a Simone (chiameremo così il ragazzino al centro di questa vicenda) due medici e un’ostetrica dell’Asl Roma 5 sono stati condannati dalla Corte dei Conti a pagare 2,1 milioni di euro di risarcimento.
Oggi Simone ha 16 anni, vive con i suoi genitori in un piccolo comune della Sabina, e sconta ancora il “comportamento gravemente colposo” dei camici bianchi di Tivoli.
Il dramma, quindi, risale al 2007. Precisamente alle 14 del 7 giugno. Mentre i medici si salutano per il cambio turno, il tracciato cardiaco della mamma prossima al parto mostra segni di sofferenza. Sintomi sottovalutati e diventati minuto dopo minuto sempre più importanti, fino al ricovero in terapia intensiva per la sofferenza del feto dovuta a una “sindrome da inalazione del meconio”.
Da qui i danni rilevati dopo il parto: sottoposto ad analisi, il 21 giugno al neonato vengono rilevati danni compatibili proprio con la presenza di materiale fecale sterile nel liquido amniotico. Causata, secondo la procura della Corte dei Conti del Lazio, dalla condotta “attendista” dei medici.
A quel punto è partito un lungo braccio di ferro legale tra i genitori di Simone e la Asl Roma 5, costretta dal tribunale civile a risarcire la famiglia con 3,1 milioni. Poi la palla è passata alla Corte dei Conti: l’azienda sanitaria ha deciso di rivalersi sui suoi medici e la giustizia contabile ha stimato i loro errori in 2,1 milioni di euro.