Trattasi di tipiche obbligazioni di mezzi, dove l'obbligazione è adempiuta quando sia stata svolta l'attività necessaria in relazione alle singole circostanze del caso usando la dovuta diligenza.
Tuttavia la giurisprudenza ha individuato delle differenze che connotano il contratto concluso con un medico dentista rispetto agli altri contratti di prestazione d'opera intellettuale.
Infatti, nel contratto d'opera che ci occupa la prestazione di colui che si è obbligato a compiere l'opera non è più un'obbligazione di mezzi, diventando un'obbligazione di risultato in quanto l'obbligo non comprende solo lo svolgimento di un'attività lavorativa, ma anche la produzione del risultato utile promesso, sicché essa non può ritenersi adempiuta quando risulti che il prestatore d'opera non raggiunge il risultato pattuito.
Invero, il rapporto che intercorre tra il medico dentista ed il paziente è un contratto a prestazioni corrispettive disciplinato, come sopra detto, dal combinato disposto degli artt.2222, 2229 c.c., in forza dei quali il professionista si obbliga all'erogazione della prestazione sanitaria concordata con il cliente ed il cliente si obbliga al pagamento della parcella.
Il medico dentista deve eseguire la prestazione oggetto del contratto tenendo un comportamento diligente.
La diligenza del professionista è disciplinata dall'art.1176 c.2, c.c. che espressamente prevede che la diligenza deve valutarsi con riguardo alla natura dell'attività esercitata.
In altre parole, il professionista deve svolgere la propria attività non con la diligenza dell'uomo medio, ma con quella specifica della professione che esercita.
Dall'identificazione del comportamento diligente del professionista si ricava, a contrariis, quello di comportamento negligente cui è collegata la colpa professionale che è fondamento della responsabilità contrattuale ed extracontrattuale.
Ebbene, si evidenza che, ex art.2 L.409/85, il medico dentista conclude con il paziente un contratto che ha per oggetto le attività inerenti alla diagnosi ed alla terapia delle malattie ed anomalie congenite ed acquisite dei denti, della bocca, delle mascelle e dei relativi tessuti, nonché alla prevenzione e alla riabilitazione odontoiatrica.
Infatti, l'obbligazione assunta dal dentista si inquadra come obbligazione di risultato in quanto non si richiede al dentista di prestare le cure nel modo migliore, ma di conseguire un determinato risultato ed il mancato raggiungimento dello stesso, per erroneità o inadeguatezza (anche per colpa lieve) del progetto affidatogli, costituisce inadempimento dell'incarico.
Si deve infatti considerare che il compito del medico dentista è quello di ripristinare lo stato di salute del cavo orale, migliorando contemporaneamente la validità psico-fisica dell'individuo, non solo per le molteplici funzioni in cui l'apparato stomatognatico è coinvolto, quali la masticazione, la deglutizione, la suzione, la fonazione, la percezione di gusti, la fisiognomia, ma anche perché diverse patologie ad insorgenza focale dei denti o del paradenzio possono interessare altre sedi e provocare gravi complicazioni sistemiche.
Pertanto, il medico dentista è responsabile nei confronti del paziente tutte le volte in cui la prestazione non è eseguita con la necessaria diligenza, prudenza e perizia.
E' noto che il comportamento è colposo qualora l'evento si verifica a causa di negligenza, imprudenza o imperizia, ovvero per inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline.
La negligenza si concretizza nell'omissione, nella superficialità di quei doveri cui ciascun medico deve attenersi nell'espletamento della propria attività: etimologicamente corrisponde al contrario di diligenza, che significa agire con cura e con amore, come il “buon padre di famiglia” (art.1176 c.c.), la condotta negligente, pertanto, è a contenuto passivo, caratterizzata da disattenzione e noncuranza; l'imprudenza consiste in un comportamento caratterizzato da avventatezza o addirittura da temerarietà professionale; si configura, quindi, nella condotta attiva dell'operatore incapace di agire con la previsione o la prevedibilità del danno che potrebbe scaturire dal suo comportamento; quanto alla imperizia questa va individuata nella mancanza di abilità tecnica ovvero in una preparazione insufficiente e si ravvisa in colui che esercita la professione medica che, anche se adeguatamente preparato, non è tecnicamente capace, ovvero non è dotato di un minimo di abilità e perizia sia manuale che strumentale.
La responsabilità del medico dentista è aggravata ove si consideri che la diligenza e la prudenza sono per lui imperativi categorici.
Deve altresì aggiungersi che, secondo la costante giurisprudenza di legittimità, il medico dentista incorre contemporaneamente in responsabilità contrattuale ed extracontrattuale.
Sussiste responsabilità contrattuale laddove il medico dentista tenga una condotta colposa (nelle formule sopra richiamate) tale da non rispettare le obbligazioni pattuite con il paziente, determinando altresì una presunzione di colpa dell'operatore il quale è tenuto al risarcimento del danno. La responsabilità extracontrattuale si fonda, invece, sull'obbligo di raggiungere un risultato prestabilito. Invero, il medico dentista risponde del fatto ingiusto, del neminem laedere ex art.2043, ovvero ex art.2041 c.c. in quanto il paziente ha subito una perdita patrimoniale per una prestazione medica rivelatasi inutile e dannosa (tra le altre, Cass.n.1461/00) (Avv. Tania Della Bella)