La prima donna laureatasi in Italia in giurisprudenza fù Lidia Poet, (1855 - 1949) di famiglia valdese, laureatasi all'Università di Torino nel 1881 che fù anche la prima donna ad essere iscritta ad un ordine forense. Nel 1883 la sua iscrizione all'albo venne revocata a seguito di un ricorso del Pubblico ministero alla Corte d'Appello di Torino sulla base del fatto che "la professione forense deve essere qualificata come un ufficio pubblico e come tale l"accesso è per legge vietato alle donne". La Dr.ssa Poet perdette anche il ricorso in Cassazione, i cui Giudici si rivelano ancor più misogini sentenziando che l'iscrizione sarebbe impedita da "ragioni d"indole morale e sociale". Si teme addirittura che le esigenze igieniche possano far perdere dignità alla toga, che le seduzioni femminili possano inquinare l"imparzialità della corte, che le stesse donne, considerate incostanti, possano arrivare anche a fare i Giudici. Si consideri che solo dal 1877 le donne vennero ammesse a prestare l'ufficio di testimoni nei processi civili. La stessa sorte toccò anche a Teresa Labriola (1874 - 1941), laureata nel 1894 a Roma e quindi libera docente di filosofia del diritto, la cui iscrizione all'albo forense di Roma venne revocata nel 191. Sempre a Roma, nel 1914 venne rifiutata la prima iscrizione di una donna (Adelina Portecorvo) all'albo dei notai, che diventerà possibile sotanto negli anni trenta. Soltanto con l. 17.7.1919 n. 1176 venne abolito per legge l'autorizzazione del marito a prestare attività professionali e disposta l'ammissione delle donne ai pubblici impieghi, ancorché rimangano esclusi quelli che implicano poteri giurisdizionali, politici e militari. Solo nel 1961 le donne potranno accedere a tutti i pubblici uffici in virtù di una legge dovuta al futuro guardasigilli Lodovico Mortara che, da magistrato ad Ancona, nel 1906 fù l"unico Presidente di Corte a non annullare le iscrizioni nelle liste elettorali delle donne che avevano risposto all"appello suffragista lanciato da Maria Montessori.
Oltre a Livia Poet e Teresa Labriola furono solo altre quattro le donne laureate "giuriste" tra il 1877 ed il 1900: Bice Mozzoni nel 1897 a Roma, Iriade Tartarini a Macerata e Maria Caterina Bruno a Catania nel 1898 oltre alla torinese Maria Biffignardi, prima italiana a conseguire tre lauree: in giurisprudenza nel 1896, in Lettere nel 1899 e in Filosofia nel 1900. E in quegli anni le italiane che arrivano ad indossare la toga ed il tocco di laurea saranno in totale 257, delle quali 31 con una doppia laurea: 140 laureate in Lettere, 37 in Filosofia, 30 in scienze, 24 in medicina e chirurgia, 20 in matematica. All"Università di Palermo, nel 1946, a studiare legge saranno ancora soltanto in cinque.
La prima donna a laurearsi in Italia dopo la sua unità fù la Dr.ssa Ernestina Paper all'università di Firenze nel 1877, anche se non era italiana in quanto discendente da una famiglia ebrea di Odessa. La Dr.ssa Paper proveniva dall'università di Zurigo, la prima università europea ad aprire i corsi stabilmente alle donne, dove nel 1867 si era laureata il primo medico donna d'Europa, Nadeschda Suslowa (1843 - 1918). La prima donna medico in assoluto si laureò invece nel 1849 negli stati Uniti e fù la dr.ssa Elisabeth Blackwell (1821 - 1910).
La prima cittadina italiana a laurearsi in medicina in Italia fù un anno dopo la dr.ssa Maria Farnè Velleda laureatasi a Torino nel 1878. Maria Montessori si laureò invece nel 1896 a Roma. Fino ai primi anni del XX secolo, le donne medico si specializzavano esclusivamente in ginecologie e pediatria poiché solo in tali ambiti venivano accolte le richieste di specializzazione delle prime donne medico. Inoltre, venendo loro negato il diritto di esercitare in ospedali pubblici, aprivano studi in cui ricevevano esclusivamente donne e bambini. Aldina Francolini, laureata in medicina a Firenze nel 1889, lamentava di aver dovuto affrontare tra i pazienti "una contrarietà strana, una riluttanza inesplicabile, una sfiducia direi quasi insultante" e tra i colleghi uomini "ostacoli in tutti i modi, con tutti i mezzi più o meno leali e dignitosi".
In Italia, l'iscrizione delle donne ai licei venne ammessa soltanto nel 1874. Ancora all'inizio del secolo risultavano iscritte negli atenei solo 250 donne, 287 nei licei, 267 nelle scuole di magistero superiore, 1178 ai ginnasi e quasi 10.000 alle scuole professionale e commerciali. Il più alto numero di professionalità femminili si registra a Torino. In questa città, Ernestina Prola, fù la prima donna ad avere conseguito la patente di guida, nel 1907
Nel 1908 Emma Strada diventa la prima donna laureata in ingegneria in Europa, presso il politecnico di Torino. Dopo l'unità d'Italia, l'imolese Giuseppina Cattani (1859 - 1914) pur essendo di umili origini, fù la prima donna iscritta alla facoltà di medicina dell"Università di Bologna, nel 1878 presso la quale si laureò nel 1884. A lei si devono importanti studi sul tetano. La prima donna a salire su una cattedra universitaria nel Regno d"Italia, fù la lombarda Rina Monti (1879 - 1937), laureatasi a Pavia nel 1892, che nel 1908 ottenne la cattedra di zoologia all'Università di Sassari. Sempre a Sassari, Eva Mameli (1886 - 1978), futura madre di Italo Calvino, divenne la prima italiana ad ottenere la docenza di botanica.
Eppure fu proprio italiana la prima docente universitaria al mondo. Si narra che la nobile bolognese Bettisia Gozzadini (1209 - 1261) laureata in legge nel 1236, insegnasse a volto velato per non distrarre con la sua grande bellezza gli studenti dello Studium di Bologna, appunto la più antica università del mondo. Fatto sta che anche la sua abilità oratoria doveva essere grande se, nel 1242, compose l"orazione funebre del vescovo di Bologna e poi le sue lezioni dovettero essere svolte all"aperto perché l"aula non riusciva a contenere tutti gli ascoltatori. Quasi un secolo dopo, sempre a Bologna, Novella d"Andrea (1312 - 1366) insegnava dietro un paravento facendo da supplente al padre canonista e che ebbe per sorella Bettina, che insegnò legge e filosofia all"università di Padova, dove lavorava suo marito. E, sempre allo Studium, di Bologna si ricorda che dopo la metà del Duecento, all"ombra di due grandi docenti e giuristi dell"ateneo, il padre Accursio e il fratello Francesco d"Accorso (messo da Dante tra i sodomiti), insegnò diritto anche la dotta Accursia. Ancora lo Studium bolognese e l"Università di Padova aprono le loro aule, nel Trecento, ad altre "professoresse" di diritto, rispettivamente Maddalena Buonsignori e Bianca Borromeo. E a fine Quattrocento, a Padova, si ricorda la ventenne veneziana Cassandra Fedele, ex bambina prodigio che, pur non laureata, teneva testa agli accademici in pubblici dibattiti di filosofia. E sempre veneziana era Cristina di Pizan, figlia dell"astronomo di corte di Carlo V, a Parigi, che diventa la prima scrittrice della storia francese, autrice, a 41 anni, de "La città delle dame", in cui esaltava l"ingegno femminile in risposta al "De mulieribus claris" del Boccaccio. A Padova si laurea poi, nel 1678 quella che viene considerata la prima "laureata ufficiale" del mondo moderno, Lucrezia Cornaro Piscopia (1646 - 1684), rampolla di una famiglia nobile di Venezia e che parlava correttamente 6 lingue. Poiché le fu impedito di laurearsi in teologia, dovette ripiegare su una laurea in filosofia. E, dopo la laurea, il senato accademico fece giungere una lettera ai tutti i rettori nella quale si intimava di non accettare più iscrizioni di donne, senza preventiva autorizzazione. Ma questi, ed altri, sono tutti casi eccezionali di donne cui è permesso di emergere nell"ombra di parenti maschi e che diventano sempre più rari con l'aumento dell'influenza della Chiesa. Alle donne che vogliono dedicarsi allo studio non restano che i padri "illuminati", che decidono di erudirle oltre il recinto delle arti femminili, come il padre di Diodata Saluzzo di Roero (1774 - 1840) che nel 1802 è la prima donna ad essere ammessa alla Reale Accademia delle Scienze di Torino. Nella storia medioevale si contano soltanto una decina di erudite donne, cresciute all'ombra delle istituzioni puramente maschili dell'epoca. Tra queste merita di essere citata la salernitana Trotula di Ruggero, vissuta nel XI sec., considerata la prima ginecologa dell"Occidente moderno, ma le cui pubblicazioni saranno trascritti con la firma maschile di "Trottus". Poche decine sono le donne erudite che si contano tra il XV ed il XVIII sec. pochissime tra le quali l"entomologa tedesca Sibylla Merian (1649 - 1717) che nel 1699 lascia il marito e con la figlia ventenne parte per il Suriname. Nel XIX sec. iniziano a contarsi maggiori studiose e laureate donne, soprattutto negli Stati uniti. Laura Bassi (1711 - 1778), figlia di un dottore in legge di Scandiano (RE) fù la prima donna al mondo ad ottenere una cattedra universitaria nel 1749, presso l'Università di Bologna. I suoi studi ed il suo inserimento accademico furono frutto delle pressioni del futuro papa Benedetto XIV. La sua prima lezione, all"Archiginnasio fù un evento epocale che ebbe grande risonanza in tutta Europa, facendola diventare un mito delle femministe dell"epoca Pochi anni prima, la stessa Università di Bologna aveva negato la laurea in giurisprudenza a Maria Vittoria Dolfini Dosi, per quanto anch'essa sostenuta da importanti famiglie nobiliari in quanto si riteneva "una discordanza grammatica, il dire una femmina dottore come sarebbe chi dicesse femmina generoso o femmina cavaliere". E tali e tante furono le polemiche che nel 1723, all'accademia dei Ricovrati di Padova, si tiene una storica seduta-querelle dal titolo "Se debbano ammettersi le Donne allo studio delle Scienze e delle belle Arti", con Gozzi, Beccaria e Parini schierati per il sì ed un'orazione della prodigiosa giovane milanese Maria Gaetana Agnesi (1718 - 1799) poi divenuta illustre matematica. Nel caso di Laura Bassi il senato bolognese precisa quindi che la laurea vuole essere un premio per la "vergine dottrice" e che essa può tenere lezione solo su autorizzazione, a causa del suo stato nubile. Ma anche quando lei si sposa (con un collega fisico) le cose non cambiano, anche se diventa la regina delle "esibizioni" scientifiche nel gran mondo dell"aristocrazia. Pertanto, nel 1749, apre una scuola di fisica sperimentale nella sua abitazione. Solo 10 anni dopo, per ripagarla delle spese, l"Università le alza lo stipendio a mille lire e solo nel 1776 ottiene la docenza di fisica sperimentale nell'Istituto delle scienze, alla pari con i colleghi maschi, con il marito a farle da assistente. Laura Bassi, in qualità di "collegiatrix onoraria" dell"Università di Bologna accompagna, nel 1751, alla laurea in filosofia, la prima donna a conseguire una laurea dopo essere stata regolarmente immatricolata, la nobile rodigina Cristina Roccati (1732 - 1797). Sempre sotto l'impulso di papa Benedetto XIV, oramai giunto al soglio pontificio, nel 1750 l''Università di Bologna conferisce la "lettura" di matematica alla milanese Maria Gaetana Agnesi (1718 - 1799), prima docente donna di matematica, autrice due anni prima del libro "Istituzioni analitiche", giudicato dall'Accademia delle Scienze di Parigi il trattato più completo di matematica mai scritto e che le vale un anello di brillanti donatale dall'imperatrice Maria Teresa, oltreché un sonetto di Goldoni. Ma, nei fatti, fa solo da supplente al padre, il matematico Pietro Agnesi e quando costui muore nel 1752, si dedica ai poveri ed ai malati del Pio Albergo Trivulzio, che lei concorre a fondare. nella sua carriera diede il nome ad una curva geometrica ed esaminerà il lavori di Lagrange sul calcolo delle variazioni. Per quanto umile ed erudita, non mancò di essere aspramente criticata dall"anatomista bolognese Petronio Zecchini in un trattato, pubblicato anonimo nel 1771, nel quale si sostiene che le donne pensano solo con l"utero e non possono quindi dedicarsi agli studi. Contro questa misogina tesi si schiera il giovane anatomista bolognese Germano Azzoguidi, che difende l"onore della Agnesi, di Bassi e anche di Anna Morandi (1714 - 1774), altra dottoressa dell'epoca, sebbene in anatomia. Quest"ultima, collaboratrice del marito Giovanni Manzolini, diventa più brava di lui nell"arte della ceroplasta, su cui tiene affollati corsi "casalinghi". La Royal Society di Londra e Caterina di Russia si fanno avanti per accoglierla nelle loro Università. E, quando il marito muore, nel 1775, l"ateneo bolognese decide finalmente di stipendiarne la moglie. Ma in modo giudicato da lei stessa non sufficiente: infatti Anna Morandi continuerà a tenere in privato le dissezioni di cadaveri più seguite dell"epoca. Alla sua morte, nel 1774, Luigi Galvani viene nominato conservatore della collezione della scienziata e nel suo discorso di insediamento loda l"ingegno delle donne che emergerebbe "se non marcissero il più delle volte nella più completa ignoranza, come nella più cupa delle prigioni". Di lì a poco Bologna avrà una nuova cattedratica, sempre dal talento prodigioso. Insegna infatti greco, dal 1773, senza essere neanche laureata. Si tratta di Clotilde Tambroni (1758 - 1817), figlia di un cuoco, impara il greco antico soltanto assistendo alle lezioni che Emanuele Aponte impartisce ad uno studente in una stanza della sua casa, che il padre gli ha affittato, il quale, scoperte le doti della giovane, la prende come allieva. Clotilde lascia l"Italia per non giurare fedeltà alla Repubblica Cisalpina e viene accolta con tutti gli onori alla corte di Spagna, dove poteva leggere anche i libri messi all"Indice, per speciale dispensa del Papa. Poi il governo napoleonico crea una cattedra tutta per lei, per riaverla a Bologna. Nel 1806 sarà la prima donna ad avere l"onore di inaugurare un anno accademico. occorre anche ricordare Maria Pellegrina Amoretti (1756 - 1787) che nel 1777 si laurea in giurisprudenza all'Università di Pavia, all'epoca sotto dominio austriaco. La seduta di laurea, per la folla presente, si deve tenere in una chiesa sconsacrata.
L"esempio delle "professoresse" italiane fa scuola anche all"estero. Dorothea Erxleben (1715 - 1762) si laurea in medicina all'Università di Halle, nel 1754. Quattordici anni prima le era stato permesso di assistere alle lezioni se accompagnata dal fratello ma questo era dovuto partire per la guerra e lei aveva intrapreso una battaglia in difesa del diritto delle donne allo studio. nel periodo della rivoluzione francese merita di essere ricordata Olympe de Gouges, pseudonimo di Marie Gouze (1748 - 1793), ideatrice della "Dichiarazione dei diritti delle donne" nel 1791 e di importanti dissertazioni contro la schiavitù ("Riflessioni sugli uomini neri", 1788), la quale finirà sulla ghigliottina, per aver criticato la decisione di condannare a morte re Luigi XVI. In piena rivoluzione francese, per frequentare il Politecnico di Parigi, aperto nel 1794 ma chiuso alle donne, Sophie Germain (1776 - 1831) figlia di un ricco mercante, assunse l"identità di uno studente maschio, finché Lagrange ne scopre l"identità perché insistette per conoscere di persona quel misterioso "monsieur Le Blanc" che riusciva a risolvere qualsiasi problema matematico, assumendola poi come sua allieva. Solo molti anni dopo, l"equazione differenziale di Lagrange prenderà anche il nome di Germain. Eppure il Politecnico parigino non arriverà mai a concederle la laurea ma otterrà numerosissimi riconoscimenti postumi. Nel 1874 la russa Sonja Kovalevskaja, (1850 - 1891) fù la prima donna al mondo ad ottenere una cattedra universitaria in matematica presso l'università tedesca di Gottinga. La docenza in matematica venne invece rifiutata ad Emmy Noether (1882 - 1935), forse perché di origini ebraiche, benché possa essere considerata la fondatrice dell'algebra moderna. La prima docente di matematica in Italia fù la palermitana Pia Maria Nalli (1886 - 1964) che divenne docente nel 1923 a Cagliari.