ASL CONDANNATA A PAGARE 390 MILA EURO AI GENITORI
------
Andrei era un bravo studente. Aveva solo 14 anni quando fu colpito da un malore sulla strada della scuola, a Castiglion Fiorentino, nel centro storico. Andava al liceo. Un forte dolore al torace, si accasciò.
-----
Non era un calo di zuccheri o qualcosa di banale ma una emorragia per dissecazione dell’aorta, però questo i sanitari lo scoprirono ore dopo. Troppo tardi.
A distanza di più di 8 anni dalla morte di Andrei Claudiu Tiseanu, il giudice civile del tribunale di Arezzo ha condannato l’Asl Toscana sud est a risarcire i genitori per la perdita del loro figlio.
Poteva essere salvato, si legge nelle dodici pagine che accompagnano l’ordinanza nella quale viene fissato un risarcimento di 390 mila euro.
O quantomeno, per una serie di circostanze censurate dal giudice, le chance di salvezza del ragazzo furono azzerate. Era il 27 novembre del 2014, a Castiglion Fiorentino quando lo studente, che abitava con la famiglia a Camucia, si sentì male e si accasciò. Un’amica che era con lui dette prontamente l’allarme al 118 e i soccorsi arrivarono veloci. .
La valutazione data in prima battuta alle condizioni del paziente fu di codice giallo, non rosso, e questo incanalò l’intervento in un percorso di emergenza non rapido: il minore sarebbe stato sottoposto al triage solo un’ora e mezzo dopo l’arrivo in ambulanza all’ospedale di Arezzo, dove fu portato. E la diagnosi della dissecazione dell’aorta avvenne quattro ore dopo dall’ingresso al San Donato, quando ormai la situazione era irreversibile.
Ci fu il viaggio in elicottero a Careggi, che poteva avvenire molto prima, ci fu l’intervento chirurgico, ma Andrei aveva già perso coscienza, in arresto cardiaco, e tutto si rivelò vano. Sono stati gli avvocati Umberto Cocci e Gabriella Paoloni a portare in giudizio l’Azienda sanitaria, che in tutti questi anni ha resistito alla richiesta risarcitoria. Per questo si è arrivati al processo. Una causa molto difficile, piena di cavilli giuridici alla luce della quale il giudice Faltoni, sulla base di una consulenza tecnica, ha accolto il ricorso dei genitori del ragazzo.
Omissioni e ritardi, si legge nella sentenza, furono determinanti. I consulenti, dottoressa Silvana Camilleri e dottor Antonio Attanasio, parlano di criticità nel percorso di triage che, scrive il giudice, “hanno comportato ritardi nella diagnosi”: la tempistica della prima visita fu troppo lunga, superiore a quanto previsto per il codice giallo. E sulla qualificazione della gravità fu un errore non indicare il codice rosso alle 9.23, in ospedale, quando i valori della pressione del ragazzo erano crollati (75/45).
Un ritardo che, per il giudice, ha compromesso fortemente l’esito dell’operazione, inficiata dall’arresto cardiaco. Il caso di Andrei è stato sviscerato per quasi nove anni. La sentenza, fresca di inchiostro, è impugnabile ma intanto impone all’Asl il risarcimento.
La morte dello studente suscitò grande commozione. Furono donati gli organi. Ancora oggi si tengono iniziative in sua memoria. Ora arriva questo pronunciamento della giustizia che fa riflettere: nonostante il grave malore, forse il bravo liceale poteva sopravvivere.