Responsabilità civile  -  Redazione P&D  -  14/11/2022

Sul  risarcimento  dei  danni  derivanti  da  illegittima  bocciatura  scolastica :  un  recente  caso  giurisprudenziale - TAR Liguria 5.10.2022, n. 834 - Massimo Niro

1.Il  Tribunale  Amministrativo  Regionale  per  la  Liguria, Sezione  Prima, con  sentenza  del  5  ottobre  2022, n.834,  ha  accolto  la  domanda  di  risarcimento  dei  danni  avanzata  da  una  persona  che  era  stata  illegittimamente  bocciata  al  termine  della  classe  III^ del  liceo  scientifico  frequentata  nell’anno  scolastico  2010/2011,  precisamente  all’esito  degli  esami  di  riparazione  sostenuti  il  24  e  25  agosto  2011.   La  domanda  di  risarcimento  della  ricorrente  si  basava  su  una  precedente  sentenza  dello  stesso  T.A.R., divenuta  irrevocabile, che  aveva  annullato  gli  atti  relativi  alla  sua  mancata  ammissione  alla  classe  IV^ del  liceo  scientifico, ciò  anche  in  vista  dell’eventuale  domanda  di  ristoro  dei  danni  sofferti “. 

L’annullamento  degli  atti  concernenti  la  bocciatura  comminata  nel  2011  alla  ricorrente  era  stato  determinato  dalle  plurime  illegittimità  da  cui  erano  stati  riconosciuti  affetti  tali  atti, che  vengono  riepilogate  nella  pronuncia  del  T.A.R. Liguria  del  5.10.2022  e  che  consistevano  nella  mancata  valutazione  da  parte  del  consiglio  di  classe  della  preparazione  complessiva  dell’alunna,  nella  mancata  presenza  sul  registro  dell’insegnante  dei  voti  negativi  in  matematica  e  fisica  attribuiti  alla  studentessa  nello  scrutinio  di  giugno,  nell’utilizzazione  da  parte  della  professoressa  nei  confronti  della  ragazza  in  questione  di  un  metro  valutativo  molto  più  rigoroso  rispetto  a  quello  applicato  ai  suoi  compagni,  con  conseguente  palese  disparità  di  trattamento “ ,  nel  mancato  rispetto  nei  punteggi  dell’esame  di  riparazione  dei  criteri  di  valutazione  prefissati  dalle  griglie  contenute  nel  P.O.F. ( piano  dell’offerta  

formativa ),  nella  circostanza  che  due  esercizi  della  prova  di  recupero  di  fisica  presupponevano  la  conoscenza  di  elementi  di  trigonometria,  argomento  estraneo  al  programma  trattato durante  l’anno  scolastico ( v.  paragrafo  1.1.  della  pronuncia  che  qui  si  commenta ).  

Sul  piano  giuridico  la  sentenza  in  esame  osserva  che  la  domanda  di  risarcimento  dei  danni  da  illegittimo  esercizio  dell’attività  amministrativa  va  ricondotta  nel  paradigma  aquiliano  di  cui  all’art. 2043  cod. civ. “ ( par. 1  della  sentenza ),  secondo  un  orientamento  giurisprudenziale  consolidato  confermato  dal  Consiglio  di  Stato  nel  2021 :  infatti, con  sentenza  del  23  aprile  2021, n.7,  l’Adunanza  Plenaria  del  Consiglio  di  Stato  ha  enunciato  il  principio  di  diritto  secondo  cui  la  responsabilità  della  pubblica  amministrazione  per  lesione  di  interessi  legittimi, sia  da  illegittimità  provvedimentale  sia  da  inosservanza  dolosa  o  colposa  del  termine  di  conclusione  del  procedimento, ha  natura  di  responsabilità  da  fatto  illecito  aquiliano  e  non  già  di  responsabilità  da  inadempimento  contrattuale…” ( paragrafo  26  lett. a)  dei  Motivi  della  decisione  della  sentenza  del  Cons. Stato ). 

Ciò  premesso,  il  T.A.R.  Liguria  ritiene  sussistenti  nel  caso  di  specie  tutti  i  presupposti  dell’illecito  aquiliano, ossia, oltre  all’illegittimità  degli  atti  adottati  dal  liceo  scientifico  in  questione, l’elemento  soggettivo, il  danno  ingiusto  e  il  nesso  di  causalità.  Circa  l’elemento  soggettivo ( il  dolo  o  la  colpa  dell’autore  del  fatto  ai  sensi  dell’art. 2043  c.c. ) i  giudici  amministrativi  genovesi  rilevano  che  sussiste  in  capo  all’Amministrazione  la  colpa  per  aver  emanato  gli  atti  di  cui  si  discute “ ,  posto  che  Le  illegittimità  riscontrate  appaiono…rimproverabili  e  non  scusabili, sia  per  la  loro  numerosità, sia  per  la  sussistenza

( anche ) del  vizio di  disparità  di  trattamento, particolarmente  stigmatizzabile  per  il  suo  carattere  ‘odioso’,  tanto  più  in  quanto  inficiante  l’attività  valutativa  condotta  nell’ambito  del  sistema  pubblico  di  istruzione  e  nei  confronti  di  una  ragazza  minorenne “ ( paragrafo  1.2.  della  sentenza  in  oggetto ).  

In  senso  analogo  al  T.A.R.  Liguria  si  è  espresso, in  una  vicenda  simile,  il  T.A.R. Toscana, Sez. I,  con  sentenza  24  novembre  2011, n.1807,  osservando  che  …nel  caso  di  specie, come  risulta  dalla  sentenza  n.394  del  2006  di  questa  Sezione, l’illegittimità  dell’azione  amministrativa  si  sostanzia  nella  diretta  violazione  delle  previsioni  ministeriali  circa  lo  svolgimento  delle  prove  nel  corso  degli  Esami  di  Stato, senza  che  sul  punto  possano  dirsi  sussistere  incertezze  interpretative, contrasti  giurisprudenziali  o  altri  elementi  che  possano  far  dubitare  della  piena  attribuibilità  soggettiva  all’Amministrazione  della  condotta  tenuta

( la  sentenza  del  T.A.R.  Toscana  è  pubblicata  in  Danno  e  responsabilità “, 8-9/2012,  pag.857 e  ss. ).  

Circa  gli  ulteriori  requisiti  del  danno  ingiusto  e  del  nesso  eziologico  con  gli  atti  viziati  annullati, la  sentenza  del  T.A.R. Liguria  argomenta  per  la  loro  sussistenza  osservando  che

“…l’attività  provvedimentale  illegittima  ha  leso  l’interesse  pretensivo  della  studentessa  ad  essere  ammessa  alla  classe  IV ^ :  in  proposito, per  le  ragioni  sopra  illustrate, può  formularsi un  giudizio  prognostico  positivo  circa  il  fatto  che, se  l’azione  amministrativa  non  fosse  stata  inficiata  dai  molteplici  vizi  censurati, … avrebbe  potuto  ottenere  l’agognata  promozione    

( par. 1.3. ).  Con  specifico  riferimento  al  nesso  di  causalità  la  sentenza  che  si  commenta  rileva  che  è  evidente  che, in  conseguenza  della  bocciatura, la  ricorrente  ha  dovuto  rifrequentare  la  classe  III ^,  rallentando  il  suo  percorso  di  istruzione  ed  il  suo  ingresso  nel  mondo  del  lavoro “ ( ibidem ).   E’  interessante  notare  che  la  prima  argomentazione  dei  giudici  genovesi  è  sostanzialmente  identica  a  quella  adottata  dal  T.A.R. Toscana  nella  pronuncia  poc’anzi  richiamata :  infatti, i  giudici  fiorentini  osservano  che  …in  materia  di  lesione  di  interessi  legittimi  pretensivi  la  giurisprudenza  richiede, al  fine  dell’esito  positivo  del  giudizio  risarcitorio, che  le  illegittimità  riscontrate  fossero  tali  da  evidenziare  una  illecita  compressione  degli  interessi  sostanziali  del  cittadino, nel  senso  che, all’esito  di  un  giudizio prognostico  condotto  ‘ora  per  allora’, possa  dirsi  che  se  le  illegittimità  amministrative  non  vi  fossero  state  sussiste  una  consistente  possibilità  che  l'amministrato  avrebbe  conseguito  il  bene  della  vita  cui  aspirava “ ( sentenza  T.A.R. Toscana  cit., loc. cit.).  

Peraltro, si  deve  evidenziare  che  un  giudizio  prognostico  formulato  nei  termini  riferiti  non  è  univoco  nella  giurisprudenza  amministrativa, in  quanto  secondo  un  orientamento  più  restrittivo  si  richiede  per  la  configurabilità  di  un  risarcimento  del  danno  la  valutazione  prognostica  che  “l’aspirazione  al  provvedimento  satisfativo  dell’interesse  finale  fosse  senz’altro  destinata  ad  un  esito  favorevole “ ( così  il  Consiglio  di  Stato, Sez. VI,  nella  sentenza  16  aprile  2012, n.2138, in  Danno e  responsabilità “, 8-9/2012,  pag. 858 e ss. :

Nel  caso, che  qui  rileva, di  non  ammissione  alla  classe  successiva  dello  studente - dopo  la  ravvisata  illegittimità  di  tale  determinazione - la  configurabilità  di  un  risarcimento  del  danno restava  dunque  subordinata - oltre  che  alla  dimostrazione  degli  altri  elementi  costitutivi  del  titolo  risarcitorio e  tenuto  conto  del  principio  dell’onere  della  prova  di  cui  all’art. 2697  c.c.- alla  valutazione  prognostica  che  l’aspirazione  al  provvedimento  satisfativo  dell’interesse  finale  fosse  senz’altro  destinata  ad  un  esito  favorevole, vale  a  dire  alla  dimostrazione -quand’anche  in  base  a  presunzioni -  della  sicura  spettanza  del  bene  collegato  all’interesse  pretensivo  in  questione “ ).

Si  ritiene  preferibile  l’indirizzo  più  largo  in tema  di  giudizio  prognostico  positivo,  quello  seguìto  dal  T.A.R. Liguria  e  dal  T.A.R. Toscana,  secondo  il  quale  rileva  la  sussistenza  di  maggiori  possibilità  di  esito  positivo  piuttosto  che  negativo, con  riferimento  alla  ipotetica  attività  amministrativa  legittima “ ( così  il  T.A.R. Toscana, sentenza  cit. ),  rispetto  all’altro  indirizzo  più  rigorista  che  richiede, invece, una  valutazione  prognostica  caratterizzata  da  elementi  di  verosimile  certezza, con  la  dimostrazione - sia  pure  in  base  a  presunzioni - della  “sicura  spettanza “  del  bene  della  vita  a  cui  l’interessato  aspirava ( così  il  Consiglio  di  Stato, sentenza  ult. cit. ).  Infatti, quest’ultimo  orientamento  pare  troppo  rigido  e  conduce  sostanzialmente  a  negare, nella  maggior  parte  dei  casi, la  configurabilità  di  un  risarcimento  del  danno  per  lesione  di  interessi  legittimi  “pretensivi”,  stante  la  notevole  difficoltà  della  prova  richiesta  per  il  giudizio  prognostico  in  questione (  per  una  valutazione  diversa  sul  punto  cfr. il  commento  di  R. Foffa, in  Danno e  responsabilità “, 8-9/2012, pag. 861  e  ss. ).

2. Ciò  detto, si  passa  a  qualche  considerazione  in ordine  alla  determinazione  del  quantum  risarcibile.  Al  riguardo  il  T.A.R. Liguria  riconosce  entrambe  le  poste  risarcitorie  richieste  dalla  ricorrente, ossia  il  danno  patrimoniale  da  lucro  cessante ( escludendo  invece  il  danno  emergente  per  gli  esborsi  sostenuti  dai  suoi  genitori  per  mantenerla  durante  l’anno  scolastico  ripetuto ) e  il  danno  non  patrimoniale  sub  specie  di  danno  morale  soggettivo.                       Con  riferimento  alla  prima  voce  il  T.A.R.  genovese  rileva  che  spetta  anzitutto  alla  deducente  il  danno  patrimoniale  da  lucro  cessante  patito  per  aver  ottenuto  il  diploma  di  maturità  al  termine  dell’a.s. 2013/2014,  anziché  dell’a.s. 2012/2013, e, conseguentemente, per  avere  differito  di  un  anno  gli  studi  universitari  e  l’inizio  dell’attività  professionale “ ( par. 2  della  sentenza ).  Dunque, considerato  che  la  ricorrente  ha  documentato  di  avere  conseguito  prima  la  laurea  triennale  in  scienze  dell’architettura  e  poi  la laurea  magistrale  in  architettura, nonché  di  aver  superato  l’esame  di  abilitazione  e  di  aver  cominciato  ad  esercitare  la  professione  di  architetto,  le  va  riconosciuto  il  risarcimento  del  danno  da  lucro  cessante  subìto  a  causa  del  ritardo  nel  conseguimento  del  titolo  di  studio  di  scuola  superiore   e  del  conseguente  allungamento  dei  tempi  per  svolgere  l’attività  lavorativa  produttiva  di  reddito “ :  si  precisa, peraltro, dai  giudici  genovesi  che  il  pregiudizio  economico  ristorabile  non  coincide  in  toto  con  il  mancato  reddito  medio  di  un  anno  di  lavoro, perché  la  percezione  dei  guadagni  è  stata ( non  già  definitivamente  persa, bensì ) posticipata  nel  tempo  e  che  il  ritardo  si  ripercuote  anche  sui  contributi  previdenziali  da  versare  e, quindi, ai  fini  pensionistici “ ( sempre  par. 2 ).  Sulla  base  di  queste  premesse  il  T.A.R. Liguria  quantifica  il  lucro  cessante  da  riconoscersi  alla  ricorrente  in  via  equitativa, ai  sensi  degli  artt.1226  e  2056  c.c.,  ricorrendo  un’ipotesi  di  impossibilità  dell’esatta  stima  di  un  danno  che  è, comunque, innegabilmente  sussistente “ ,  e  liquida  a  questo  titolo  la  somma di  euro  8.700,00,  pari  a  circa  ¼  del  reddito  medio  di  un  architetto  nel  nord-ovest  e, quindi, in  Liguria …” ,  cifra  che  si  reputa  congruente  con  la  capacità  competitiva  dimostrata  dalla  ricorrente …” ( par. 2, ultima  parte ).  

Se  il  riconoscimento  del  danno  patrimoniale  derivante  da  illegittima  bocciatura  scolastica  non  è  una  novità  in  ambito  giurisprudenziale ( cfr. T.A.R. Toscana  cit., che  ha accordato  al  ricorrente  il  danno  patrimoniale  pari  al  costo  documentato  del  corso  di  studi  che  ha  dovuto  ripetere ),  lo  è  invece  il  riconoscimento  del  danno  non  patrimoniale :  infatti, nel  precedente  menzionato  del  T.A.R. fiorentino  è  stata  disattesa  la  domanda  risarcitoria  relativa  al  danno  non  patrimoniale, in quanto  i  profili  di  danno  non  patrimoniale  sono  stati  richiesti  in  termini  assolutamente  generici, nella  sostanza  rimettendo  tutto, anche  la  loro  esatta  configurazione, alla  valutazione  equitativa  del  giudice “ ( così  nella  parte  conclusiva  della  motivazione  della  pronuncia  in  questione ).   Nel  caso  sottoposto  al  T.A.R. genovese, invece, il  danno  non  patrimoniale  è  stato  richiesto  per  “il  turbamento  emotivo  interiore  sofferto “  dalla  ricorrente  ed  è  stato  accordato  dai  giudici, i  quali  evidenziano  che  si  reputa  corrispondente  ad  una  massima  di  esperienza  che, nella  normalità  dei  casi, una  bocciatura  scolastica, specialmente  se  ingiusta, cagioni  nell’alunno  patema  d’animo, afflizione, frustrazione  ed  angoscia “ ( par. 3  della  sentenza ).  L’affermazione  pare, francamente, difficilmente  

contestabile :  se  la  bocciatura  scolastica  è  “ingiusta”,  come  nel  caso  di  specie, essa  non  può  non  provocare, almeno  nella  generalità  dei  casi, patema  d’animo  e  sofferenza  interiore  nell’alunno  che  la  subisce.   Circa  la  prova  di  un  siffatto  pregiudizio  si  conviene  con  i  giudici  genovesi  che  esso  attiene  al  patimento  di  natura  interiore  che  l’evento  lesivo  provoca  nella  vittima   e  Di  conseguenza, l’immaterialità  del  danno  e  l’assenza  sia  di  base  organica  che  di  componenti  relazionali  sfuggono  ad  un  accertamento  fondato  sugli  ordinari  canoni  probatori,  imponendo  il  ricorso  al  ragionamento  logico-inferenziale  fondato  sull’id  quod  plerumque  accidit  e, quindi, sulle  massime  di  esperienza, che  possono  da  sole  fondare  la  determinazione  dell’organo  giudicante “ ( par. 3 ).    Dal  punto  di  vista  della  qualificazione  giuridica,  non  vi  è  dubbio  che  si  tratti  di  danno  morale  soggettivo,  da  distinguersi, all’interno  della  categoria  del  danno  non  patrimoniale  ex  art. 2059  c.c., sia  

dal  danno  biologico ( che  riguarda la  salute  del  soggetto )  che  dal  danno  c.d. esistenziale ( che  riguarda  la  dimensione  dinamico-relazionale  della  vita  dell’interessato ).  In  questo  senso  si  è  orientata  la  più  recente  giurisprudenza  di  legittimità, che, discostandosi  nettamente  dal  precedente  indirizzo  risalente  alle  note  sentenze  di  “San  Martino” del  novembre  2008, ha  affermato  l’autonomia  del  danno  morale  rispetto  al  danno  biologico,  posto  che  quest’ultimo  si  connota  come  pregiudizio  alla  salute  incidente  sulle  vicende  dinamico-relazionali  della  vita del  danneggiato  e, quindi, accertabile  mediante  supporto  medico-legale,  mentre  il  danno  morale  si  qualifica  come  sofferenza  che  intinge  esclusivamente  la  sfera  interiore  del  danneggiato e  non  è  misurabile  mediante  ausili  di  carattere  tecnico, difettando  di  base  organica ( cfr. Cass. sez.III  sentenza 10  novembre 2020, n.25164  e, per  un  commento  a  tale  pronuncia, M.G. Cilardi,  La  Cassazione  conferma  l’autonomia  del  danno  morale  nella  liquidazione  del  pregiudizio  non  patrimoniale “,  in  www.CamminoDiritto.it, 27  aprile  2021 ).

Del  tutto  condivisibile  è  anche  l’affermazione  del  T.A.R. Liguria  secondo  cui  il  danno  morale  è  risarcibile  anche  se  l'illecito  civile  non  sia  configurabile  come  reato, perché  viene  il  rilievo  la  lesione  dell’integrità  morale  della  persona, costituente  un  diritto  inviolabile  tutelato  dall'art. 2  Cost. “ :  ciò  corrisponde  effettivamente  all’ “univoco  orientamento  della  giurisprudenza “,  come  puntualmente  osservato  dai  giudici  amministrativi  genovesi,  poiché  già  nel  2008  la  Corte di  Cassazione  ha  chiarito  che  il  danno  non  patrimoniale  di cui  all’art.2059  c.c.  “ si  identifica  con  il  danno  determinato  dalla  lesione  di  interessi  inerenti  la  persona  non  connotati  da  rilevanza  economica “  e  che  “ Al  di  fuori  dei  casi  determinati  dalla  legge, in  virtù  del  principio  della  tutela  minima  risarcitoria  spettante  ai  diritti  costituzionali  inviolabili, la  tutela  è  estesa  ai  casi  di  danno  non  patrimoniale  prodotto dalla  lesione  di  diritti  inviolabili  della  persona  riconosciuti  dalla  Costituzione “ ( così  Cass. sez. un. 11  novembre  2008, n.26972 ).  

Da  ultimo,  si  intende  evidenziare  che  nella  quantificazione  del  danno  morale  il  T.A.R.  genovese  si  è  mantenuto  “basso”,  avendo  liquidato  in  favore  della  ricorrente, in  via  equitativa, tenuto  conto  di  tutte  le  circostanze  del  caso  concreto, l’importo  di  euro  1.300,00

( ultimo  periodo  del  par. 3  della  sentenza ).  Forse  è  una  somma  troppo  modesta  per  ristorare  la  sofferenza  interiore  sofferta  dalla  ricorrente  a  causa  dell’ingiusta  bocciatura :  comunque, è  importante  il  principio  affermato  dalla  sentenza  in  esame,  della  risarcibilità  del  danno  morale  cagionato  dall’illegittima  bocciatura  scolastica  in  base  all’id  quod  plerumque  accidit  e, quindi, ad  una  massima  di  esperienza.

                                                                                                     Massimo  Niro

                                                                                              ( giurista,  ex  magistrato )


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