Stante la competenza concorrente nella materia energetica tra gli stati membri e l’Unione europea, ricordiamo che l’art. 191 del t.f.u.e. sancisce che la politica dell'Unione in materia ambientale contribuisce a perseguire i seguenti obiettivi:
- salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità dell'ambiente,
- protezione della salute umana,
- utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali,
- promozione sul piano internazionale di misure destinate a risolvere i problemi dell'ambiente a livello regionale o mondiale e, in particolare, a combattere i cambiamenti climatici.
La politica dell'Unione in materia ambientale mira a un elevato livello di tutela, tenendo conto della diversità delle situazioni nelle varie regioni dell'Unione. Essa è fondata sui principi della precauzione e dell'azione preventiva, sul principio della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all'ambiente, nonché sul principio "chi inquina paga".
In tale contesto, le misure di armonizzazione rispondenti ad esigenze di protezione dell'ambiente comportano, nei casi opportuni, una clausola di salvaguardia che autorizza gli Stati membri a prendere, per motivi ambientali di natura non economica, misure provvisorie soggette ad una procedura di controllo dell'Unione.
Nel predisporre la sua politica in materia ambientale l'Unione tiene conto:
- dei dati scientifici e tecnici disponibili,
- delle condizioni dell'ambiente nelle varie regioni dell'Unione,
- dei vantaggi e degli oneri che possono derivare dall'azione o dall'assenza di azione,
- dello sviluppo socioeconomico dell'Unione nel suo insieme e dello sviluppo equilibrato delle sue singole regioni.
Nell'ambito delle rispettive competenze, l'Unione e gli Stati membri collaborano con i paesi terzi e con le competenti organizzazioni internazionali. Le modalità della cooperazione dell'Unione possono formare oggetto di accordi tra questa ed i terzi interessati.
Il comma precedente non pregiudica la competenza degli Stati membri a negoziare nelle sedi internazionali e a concludere accordi internazionali.
Rileva sotto il profilo delle politiche energetiche l’art. 194 del medesimo t.f.u.e. nel quadro dell'instaurazione o del funzionamento del mercato interno e tenendo conto dell'esigenza di preservare e migliorare l'ambiente, la politica dell'Unione nel settore dell'energia è intesa, in uno spirito di solidarietà tra Stati membri, a:
Fatte salve le altre disposizioni dei trattati, il Parlamento europeo e il Consiglio, deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria, stabiliscono le misure necessarie per conseguire gli obiettivi di cui al paragrafo 1. Tali misure sono adottate previa consultazione del Comitato economico e sociale e del Comitato delle regioni.
Esse non incidono sul diritto di uno Stato membro di determinare le condizioni di utilizzo delle sue fonti energetiche, la scelta tra varie fonti energetiche e la struttura generale del suo approvvigionamento energetico, fatto salvo l'articolo 192, paragrafo 2, lettera c).
In deroga al paragrafo 2, il Consiglio, deliberando secondo una procedura legislativa speciale, all'unanimità e previa consultazione del Parlamento europeo, stabilisce le misure ivi contemplate se sono principalmente di natura fiscale.
Utile ripercorrere anche quanto stabilito nell’art. 122 dello stesso trattato f.u.e. per cui fatta salva ogni altra procedura prevista dai trattati, il Consiglio, su proposta della Commissione, può decidere, in uno spirito di solidarietà tra Stati membri, le misure adeguate alla situazione economica, in particolare qualora sorgano gravi difficoltà nell'approvvigionamento di determinati prodotti, in particolare nel settore dell'energia.
Ricordiamo la comunicazione della commissione europea sull’Avvio del processo di consultazione pubblica sul nuovo assetto del mercato dell'energia, 15.7.2015
COM(2015) 340 final https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX%3A52015DC0340&qid=1642332546828 che tra l’altro richiama la precedente comunicazione su una strategia quadro per un'Unione dell'energia resiliente, corredata da una politica lungimirante in materia di cambiamenti climatici /* COM/2015/080 final */ del 25/2/2015 https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=CELEX:52015DC0080&from=it.
Documenti ove emergeva ed emerge una forte tendenza a centralizzare la sovranità circa le politiche energetiche anche se il sopra richiamato art. 194 tfue fa salvo il diritto di uno Stato membro di determinare le condizioni di utilizzo delle sue fonti energetiche, la scelta tra varie fonti energetiche e la struttura generale del suo approvvigionamento energetico a parte che il Consiglio, deliberando all'unanimità secondo una procedura legislativa speciale e previa consultazione del Parlamento europeo, del Comitato economico e sociale e del Comitato delle regioni, adotta misure aventi una sensibile incidenza sulla scelta di uno Stato membro tra diverse fonti di energia e sulla struttura generale dell'approvvigionamento energetico del medesimo.
In queste ultime comunicazioni si legge che:
(https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX%3A52015DC0340&qid=1642332546828) “Il sistema dell'energia elettrica in Europa sta attraversando un periodo di profondi cambiamenti. L'adozione del terzo pacchetto sul mercato interno dell'energia 3 , le decisioni politiche sull'energia elettrica ha consentito lo sviluppo della concorrenza, con un conseguente aumento dei flussi transfrontalieri di energia elettrica. I mercati all'ingrosso sono sempre più caratterizzati da una concorrenza leale e aperta, e — sebbene ancora in modo insufficiente — la concorrenza sta iniziando a prendere piede anche a livello di commercio al dettaglio. Grazie all'introduzione del cosiddetto "accoppiamento di mercato" e dell'assegnazione della capacità "basata sul flusso", l'energia elettrica ora può essere scambiata in modo più efficiente in tutta Europa. Al tempo stesso, l'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili ha assunto un'importanza predominante grazie alla direttiva sulle fonti di energia rinnovabili 4 e agli sforzi degli Stati membri, preannunciando una transizione verso un sistema energetico a basse emissioni di CO2.
Questi sono tutti elementi di un sistema dell'energia orientato al futuro, ma l'Europa deve ancora superare notevoli ostacoli prima che il suo panorama energetico sia all'altezza delle sfide. Al fine di gestire tali cambiamenti e trarne pieno beneficio è necessario riesaminare l'organizzazione e la regolamentazione del sistema e dei mercati dell'energia elettrica in Europa.
L'attuale struttura di mercato risale a un'epoca in cui gli impianti elettrici centralizzati su larga scala, ampiamente alimentati da combustibili fossili, avevano l'obiettivo principale di rifornire ogni casa e ogni impresa in un'area limitata — di solito uno Stato membro — con la quantità di energia elettrica di cui necessitavano e in cui i consumatori - famiglie, imprese e industria — erano percepiti come soggetti passivi. Oggi, il passaggio a una produzione decentralizzata aumenta il numero di soggetti coinvolti e cambia i ruoli all'interno del mercato. È necessario che il mercato dell'energia elettrica si adatti a questa nuova realtà; occorre integrare pienamente gli attori del mercato, tenendo conto anche della domanda flessibile, dei fornitori di servizi energetici e delle energie rinnovabili. Un esempio concreto è costituito dalla flessibilità che consente ai consumatori industriali di partecipare al mercato e di trarre direttamente vantaggio dall'aumento della concorrenza. Occorre un quadro efficace di regolamentazione e di governance che riduca la necessità di interventi quali i meccanismi di regolazione della capacità.
Un mercato europeo pienamente funzionante dovrebbe consentire all'energia elettrica di circolare liberamente dove è più necessaria, richiesta e valutata, di trarre il massimo vantaggio dalla concorrenza transfrontaliera e di fornire i giusti segnali e incentivi per orientare correttamente gli investimenti. Inoltre, dovrebbe garantire che l'energia elettrica sia distribuita unicamente in base ai segnali del mercato. Tuttavia, allo stato attuale, non è sempre così. Mentre l'accoppiamento dei mercati, ove è stato applicato, ha comportato una maggiore correlazione tra i prezzi all'ingrosso, il valore assoluto dei prezzi differisce in modo significativo anche nei mercati vicini e i differenziali dei prezzi non si contraggono. Sono inoltre necessari ulteriori sforzi per garantire che un'interconnessione sufficiente tra le reti diventi una realtà e per promuovere una stabilità a lungo termine per gli investimenti nell'intero settore dell'energia.
Gli obiettivi per il 2030, convenuti dal Consiglio europeo nell'ottobre 2014 5 — riduzione di almeno il 40% delle emissioni interne di gas a effetto serra, quota delle energie rinnovabili del consumo energetico a livello UE di almeno il 27% e miglioramento dell'efficienza energetica di almeno il 27% — sono molto ambiziosi. Ciò significa che le modifiche al sistema dell'energia elettrica a favore della decarbonizzazione dovranno continuare e intensificarsi. Per raggiungere gli obiettivi dell'Unione europea per il 2030 in materia di energia e clima si stima che la quota di energie rinnovabili dovrebbe arrivare fino al 50% dell'energia elettrica. I mercati odierni non sono sufficientemente flessibili, sia dal lato dell'offerta che dal lato della domanda, per accogliere l'aumento della quota di energie rinnovabili. Il nuovo assetto di mercato dovrebbe garantire che i mercati dell'energia possano sostenere pienamente tale transizione al minimo costo. Questo obiettivo può essere raggiunto eliminando gli ostacoli rimanenti per le energie rinnovabili e garantendo che il mercato fornisca i giusti segnali per fare confluire un livello sufficiente di investimenti nella capacità flessibile necessaria per accogliere la crescente quota di energie rinnovabili variabili nel sistema. Un mezzo per conseguire un'integrazione riuscita e a basso costo delle energie rinnovabili consiste nel realizzare mercati dell'energia elettrica a breve termine che funzionino in modo ottimale dal giorno che precede l'erogazione dell'energia elettrica fino al momento del consumo, che diano un accesso completo a tecnologie flessibili.
Il potenziale dell'efficienza energetica è preso in considerazione nell'intero processo decisionale relativo allo sviluppo dell'Unione dell'energia (che evidenzia l'importanza del "principio dell'efficienza energetica al primo posto"). Tuttavia, la domanda di energia elettrica dovrebbe aumentare man mano che i consumatori passano a fonti di energia alternative. Ogni riesame dell'assetto di mercato deve pertanto creare le condizioni favorevoli per ridurre ulteriormente il consumo energetico dell'UE consentendo nel contempo un'integrazione nel mercato efficace sotto il profilo dei costi di nuovi tipi di domanda flessibile.
Inoltre, le nuove tecnologie abilitanti, come le reti intelligenti, i contatori intelligenti, le case intelligenti, l'autoproduzione e le apparecchiature di stoccaggio energetico conferiscono ai cittadini la possibilità di svolgere un ruolo in primo piano nella transizione energetica, utilizzando tali nuove tecnologie per ridurre le bollette e partecipare attivamente al mercato. Questa evoluzione deve essere promossa dal mercato.
L'assetto del mercato dell'UE dovrebbe garantire che il fabbisogno energetico dei piccoli e dei grandi consumatori possa essere soddisfatto da imprese innovative e intermediari affidabili in tutta Europa. Essi dovrebbero trarre vantaggio dalle opportunità offerte dalle nuove tecnologie e dal ruolo dei consumatori per sviluppare e applicare nuovi prodotti e servizi, contribuendo a fornire un "new deal" ai consumatori in grado di riunire i vari elementi della strategia dell'Unione dell'energia: creare posti di lavoro basati sulla ricerca e l'innovazione e porre l'efficienza energetica al centro delle nostre politiche.
Il nostro obiettivo consiste nell'integrare pienamente le energie rinnovabili nel sistema dell'energia elettrica assicurando che i mercati siano adeguati a tali energie, promuovendo il loro contributo ai mercati dell'energia elettrica su un piano di parità con la produzione convenzionale.
Ciò significa elaborare un nuovo quadro che definisca meccanismi di mercato:
-che siano adeguati ad un mercato dell'energia elettrica interconnesso esteso a tutta l'UE che fornisca chiari segnali di prezzo per nuovi investimenti e faciliti l'ulteriore sviluppo delle energie rinnovabili;
-che promuovano la cooperazione e il coordinamento regionali in materia di politiche energetiche;
-che consentano la cooperazione in materia di sviluppo delle energie rinnovabili, anche per i regimi di aiuto;
-che conferiscano una dimensione realmente europea alla sicurezza dell'approvvigionamento nel settore dell'energia elettrica.
Questa iniziativa è una delle azioni chiave della strategia dell'Unione dell'energia 6 . È adottata parallelamente alla comunicazione intitolata "Un "new deal" per i consumatori di energia", con l'obiettivo di mettere questi ultimi al centro del futuro sistema energetico e, come primo passo , di rivedere la direttiva sull'etichettatura energetica. “
Dalla comunicazione https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=CELEX:52015DC0080&from=it si evince che:
"2.5. Un'Unione dell'energia per la ricerca, l'innovazione e la competitività
L'Unione dell'energia non può prescindere da una nuova strategia per la ricerca e l'innovazione (R&I). L'Unione dell'energia europea, se intende raggiungere il primo posto nel mondo nel campo delle energie rinnovabili, deve essere pioniera della prossima generazione di tecnologie rinnovabili e soluzioni di stoccaggio.
Garantire all'UE una posizione di primo piano nelle tecnologie delle reti e delle case intelligenti, dei trasporti puliti, dei combustibili fossili puliti e della generazione nucleare più sicura del mondo è fondamentale per centrare l'obiettivo di trasformare l'Unione dell'energia in un motore per la crescita, l'occupazione e la competitività.
Si sono compiuti importanti progressi nel miglioramento dell'efficacia dei programmi di ricerca dell'Europa, ma si può fare molto di più. Siamo ancora lontani da una ricerca pienamente coordinata e mirata che riunisca efficacemente i programmi dell'UE e degli Stati membri intorno a obiettivi e risultati comuni. Per raggiungere i nostri obiettivi dobbiamo ottenere il massimo risultato possibile da ogni euro investito in tutta l'UE. A tal fine, occorre adottare un approccio integrato per creare sinergie, collaborare per coordinare le azioni e ottenere risultati e assicurare un più efficace collegamento tra ricerca e industria in modo da introdurre nuove tecnologie sul mercato nell'UE.
Ciò presuppone che il nuovo approccio europeo di R&I in materia di energia[28] acceleri la trasformazione del sistema energetico. Si tratterà di utilizzare Orizzonte 2020 come punto di partenza e di coinvolgere tutti gli Stati membri, i portatori di interesse e la Commissione.
Le azioni dovranno articolarsi intorno a quattro priorità principali che gli Stati membri e la Commissione devono sottoscrivere:
– essere leader mondiale nello sviluppo della prossima generazione di tecnologie delle energie rinnovabili, compresi la produzione rispettosa dell'ambiente e l'uso della biomassa e dei biocombustibili, nonché lo stoccaggio dell'energia;
– agevolare la partecipazione dei consumatori alla transizione energetica mediante reti intelligenti, elettrodomestici intelligenti, città intelligenti e sistemi domotici;
– dotarsi di sistemi energetici efficienti e utilizzare la tecnologia per rendere il parco immobiliare neutro dal punto di vista energetico;
– dotarsi di sistemi di trasporto più sostenibili in grado di mettere a punto e diffondere su vasta scala tecnologie e servizi innovativi per migliorare l'efficienza energetica e ridurre le emissioni di gas a effetto serra.
Oltre a queste quattro priorità comuni, altre priorità di ricerca meritano un livello di collaborazione molto più elevato fra la Commissione e gli Stati membri interessati a farne uso:
– un approccio lungimirante alla cattura e stoccaggio del carbonio (CCS) e alla cattura e consumo del carbonio (CCU) per i settori dell'energia e dell'industria, che sarà di importanza fondamentale per raggiungere gli obiettivi del 2050 per il clima all'insegna dell'efficacia dei costi. Ciò presuppone un quadro strategico favorevole, che comprenda una riforma del sistema di scambio di quote di emissioni e il nuovo Fondo per l'innovazione, al fine di garantire per gli investitori e le imprese una maggior chiarezza, necessaria per sviluppare ulteriormente questa tecnologia.
– Attualmente nell'UE quasi il 30% dell'elettricità è generato dall'energia nucleare[29]. L'UE deve garantire che gli Stati membri utilizzino i migliori standard esistenti in materia di sicurezza, gestione dei rifiuti e non proliferazione. L'UE dovrebbe anche adoperarsi per mantenere la leadership tecnologica nel settore nucleare, anche attraverso il progetto ITER[30], per non aumentare la propria dipendenza energetica e tecnologica.
Una transizione a un'economia a basse emissioni di CO2 basata sull'innovazione offre grandi opportunità per la crescita e l'occupazione. Emergeranno nuovi settori di attività, nuovi modelli aziendali e nuovi profili professionali. La leadership tecnologica deve spianare la strada allo sviluppo di capacità di produzione industriale o di catene di approvvigionamento tecnologico in tutta Europa. A tal fine è necessaria una collaborazione fra la ricerca, l'industria, il settore finanziario e le autorità pubbliche. Un'efficace strategia industriale in tal senso permetterà all'industria dell'UE di trarre vantaggio dal suo ruolo di precursore, sia a livello nazionale che sui mercati tecnologici internazionali, con ripercussioni positive sulla competitività e l'occupazione.
La Commissione valuterà in quale misura gli appalti pubblici possano sfruttare pienamente il loro potenziale di catalizzatori dell'innovazione industriale e commerciale e di stimolo alla crescita ecologica, sia all'interno dell'UE che al di là dei suoi confini. Utilizzerà pienamente la politica commerciale dell'UE per migliorare l'accesso ai mercati esteri per le tecnologie e i servizi connessi all'Unione dell'energia nonché per proteggere il mercato dell'UE dalle pratiche commerciali sleali e sostenere altri paesi nell'istituzione di sistemi energetici moderni e sostenibili. La Commissione collaborerà con gli Stati membri e con le regioni per garantire sinergie tra i vari fondi dell'UE e per sfruttare appieno il potenziale dei finanziamenti della politica di coesione per l'innovazione.
I cambiamenti attesi richiederanno anche l'adeguamento di alcuni settori, modelli economici o profili professionali. Occorrerà istituire percorsi di formazione professionale e o di altro tipo per profili professionali nuovi o modificati corrispondenti alle nuove esigenze delle imprese e fornire alle persone solide competenze. Una transizione energetica giusta ed equa richiederà pertanto la riqualificazione o il perfezionamento professionale dei lavoratori in alcuni settori e, ove necessario, misure sociali al livello appropriato. Al riguardo, saranno fondamentali le conoscenze e l'esperienza di prima mano delle parti sociali. La Commissione terrà informate le parti sociali e le inviterà ad includere la transizione energetica nel loro dialogo sociale a livello europeo.".
"3. La governance dell'Unione dell'energia
L'Unione dell'energia ha anche bisogno di una governance integrata e di una procedura di monitoraggio per garantire che tutte le azioni in materia di energia a livello europeo, nazionale, regionale e locale contribuiscano alla realizzazione dei suoi obiettivi. Il processo di governance dovrà servire per i seguenti scopi:
- riunire le azioni in materia di clima e di energia e quelle in altri settori strategici pertinenti per una maggiore coerenza programmatica a lungo termine. Si offrono così agli investitori certezza e orientamenti a lungo termine;
- garantire l'attuazione del mercato interno dell'energia e la realizzazione del quadro 2030 per l'energia e il clima, in particolare l'attuazione degli obiettivi concordati per il 2030 in materia di energie rinnovabili, efficienza energetica, settori esclusi dal sistema di scambio di quote di emissioni e interconnessioni;
- razionalizzare gli attuali obblighi di pianificazione e di rendicontazione, evitando inutili oneri amministrativi;
- avviare un dialogo sull'energia con i portatori di interesse per contribuire all'elaborazione delle politiche e sostenere l'impegno attivo nella gestione della transizione energetica;
- approfondire la cooperazione tra Stati membri, anche a livello regionale, e con la Commissione;
- migliorare i dati disponibili, le analisi e le informazioni che sono alla base dell'Unione dell'energia mettendo in comune le conoscenze pertinenti e rendendole facilmente accessibili a tutte le parti interessate;
- riferire ogni anno al Parlamento europeo e al Consiglio sulla situazione dell'Unione dell'energia in modo da trattare le questioni essenziali e orientare il dibattito politico.
La Commissione avvierà un processo dinamico di governance dell'Unione europea dell'energia. Nonostante gli evidenti collegamenti tra questo processo di governance e il semestre europeo, questi saranno gestiti separatamente.
4. Realizzare l'Unione dell'energia
Realizzare l'Unione dell'energia significa portare a termine le azioni illustrate nella presente strategia, riassunte nei quindici punti riportati in appresso. La tabella di marcia allegata elenca le iniziative da mettere in atto nell'ambito della strategia, con un preciso calendario di adozione e di attuazione e le rispettive responsabilità. La Commissione ritiene tali iniziative interconnesse e coerenti con le ambizioni che l'UE deve avere per trasformare il sistema energia dell'Europa.
Il successo dell'attuazione dipende dall'impegno politico di tutti i soggetti interessati, comprese le istituzioni dell'UE, gli Stati membri, la Banca europea per gli investimenti ed altri portatori di interesse, anche a livello regionale e locale, in linea con i principi di sussidiarietà, di proporzionalità e del "legiferare meglio".
L'Unione europea deve essere in grado di reagire agli imprevisti, cogliere nuove opportunità e prevedere le tendenze future e adattarvisi. Ogniqualvolta sarà necessario la Commissione si avvarrà del suo diritto di iniziativa per definire una risposta adeguata agli eventi.
La Commissione invita il Parlamento europeo e il Consiglio ad approvare la presente strategia per realizzare l'Unione dell'energia e a impegnarsi attivamente nella sua attuazione, in stretta cooperazione con tutte le parti interessate."
Segue il testo di cui al titolo
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https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=celex%3A32021R1119 Gazzetta ufficiale dell’Unione europea L 243/1
REGOLAMENTO (UE) 2021/1119 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
del 30 giugno 2021
che istituisce il quadro per il conseguimento della neutralità climatica e che modifica il regolamento (CE) n. 401/2009 e il regolamento (UE) 2018/1999 («Normativa europea sul clima»)
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 192, paragrafo 1,
vista la proposta della Commissione europea,
previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,
visti i pareri del Comitato economico e sociale europeo (1),
visto il parere del Comitato delle regioni (2),
deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria (3),
considerando quanto segue:
(1) |
La minaccia esistenziale posta dai cambiamenti climatici richiede una maggiore ambizione e un’intensificazione dell’azione per il clima da parte dell’Unione e degli Stati membri. L’Unione si è impegnata a potenziare gli sforzi per far fronte ai cambiamenti climatici e a dare attuazione all’accordo di Parigi adottato nell’ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici («accordo di Parigi») (4), guidata dai suoi principi e sulla base delle migliori conoscenze scientifiche disponibili, nel contesto dell’obiettivo a lungo termine relativo alla temperatura previsto dall’accordo di Parigi. |
(2) |
Nella comunicazione dell’11 dicembre 2019 intitolata «Il Green Deal europeo» («Green Deal europeo») la Commissione ha illustrato una nuova strategia di crescita mirata a trasformare l’Unione in una società giusta e prospera, dotata di un’economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva che nel 2050 non genererà emissioni nette di gas a effetto serra e in cui la crescita economica sarà dissociata dall’uso delle risorse. Il Green Deal europeo mira inoltre a proteggere, conservare e migliorare il capitale naturale dell’Unione e a proteggere la salute e il benessere dei cittadini dai rischi di natura ambientale e dalle relative conseguenze. Allo stesso tempo, questa transizione deve essere giusta e inclusiva e non deve lasciare indietro nessuno. |
(3) |
Il gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC), nella sua relazione speciale del 2018 concernente gli effetti del riscaldamento globale di 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali e relative traiettorie delle emissioni di gas a effetto serra a livello mondiale nell’ambito del rafforzamento della risposta globale alla minaccia dei cambiamenti climatici, dello sviluppo sostenibile e degli sforzi per eliminare la povertà, fornisce una solida base scientifica per affrontare i cambiamenti climatici e evidenzia la necessità di intensificare rapidamente l’azione per il clima e di continuare la transizione verso un’economia climaticamente neutra. Tale relazione conferma che le emissioni di gas a effetto serra devono essere ridotte quanto prima e che il cambiamento climatico deve essere limitato a 1,5 °C, in particolare per ridurre la probabilità di eventi meteorologici estremi e il raggiungimento di punti di non ritorno. La piattaforma intergovernativa di politica scientifica per la biodiversità e i servizi ecosistemici (IPBES) ha evidenziato, nella sua relazione di valutazione globale sulla biodiversità e i servizi ecosistemici del 2019, un’erosione della biodiversità a livello mondiale, della quale i cambiamenti climatici sono la terza causa in ordine di importanza. |
(4) |
Un obiettivo stabile a lungo termine è fondamentale per contribuire alla trasformazione economica e sociale, alla creazione di posti di lavoro di alta qualità, alla crescita sostenibile e al conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, ma anche per raggiungere in modo giusto, equilibrato dal punto di vista sociale, equo e in modo efficiente in termini di costi l’obiettivo a lungo termine relativo alla temperatura di cui all’accordo di Parigi. |
(5) |
È necessario affrontare i crescenti rischi per la salute connessi al clima, tra cui ondate di calore, inondazioni e incendi boschivi più frequenti e intensi, minacce alla sicurezza alimentare e idrica, nonché la comparsa e la diffusione di malattie infettive. Come annunciato nella comunicazione del 24 febbraio 2021 dal titolo «Plasmare un’Europa resiliente ai cambiamenti climatici — La nuova strategia dell’UE di adattamento ai cambiamenti climatici», la Commissione ha istituito un osservatorio europeo per il clima e la salute nell’ambito della piattaforma europea sull’adattamento ai cambiamenti climatici (Climate-ADAPT), al fine di comprendere meglio, anticipare e ridurre al minimo le minacce per la salute causate dai cambiamenti climatici. |
(6) |
Il presente regolamento rispetta i diritti fondamentali e osserva i principi sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, in particolare l’articolo 37 della stessa, che mira a promuovere l’integrazione di un livello elevato di tutela dell’ambiente e del miglioramento della qualità ambientale nelle politiche dell’Unione conformemente al principio dello sviluppo sostenibile. |
(7) |
L’azione per il clima dovrebbe rappresentare un’opportunità per tutti i settori dell’economia nell’Unione per contribuire ad assicurare la leadership industriale nel campo dell’innovazione globale. Sotto l’impulso del quadro normativo definito dall’Unione e degli sforzi compiuti dalle industrie europee, è possibile dissociare la crescita economica dalle emissioni di gas a effetto serra. Ad esempio, le emissioni di gas a effetto serra nell’Unione sono state ridotte del 24 % tra il 1990 e il 2019 mentre, nello stesso periodo, l’economia è cresciuta del 60 %. Fatta salva la legislazione vincolante e le altre iniziative adottate a livello dell’Unione, tutti i settori dell’economia — compresi l’energia, l’industria, i trasporti, il riscaldamento e il raffreddamento, come pure l’edilizia, l’agricoltura, i rifiuti e l’uso del suolo, i cambiamenti di uso del suolo e la silvicoltura, indipendentemente dal fatto che tali settori rientrino nel sistema per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra nell’Unione («EU ETS») — dovrebbero contribuire al conseguimento della neutralità climatica nell’Unione entro il 2050. Al fine di rafforzare la partecipazione di tutti gli attori economici, la Commissione dovrebbe agevolare i dialoghi e i partenariati settoriali in materia di clima riunendo i principali portatori di interessi in modo inclusivo e rappresentativo, in modo da incoraggiare i settori stessi a elaborare tabelle di marcia volontarie indicative e a pianificare la transizione verso il conseguimento dell’obiettivo della neutralità climatica dell’Unione entro il 2050. Tali tabelle di marcia potrebbero apportare un valido contributo all’assistenza ai settori nella pianificazione degli investimenti necessari verso la transizione a un’economia climaticamente neutra e potrebbero anche servire a rafforzare l’impegno settoriale nella ricerca di soluzioni climaticamente neutre. Tali tabelle di marcia potrebbero anche integrare le iniziative esistenti, tra cui l’Alleanza europea per le batterie e l’Alleanza europea per l’idrogeno pulito, che promuovono la collaborazione industriale nella transizione verso la neutralità climatica. |
(8) |
L’accordo di Parigi fissa l’obiettivo di lungo termine relativo alla temperatura all’articolo 2, paragrafo 1, lettera a), dello stesso, e mira a rafforzare la risposta globale alla minaccia dei cambiamenti climatici, rafforzando la capacità di adattamento agli effetti negativi dei cambiamenti climatici, come specificato all’articolo 2, paragrafo 1, lettera b) dello stesso e rendendo i flussi finanziari coerenti con un percorso che conduca a uno sviluppo a basse emissioni di gas a effetto serra e resiliente al clima, come disposto all’articolo 2, paragrafo 1, lettera c) dello stesso. Come quadro complessivo per il contributo dell’Unione all’accordo di Parigi, il presente regolamento dovrebbe assicurare che sia l’Unione sia gli Stati membri contribuiscano alla risposta globale ai cambiamenti climatici, di cui all’accordo di Parigi. |
(9) |
L’azione per il clima dell’Unione e degli Stati membri mira a tutelare le persone e il pianeta, il benessere, la prosperità, l’economia, la salute, i sistemi alimentari, l’integrità degli ecosistemi e la biodiversità contro la minaccia dei cambiamenti climatici, nel contesto dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile e nel perseguimento degli obiettivi dell’accordo di Parigi; mira inoltre a massimizzare la prosperità entro i limiti del pianeta, incrementare la resilienza e ridurre la vulnerabilità della società ai cambiamenti climatici. In quest’ottica, le azioni dell’Unione e degli Stati membri dovrebbero essere guidate dal principio di precauzione e dal principio «chi inquina paga», istituiti dal trattato sul funzionamento dell’Unione europea, e dovrebbero anche tener conto del principio dell’efficienza energetica al primo posto e del principio del «non nuocere» del Green Deal europeo. |
(10) |
Il conseguimento della neutralità climatica richiede il contributo di tutti i settori economici per i quali le emissioni o gli assorbimenti di gas a effetto serra sono disciplinati dal diritto dell’Unione. |
(11) |
Vista l’importanza della produzione e del consumo di energia per il livello di emissioni di gas a effetto serra, è indispensabile realizzare la transizione verso un sistema energetico sicuro, sostenibile e a prezzi accessibili, basato sulla diffusione delle energie rinnovabili, su un mercato interno dell’energia ben funzionante e sul miglioramento dell’efficienza energetica, riducendo nel contempo la povertà energetica. Anche la trasformazione digitale, l’innovazione tecnologica, la ricerca e lo sviluppo sono fattori importanti per conseguire l’obiettivo della neutralità climatica. |
(12) |
L’Unione ha predisposto un quadro normativo per conseguire l’obiettivo della riduzione delle emissioni di gas a effetto serra fissato per il 2030 concordato nel 2014, prima dell’entrata in vigore dell’accordo di Parigi. La legislazione volta all’attuazione di tale traguardo è costituita, tra l’altro, dalla direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (5) che istituisce il sistema EU ETS, dal regolamento (UE) 2018/842 del Parlamento europeo e del Consiglio (6), che ha introdotto traguardi nazionali di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2030, e dal regolamento (UE) 2018/841 del Parlamento europeo e del Consiglio (7), che impone agli Stati membri di bilanciare le emissioni e gli assorbimenti di gas a effetto serra risultanti dall’uso del suolo, dal cambiamento di uso del suolo e dalla silvicoltura. |
(13) |
Il sistema EU ETS rappresenta una pietra angolare della politica climatica dell’Unione e ne costituisce lo strumento fondamentale per ridurre le emissioni di gas a effetto serra in modo efficiente in termini di costi. |
(14) |
Nella comunicazione del 28 novembre 2018 intitolata «Un pianeta pulito per tutti –Visione strategica europea a lungo termine per un’economia prospera, moderna, competitiva e climaticamente neutra» la Commissione ha illustrato la sua strategia per conseguire l’azzeramento delle emissioni nette di gas a effetto serra nell’Unione entro il 2050 mediante una transizione equa sul piano sociale ed efficiente in termini di costi. |
(15) |
Con il pacchetto «Energia pulita per tutti gli europei», del 30 novembre 2016, l’Unione sta perseguendo un ambizioso programma di decarbonizzazione, in particolare mediante la creazione di un’Unione dell’energia solida che include gli obiettivi, all’orizzonte del 2030, per l’efficienza energetica e la diffusione delle energie rinnovabili di cui alle direttive 2012/27/UE (8) e (UE) 2018/2001 (9) del Parlamento europeo e del Consiglio, e mediante il rafforzamento della legislazione pertinente, compresa la direttiva 2010/31/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (10). |
(16) |
L’Unione è un leader mondiale nella transizione verso la neutralità climatica ed è determinata a contribuire a rafforzare l’ambizione e la risposta globale ai cambiamenti climatici, utilizzando tutti gli strumenti a sua disposizione, compresa la diplomazia climatica. |
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L’Unione dovrebbe proseguire la sua azione per il clima e mantenere la leadership internazionale su questo versante anche dopo il 2050, al fine di proteggere le persone e il pianeta dalla minaccia di cambiamenti climatici pericolosi, in vista dell’obiettivo di lungo termine relativo alla temperatura stabilito dall’accordo di Parigi e alle raccomandazioni scientifiche dell’IPCC, dell’IPBES, e del comitato consultivo scientifico europeo sui cambiamenti climatici, nonché alle valutazioni di altri organi internazionali. |
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Il rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio permane nei confronti dei partner internazionali che non condividono le stesse norme di protezione del clima dell’Unione. La Commissione intende pertanto proporre un meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera per determinati settori, al fine di ridurre tali rischi in modo compatibile con le norme dell’Organizzazione mondiale del commercio. Inoltre, è importante mantenere incentivi politici efficaci a sostegno di soluzioni tecnologiche e innovazioni che consentano la transizione verso un’economia dell’Unione competitiva a impatto climatico zero, garantendo nel contempo la certezza degli investimenti. |
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Il Parlamento europeo, nella sua risoluzione del 15 gennaio 2020 sul Green Deal europeo, ha chiesto che la transizione, ormai indispensabile, verso una società climaticamente neutra avvenga entro il 2050 al più tardi e divenga una storia di successo europea e, nella sua risoluzione del 28 novembre 2019 sull’emergenza climatica e ambientale, ha dichiarato l’emergenza climatica e ambientale. Ha inoltre invitato più volte l’Unione a innalzare il suo traguardo per il 2030 in materia di clima e a inserire tale traguardo più ambizioso nel presente regolamento. Il Consiglio europeo, nelle conclusioni del 12 dicembre 2019, ha approvato l’obiettivo di conseguire la neutralità climatica dell’Unione entro il 2050, in linea con gli obiettivi dell’accordo di Parigi, pur riconoscendo che è necessario predisporre un quadro favorevole che vada a beneficio di tutti gli Stati membri e comprenda strumenti, incentivi, sostegno e investimenti adeguati per assicurare una transizione efficiente in termini di costi, giusta, socialmente equilibrata ed equa, tenendo conto delle diverse situazioni nazionali in termini di punti di partenza. Ha inoltre osservato che la transizione richiederà notevoli investimenti pubblici e privati. Il 6 marzo 2020 l’Unione ha presentato la sua strategia di sviluppo a lungo termine a basse emissioni di gas a effetto serra e, il 17 dicembre 2020, il suo contributo determinato a livello nazionale alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), a seguito dell’approvazione da parte del Consiglio. |
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L’Unione dovrebbe mirare a raggiungere, entro il 2050, un equilibrio all’interno dell’Unione tra le emissioni antropogeniche dalle fonti e gli assorbimenti antropogenici dai pozzi dei gas a effetto serra di tutti i settori economici e, ove opportuno, raggiungere emissioni negative in seguito. Tale obiettivo dovrebbe comprendere le emissioni e gli assorbimenti dei gas a effetto serra a livello dell’Unione regolamentati nel diritto dell’Unione. Dovrebbe essere possibile affrontare tali emissioni e assorbimenti nel contesto del riesame della pertinente legislazione in materia di clima ed energia. I pozzi comprendono le soluzioni naturali e tecnologiche riportate negli inventari dei gas a effetto serra dell’Unione trasmessi all’UNFCCC. Le soluzioni basate sulle tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS) e di cattura e utilizzo del carbonio (CCU) possono contribuire alla decarbonizzazione, in particolare alla riduzione delle emissioni di processo nell’industria, per gli Stati membri che scelgono questa tecnologia. L’obiettivo della neutralità climatica a livello dell’Unione all’orizzonte 2050 dovrebbe essere perseguito collettivamente da tutti gli Stati membri, i quali, insieme al Parlamento europeo, al Consiglio e alla Commissione dovrebbero adottare le misure necessarie per consentirne il conseguimento. Le misure adottate a livello dell’Unione costituiranno una parte importante delle misure necessarie per conseguire questo obiettivo. |
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Nelle sue conclusioni dell’8 e 9 marzo 2007 e del 23 e 24 ottobre 2014, il Consiglio europeo ha approvato rispettivamente l’obiettivo dell’Unione della riduzione delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2020 e il quadro 2030 per le politiche dell’energia e del clima. Le disposizioni del presente regolamento concernenti la determinazione del traguardo dell’Unione in materia di clima per il 2040 non pregiudicano il ruolo del Consiglio europeo, sancito dai trattati, nel definire le priorità e gli orientamenti politici generali per lo sviluppo della politica climatica dell’Unione. |
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I pozzi di assorbimento del carbonio svolgono un ruolo essenziale nella transizione verso la neutralità climatica nell’Unione e, in particolare, i settori dell’agricoltura, della silvicoltura e dell’uso del suolo apportano un contributo importante in tale contesto. Come annunciato nella comunicazione del 20 maggio 2020 dal titolo «Una strategia «Dal produttore al consumatore» per un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente», la Commissione promuoverà un nuovo modello imprenditoriale verde per ricompensare i gestori del territorio per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e l’assorbimento di carbonio nell’ambito della prossima iniziativa sull’agricoltura del carbonio. Inoltre, nella sua comunicazione dell’11 marzo 2020 dal titolo «Un nuovo piano d’azione per l’economia circolare per un’Europa più pulita e competitiva», la Commissione si è impegnata a sviluppare un quadro normativo per la certificazione degli assorbimenti di carbonio basato su una contabilizzazione del carbonio solida e trasparente al fine di monitorare e verificare l’autenticità degli assorbimenti di carbonio, garantendo nel contempo che non vi siano impatti negativi sull’ambiente, in particolare sulla biodiversità, sulla salute pubblica o sugli obiettivi sociali o economici. |
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Il ripristino degli ecosistemi contribuirebbe a mantenere, gestire e migliorare i pozzi naturali e a promuovere la biodiversità, contrastando nel contempo i cambiamenti climatici. Inoltre, il «triplo ruolo» delle foreste, in particolare in quanto pozzi di assorbimento, stoccaggio e sostituzione, contribuisce alla riduzione dei gas a effetto serra nell’atmosfera, assicurando al contempo che le foreste continuino a crescere e a fornire molti altri servizi. |
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Le competenze scientifiche e le migliori evidenze disponibili e aggiornate, unitamente a informazioni tanto fattuali quanto trasparenti sui cambiamenti climatici, sono indispensabili e devono sostenere l’azione dell’Unione per il clima e i suoi sforzi per conseguire la neutralità climatica entro il 2050. Un comitato consultivo scientifico europeo sui cambiamenti climatici («comitato consultivo») dovrebbe essere istituito per fungere da punto di riferimento sulle conoscenze scientifiche connesse ai cambiamenti climatici in virtù della sua indipendenza e delle sue competenze scientifiche e tecniche. Il comitato consultivo dovrebbe integrare il lavoro dell’Agenzia europea per l’ambiente (AEA) pur agendo indipendentemente nello svolgimento dei suoi compiti. La sua missione dovrebbe evitare sovrapposizioni con la missione dell’IPCC a livello internazionale. Il regolamento (CE) n. 401/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio (11) dovrebbe essere pertanto modificato al fine di istituire il comitato consultivo. Gli organismi consultivi nazionali in materia di clima possono svolgere un ruolo importante nel fornire, tra l’altro, alle autorità nazionali competenti pareri scientifici esperti in materia di politica climatica come prescritto dallo Stato membro interessato negli Stati membri in cui esistono. Pertanto, gli Stati membri che non lo hanno ancora fatto sono invitati a istituire un organo consultivo nazionale in materia di clima. |
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La transizione verso la neutralità climatica presuppone cambiamenti nell’intero spettro delle politiche e uno sforzo collettivo di tutti i settori dell’economia e della società, come evidenziato nel Green Deal europeo. Il Consiglio europeo, nelle conclusioni del 12 dicembre 2019, ha dichiarato che tutte le normative e politiche pertinenti dell’Unione devono essere coerenti con il conseguimento dell’obiettivo della neutralità climatica e contribuirvi, nel rispetto della parità di condizioni, e ha invitato la Commissione a valutare se ciò richieda un adeguamento delle norme vigenti. |
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Come annunciato nel Green Deal europeo, la Commissione ha valutato il traguardo dell’Unione di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per il 2030 nella sua comunicazione del 17 settembre 2020«Un traguardo climatico 2030 più ambizioso per l’Europa — Investire in un futuro a impatto climatico zero nell’interesse dei cittadini», sulla base di un’ampia valutazione d’impatto e tenendo conto della sua analisi dei piani nazionali integrati per l’energia e il clima che le sono trasmessi a norma del regolamento (UE) 2018/1999 del Parlamento europeo e del Consiglio (12). Alla luce dell’obiettivo della neutralità climatica da conseguire per il 2050, entro il 2030 dovrebbero essere ridotte le emissioni di gas a effetto serra e aumentati gli assorbimenti, in modo tale che le emissioni nette di gas a effetto serra - ossia le emissioni al netto degli assorbimenti — siano ridotte, in tutti i settori dell’economia e a livello dell’Unione, di almeno il 55 % rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030. Il Consiglio europeo ha approvato tale obiettivo nelle sue conclusioni del 10 e 11 dicembre 2020. Ha inoltre fornito orientamenti iniziali sulla sua attuazione. Tale nuovo obiettivo climatico dell’Unione per il 2030 costituisce un obiettivo successivo ai sensi dell’articolo 2, punto 11, del regolamento (UE) 2018/1999, e conseguentemente sostituisce l’obiettivo dell’Unione di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2030 stabilito nel medesimo punto. Inoltre, è opportuno che entro il 30 giugno 2021 la Commissione valuti in che modo la legislazione dell’Unione che attua l’obiettivo climatico dell’Unione per il 2030 debba essere modificata al fine di conseguire suddette riduzioni delle emissioni. Alla luce di ciò, la Commissione ha annunciato un riesame della pertinente legislazione in materia di clima ed energia che sarà adottata in un pacchetto riguardante, tra l’altro, le energie rinnovabili, l’efficienza energetica, l’uso del suolo, la tassazione dell’energia, i livelli di prestazione in materia di emissioni di CO2 per i veicoli leggeri, la condivisione degli sforzi e il sistema EU ETS. La Commissione intende valutare gli effetti dell’introduzione di ulteriori misure dell’Unione che potrebbero integrare le misure esistenti, quali misure di mercato comprendenti un solido meccanismo di solidarietà. |
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Secondo le valutazioni della Commissione, gli impegni esistenti a norma dell’articolo 4 del regolamento (UE) 2018/841 si traducono in un pozzo netto di assorbimento di carbonio di 225 milioni di tonnellate di CO2 equivalente nel 2030. Per garantire che siano profusi sforzi di mitigazione sufficienti fino al 2030, è opportuno limitare il contributo degli assorbimenti netti all’obiettivo climatico dell’Unione per il 2030 a tale livello. Ciò non pregiudica il riesame della pertinente legislazione dell’Unione al fine di consentire il conseguimento dell’obiettivo. |
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Le spese a titolo del bilancio dell’Unione e dello strumento dell’Unione europea per la ripresa istituito dal regolamento (UE) 2020/2094 del Consiglio (13) contribuiscono al conseguimento degli obiettivi climatici, destinando almeno il 30 % dell’importo totale della spesa al sostegno di obiettivi climatici, sulla base di una metodologia efficace e conformemente alla legislazione settoriale. |
(29) |
Alla luce dell’obiettivo di conseguire la neutralità climatica entro il 2050 e in considerazione degli impegni internazionali assunti nell’ambito dell’accordo di Parigi, sono necessari sforzi costanti per garantire la graduale eliminazione delle sovvenzioni all’energia che sono incompatibili con tale obiettivo, in particolare per quanto riguarda i combustibili fossili, senza incidere sugli sforzi volti a ridurre la povertà energetica. |
(30) |
Al fine di offrire prevedibilità e creare un clima di fiducia per tutti gli operatori economici, tra cui le imprese, i lavoratori, gli investitori e i consumatori, assicurare una riduzione graduale delle emissioni di gas a effetto serra nel corso del tempo come anche l’irreversibilità della transizione verso la neutralità climatica, la Commissione dovrebbe proporre un traguardo intermedio dell’Unione in materia di clima per il 2040, se del caso, al più tardi entro sei mesi dal primo bilancio globale eseguito a norma dell’accordo di Parigi. La Commissione può presentare proposte di revisione del traguardo intermedio, tenendo conto delle conclusioni delle valutazioni dei progressi e delle misure dell’Unione e delle misure nazionali, come pure dei risultati del bilancio globale e degli sviluppi internazionali, anche relativamente alle scadenze comuni per i contributi determinati a livello nazionale. Quale strumento per aumentare la trasparenza e la responsabilità delle politiche climatiche dell’Unione, è opportuno che la Commissione, nel formulare la sua proposta legislativa per il traguardo dell’Unione in materia di clima per il 2040, pubblichi il bilancio di previsione indicativo per i gas a effetto serra dell’Unione per il periodo 2030-2050, definito come il volume totale indicativo delle emissioni nette di gas a effetto serra che si prevede saranno emesse in tale periodo senza pregiudicare gli impegni dell’Unione nell’ambito dell’accordo di Parigi, nonché la metodologia alla base di tale bilancio indicativo. |
(31) |
L’adattamento è un elemento essenziale della risposta mondiale di lungo termine ai cambiamenti climatici. Gli effetti negativi dei cambiamenti climatici rischiano potenzialmente di superare le capacità di adattamento degli Stati membri. Gli Stati membri e l’Unione dovrebbero pertanto migliorare la loro capacità di adattamento, rafforzare la resilienza e ridurre la vulnerabilità ai cambiamenti climatici, come previsto dall’articolo 7 dell’accordo di Parigi, nonché massimizzare i benefici collaterali derivanti da altre politiche e normative. La Commissione dovrebbe adottare una strategia dell’Unione sull’adattamento ai cambiamenti climatici in linea con l’accordo di Parigi. È opportuno che gli Stati membri adottino strategie e piani nazionali di adattamento completi a livello nazionale, fondati su analisi rigorose in materia di cambiamenti climatici e di vulnerabilità, sulle valutazioni dei progressi compiuti e sugli indicatori, e basandosi sulle migliori e più recenti evidenze scientifiche disponibili. L’Unione dovrebbe puntare a creare un contesto normativo favorevole alle politiche e alle misure nazionali messe in atto dagli Stati membri ai fini dell’adeguamento ai cambiamenti climatici. Migliorare la resilienza climatica e le capacità di adattamento ai cambiamenti climatici richiede sforzi congiunti da parte di tutti settori dell’economia e della società nonché coerenza e uniformità in tutte le pertinenti normative e le politiche. |
(32) |
Gli ecosistemi, le persone e le economie di tutte le regioni dell’Unione si troveranno ad affrontare i gravi effetti dei cambiamenti climatici, quali calore estremo, inondazioni, siccità, carenza idrica, innalzamen |