Cultura, società  -  Redazione P&D  -  06/04/2022

Mio padre, come Putin e come lo zar Will Smith. Sarà vero? - Mario Iannucci

 Tutti hanno visto lo schiaffo che, il pluripremiato attore Will Smith, ha tirato al comico Chris Rock sul palco della premiazione per gli Oscar. Una cerimonia e uno schiaffo visti da milioni di persone nel mondo. Il comico aveva sbeffeggiato la moglie di Smith a partire da una malattia della donna. L’attore ha reagito con lo schiaffo.

 Massimo Gramellini, in un fondo del Corriere, il 29 marzo ha paragonato il gesto di Will Smith all’invasione dell’Ucraina da parte di Putin: “Appena invadi, o appena meni, lo scenario cambia di colpo e le motivazioni della violenza non contano più. Resta solo la violenza”. Ma non si è limitato a questo. Gramellini ha elogiato Rock che si è lasciato picchiare da Smith, contrapponendolo al “collega” Zelensky che invece ha opposto “resistenza”. Quanta violenza in queste parole di Gramellini, che non solo denigra Zelensky dandogli del comico (Zelensky parla e agisce ora come Presidente del suo Paese e non come ex comico televisivo), ma paragona chi rivolge gravi insulti, stando su una platea televisiva internazionale, a chi resiste, rischiando la vita, alla violenza omicida di coloro che organizzano una aggressione e una strage di massa),

 Quando ho saputo del gesto di Will Smith -non ho mai guardato la premiazione degli Oscar- mi è venuto in mente mio padre. Era un uomo scherzoso, un padre sorridente e affettuoso ma severo. Una volta falsificai la sua firma su una nota scolastica, una delle diverse note prese per “cattiva condotta”: ero piuttosto bravo a scuola, ma per ben due volte ebbi una pesante insufficienza in condotta. Non sono mai stato un violento, ma ero un ragazzino indisciplinato. Indisciplinato e bravissimo a falsificare la firma di mio padre (ancora oggi la mia firma assomiglia non poco alla sua). Venni però smascherato. In quella occasione mio padre, incline a perdere la pazienza, mi trafisse con uno sguardo di fronte al professore che lo aveva convocato, ma fece poco altro, dicendo semplicemente che avevo compiuto una azione detestabile, poiché avevo falsificato e mentito. Quando tornai a casa, mi prese da parte e mi diede, senza dire una parola, un forte scappellotto. Pensai che me lo ero meritato, e ancora lo penso. Fui grato a mio padre, che mi voleva molto bene, per avermelo tirato. Ero io dalla parte del torto e l’azione di mio padre, a quel tempo e in quel periodo storico/culturale, fu estremamente educativa.

 Non amo la violenza. Ma penso fermamente che sia assolutamente sbagliato subire la violenza e porgere l’altra guancia. In famiglia c’era anche mia nonna Bianca, che mi ha insegnato una infinità di cose. Ricorreva ai proverbi e aveva una lingua tagliente. Non mi è mai capitato di sentirla parlare a sproposito, poiché era in grado di tenere a freno la sua lingua. Mia nonna sapeva bene che “ne uccide più la lingua della spada”. Una cosa, perciò, la so di sicuro: si può essere estremamente violenti con le parole, talvolta molto più violenti che con i gesti. Lo dovrebbe sapere bene Gramellini, che non solo è giornalista, ma tiene addirittura, in prima serata e su una rete RAI, una rubrica “sulle parole”.

 La questione dunque, almeno per me, non è quella di chi agisce la violenza, ma di chi ha torto. Se qualcuno invade il mio Paese, uccide i miei concittadini e tenta di uccidere me, spero che ci sia che mi ringrazia se prendo un fucile e tento una difesa, specie se lo faccio partendo da una posizione di palese inferiorità. Credo che certe difese siano non solo legittime, ma persino debite. Resistere all’altrui illecita violenza, usando la forza di cui disponi, fa molto bene anche all’aggressore, che non può e non deve impunemente credersi dalla parte della ragione quando ha invece un palese torto. Se qualcuno, da un palcoscenico internazionale, dileggia violentemente una persona a partire dalla malattia di quella persona, mi chiedo se sia davvero da condannare il familiare della persona offesa che infligge all’aggressore una punizione. Magari l’uomo che reagisce con uno schiaffo (non tirando una revolverata!), sarà punito dalla legge e sarà condannato a risarcire. Io spero che abbia le possibilità di pagare un risarcimento. Se non fosse in grado di farlo, io sono pronto ad aiutarlo, perché a mio parere avrà in ogni caso compiuto un’azione meritoria, colpendo la persona che l’ha proditoriamente ferito usando, come una spada, la sua perfida e violenta lingua.




Autore

immagine A3M

Visite, contatti P&D

Nel mese di Marzo 2022, Persona&Danno ha servito oltre 214.000 pagine.

Libri

Convegni

Video & Film