-  Redazione P&D  -  10/08/2015

LA MORTE DI UN PAZIENTE NEL CORSO DI UN TSO - Mario IANNUCCI

C"entra qualcosa lo War Project di taluni pazienti?

 

Mario IANNUCCI Psichiatra psicoanalista – Salute Mentale Adulti e Istituti di Pena di Firenze

Già Presidente della Soc. Italiana di Psichiatria Penitenziaria

 

Una persona è morta a Padova, nei giorni scorsi, mentre le Forze di Polizia stavano eseguendo un TSO. Io non so come siano andate le cose, ma provo a formulare talune riflessioni a partire da questa penosissima vicenda.

Si va dicendo per ogni dove (e lo asseriscono soprattutto taluni psichiatri, peraltro senza fornire alcuna prova documentale) che le persone affette da gravi turbe mentali non sono più pericolose dei cosiddetti "normali". Non c"è niente di più falso. Intanto, mentre in apparenza si svuotano gli OPG riempiendo però le REMS (i nuovi OPG), le carceri ordinarie sono stracolme di persone che soffrono di gravissime patologie psichiche. Sfido poi chiunque abbia un po" di buon senso a dire che un grave delirante di persecuzione o uno schizofrenico paranoide, che rifiutino le cure e formulino war projects, non siano pericolosi nel momento in cui, con ferma determinazione, si oppongono alle cure. E" in casi del genere -quando ci si trova di fronte a un esordio psicotico gravissimo, o quando le nostre cure non hanno sortito effetti favorevoli, quando la relazione terapeutica col paziente si è interrotta e quando, infine, vi sia una "situazione di pericolo"- che dolorosamente si ricorre al TSO. Spesso sono i familiari per primi a reclamare un forte e tempestivo intervento sanitario. Sono i Giudici, richiamando i terapeuti alla "posizione di garanzia" (che è la posizione di tutela della "salute" del paziente e della società), a condannare coloro che, dovendo intervenire per loro obbligo professionale, non intervengono o lo fanno con negligenza, imprudenza o imperizia.

Immaginiamo allora che una persona, che soffre di una grave e documentata patologia psichica per la quale è già da tempo in cura presso i Servizi di Salute Mentale, manifesti chiari sintomi psicopatologici e, al contempo, appaia anche agitato e aggressivo. Immaginiamo magari che siano gli stessi familiari a richiedere un tempestivo intervento di quei Servizi di Salute Mentale, perché il paziente riceva un immediato aiuto e una cura. Io non so cosa sia accaduto a Padova, ma so cosa mi piacerebbe che accadesse ovunque. Mi piacerebbe che gli Operatori del Servizio (possibilmente quelli che abitualmente curano il paziente) andassero subito a trovare la persona sofferente. Mi piacerebbe che, nel caso la ritenessero bisognosa di cure immediate per il grave stato psicopatologico, cure da eseguirsi in ambito ospedaliero, cercassero di convincerlo al ricovero. Solo nel caso che il ricovero e le cure venissero rifiutate, qualora non fosse possibile adottare altra idonea misura terapeutica extraospedaliera, solo allora due medici (uno dei quali, almeno in Toscana, deve essere uno specialista psichiatra del SSN) si vedrebbero costretti a proporre e convalidare una richiesta di TSO. Il TSO (che sussistendo lo stato di necessità in talune circostanze può essere eseguito immediatamente dalle Forze di Polizia) viene quindi ordinato dal Sindaco (in via d"urgenza, si spererebbe, ma non sempre accade) ed effettuato nel competente Servizio Psichiatrico Ospedaliero.

Qui si pone un"altra annosa questione: chi provvede a fermare, trattenere e talora a contenere un paziente che, in preda a una grave patologia mentale, si opponga con ogni mezzo alle cure, tenti di fuggire e magari aggredisca gli astanti che cercano di aiutarlo? Mi è capitato, talora, di sentir dire agli Operatori di Polizia, durante l"esecuzione di un TSO, che non sarebbero stati loro a trattenere il paziente riottoso, ma che questo era piuttosto il compito degli Operatori Sanitari. Questi ultimi, d"altra parte, registrando che si tratta di eseguire una ordinanza del Sindaco, sostengono invece che debbano essere le Forze di Polizia (in particolare quelle della Polizia Municipale) a provvedere a tale adempimento. La ragione e le esigenze cliniche esigerebbero invece una strettissima collaborazione fra tutti coloro che intervengono in siffatte circostanze, considerando che si tratta di circostanze complesse ed estremamente delicate, che richiedono una forte coesione interprofessionale e interistituzionale. La competenza per interventi così difficili, così emergenziali, nei quali è in gioco la salute dei singoli e la sicurezza della società, non la si inventa, ma piuttosto la si costruisce con costanza e con sapienza, organizzando corsi interprofessionali abituali e obbligatori per tutti gli Operatori, Sanitari e di Polizia. La presenza di personale sanitario competente e non ignavo, durante l"effettuazione di un TSO, a me pare assolutamente necessario.

Ammettiamo infine che, nonostante tutte le cose siano state fatte convenientemente, il paziente da sottoporre al TSO cerchi di sfuggire al ricovero, aggredendo magari gli astanti con grande violenza fisica. Immaginiamo che, fuggito in un campo, colpisca con una pietra un Operatore di Polizia che sta cercando di fermarlo. Se i suoi colpi fossero inferti per -o fossero in ogni caso in grado di- procurare lesioni gravi e potenzialmente mortali a quell"Operatore di Polizia, dovremmo forse meravigliarci che quell"Operatore, se armato, si difenda sparando?

Io non amo gli ipocriti, ma amo molto il difficilissimo compito di terapeuta di complicate (e spesso rischiose) condizioni di patologia mentale (mi occupo da quasi trentasette anni anche di pazienti psichiatrici autori di reato). Posso quindi dire con certezza cosa non andrebbe fatto in certe occasioni. In occasione di un TSO ad esempio, a meno che non si tratti di intervenire con pazienti che sappiamo armati e minacciosi, non bisognerebbe fare intervenire Operatori di Polizia con armi da sparo. Questi Operatori, inoltre, bisognerebbe che avessero ricevuto una adeguata formazione per intervenire in circostanze simili e che, ove possibile, fossero scelti fra coloro nei quali si fosse rinvenuta anche una certa attitudine a trattare con persone disturbate. Il numero degli Operatori (Sanitari e di Polizia) dovrebbe quindi essere congruo rispetto all"intervento da effettuarsi. Tale intervento, se il caso fosse noto ai Servizi, dovrebbe essere preparato con cura. La collaborazione poi di tutti gli Operatori intervenuti dovrebbe essere massima.

Tutto questo, però, non accade che raramente. Non ci meravigliamo, allora, che epiloghi pericolosi, potenzialmente letali, possano avere luogo. Per evitarli occorre prepararsi adeguatamente, attenendosi a precise linee guida. Con l"auspicio che tali linee vengano pensate e redatte da operatori che non solo sappiano riflettere, ma che abbiano anche una specifica e documenta competenza.




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